The Return, Ralph Fiennes racconta il suo Odisseo
Uberto Pasolini restituisce una versione originale dell'Odissea di Omero
Alla Festa del Cinema di Roma Uberto Pasolini presenta la sua versione personale dell’Odissea di Omero con Ralph Fiennes nei panni di Ulisse (o Odisseo) e un cast d’eccezione con protagonisti quali Juliette Binoche, Charlie Plummer, Marwan Kenzari con Claudio Santamaria e con Àngela Molina.
Tra le opere giunte dalla letteratura greca, l’Odissea è, senz’altro, tra i poemi più celebri. Di questa storia, tra miti, leggende, dei, eroi e mostri esistono svariate versioni approdate al cinema e dai toni diversi. Uberto Pasolini, restituisce una sua personale e, a tratti, inedita versione del poema omerico, riportando alla luce anche la fragilità umana, le complessità dei ruoli in una famiglia e la storia di un eroe tanto umano quando leggendario. The Return è stato presentato in anteprima alle 19esima edizione della Festa del Cinema di Roma e in una coproduzione internazionale, emergono tra i protagonisti nomi di calibro importante. Noi di VelvetMAG abbiamo raccolto le voci di alcuni dei celebri protagonisti, tra cui Odisseo Ralph Fiennes, presenti alla Conferenza Stampa ufficiale.
Sinossi di The Return con Ralph Fiennes
Ralph Fiennes è Odisseo Juliette Binoche è Penelope, Charlie Plummer è Telemaco, Marwan Kenzari è Antinoo con Claudio Santamaria nei panni di Eumeo e con Àngela Molina nelle vesti di Euriclea. Uberto Pasolini presenta un’Odissea dello spirito, senza viaggi, senza mostri, senza dei. Solo un uomo sfinito che torna a casa dopo anni di lontananza, una moglie tenace che lotta per mantenere la fede in un suo inatteso ritorno e il viaggio di un figlio verso l’età adulta, diviso tra l’amore per sua madre e il peso del mito di suo padre. Una famiglia separata dal tempo e dalla guerra, riunita dall’amore, dal senso di colpa e dalla violenza.
Uberto Pasolini
Da dove nasce la voglia di rileggere l’Odissea?
Sono settant’anni che non si vede una versione del cinema dell’Odissea che non racconti i protagonisti in maniera speciale. Sto provando a fare questo film da trent’anni e alla fine ho impiegato più tempo io a fare il film che Odisseo a tornare ad Itaca. La passione per l’Odissea è una passione infantile, ma più si invecchia, più si rilegge l’Odissea e ci si identifica nell’emotività, nella psicologia, nelle problematiche delle persone. Perché i miti hanno una vita millenaria e in essi ci si può riconoscere, io mi ci riconosco non come eroe ma come marito e padre fallito nei ritorni difficili a casa. E credo che il mondo che ci circonda è una costante ‘imitazione‘ della vita di Odisseo. Io mi sono cimentato in questo lavoro seguendo un po’ il consiglio di Dante Ferretti che, diversi anni fa, mi disse: “Gli unici passi da fare sono quelli più lunghi della gamba“.
Ralph Fiennes
Quanta ricerca è servita per interpretare questo personaggio?
Si possono leggere libri, si possono fare ricerche storiche che hanno sicuramente un’importanza. Ma spesso la ricerca è proprio la tua immaginazione. Leggi il testo e immagini cosa significhino quelle cose per te. Io credo che l’immaginazione emotiva sia fondamentale. Non ho fatto ricerca nel senso letterario del termine, ma ho preferito fare una ricerca che mi portasse a scoprire la verità dietro alle motivazioni, quello che c’è sotto. Sei aperto all’accidente del momento quando giri e la preparazione significa essere pronto a quei momenti davanti alla macchina da presa.
Juliette Binoche
Come hai interpretato questo ruolo?
Io non ho avuto la sensazione di dover fare grandi ricerche, innanzitutto perché si tratta di archetipi che sono già presenti in noi. Essere prigioniera nel castello in cima alla collina, ma naturalmente circondata da solitudine e abbandono. Sentimenti che si possono avere quando si viene lasciati come questa donna che deve reagire e proteggere suo figlio. Credo che mi sia bastato attingere dalla mia vita e provare a capire in che modo vive una donna sola che deve crescere i propri figli. Credo che Uberto abbia realizzato qualcosa di molto vivo.
Claudio Santamaria
Quanto è servita la ricerca per costruire il tuo personaggio?
Il nostro mestiere è sempre una questione di indagine interiore. Il mio è un personaggio abbandonato, che aspetta un re che vent’anni prima gli ha offerto un sogno. Le questioni su cui si interroga un attore sono relative al sentire a livello emozionale e quindi interiore.