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Ospedali migliori d’Italia: la classifica premia Toscana, Marche e Lombardia

Due strutture pubbliche e una privata al top in 8 differenti specializzazioni cliniche di cura

“L’Humanitas di Rozzano (Milano ndr.) e due strutture pubbliche, ovvero l’ospedale di Ancona e il Careggi di Firenze, sono risultati essere i tre migliori ospedali italiani”. Lo ha detto Domenico Mantoan, direttore generale dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), a margine della presentazione del Programma nazionale esiti. L’obiettivo, precisa Mantoan, “non è dare premi o penalità ma spingere verso il miglioramento dell’assistenza“.

Il report Agenas – Programma nazionale esiti ha valutato le performance di ospedali pubblici e privati in 8 aree cliniche principali. Ovvero cardiocircolatorio, nervoso, respiratorio, chirurgia generale, chirurgia oncologica, nefrologia, gravidanza e parto, osteomuscolare. “L’Humanitas, per il terzo anno consecutivo – ha precisato Domenico Mantoan – si conferma ospedale di eccellenza. E 8 aree su quelle monitorate hanno livelli altissimi. Questo mostra l’impegno costante di questa struttura“.

Ospedali migliori d'Italia
Foto Ansa

Ospedali pubblici, bene Ancona e Firenze

Sul podio, assegnato in base alla valutazione effettuata con il sistema del treemap, ci sono due ospedali pubblici. Si tratta dell’azienda ospedaliera di Ancona che era tra i migliori anche lo scorso anno e ha fatto un balzo ulteriore migliorando ancora di più il risultato, con 7 aree di eccellenza. La sorpresa è un altro ospedale pubblico, che ha fatto un grande investimento, l’azienda ospedaliera universitaria Careggi di Firenze“, che raggiunge l’eccellenza in tutte e 8 le aree considerate.

Fra i dati che emergono dal report di Agenas c’è quello sui ricoveri. Dopo lo shock della pandemia, che aveva ridotto al minimo l’attività ospedaliera, torna infatti a salire il numero dei ricoveri nel nostro Paese. Nel 2023 sono stati quasi 8 milioni, ovvero 312mila in più rispetto al 2022, tornando in linea con i valori del pre-Covid. Dal punto di vista delle prestazioni, nella maggior parte degli ospedaliconvivono aree di qualità alta o molto alta con aree di qualità bassa“.

Interventi chirurgici

Ancora per gli interventi oncologici resta una frammentazione in strutture con volumi di attività troppo bassi per garantire le migliori esperienze e tecnologie. In particolare per il tumore del pancreas. E lo stesso vale per l’area materno-infantile, con un punto nascita su tre che non supera la soglia di 500 parti l’anno, considerato lo standard minimo di sicurezza. La situazione delle nascite è, come noto, sempre più difficile nel nostro Paese per il cosiddetto inverno demografico. Spesso, di anno in anno, sono più i cittadini deceduti dei nuovi nati.

Schillaci classifica ospedali italiani
Il ministro della Salute Orazio Schillaci. Foto Ansa/Giuseppe Lami

Il report ha valutato le performance di 1.363 ospedali pubblici e privati, in base a 205 indicatori. Paradigmatico è il caso delle fratture del femore operate entro le 48 ore, cosa che permette al paziente di recuperare l’autonomia, riducendo il rischio di complicanze, allettamento e infezioni. I pazienti operati per frattura del femore nel 2023 sono stati 95.808 (1.200 in più rispetto al 2022) e quelli operati tempestivamente passano dal 53% al 59%.

Quasi tutti gli ospedali però sono sotto la soglia del 60%, in particolare in Calabria, Liguria, Basilicata, Umbria, Molise e Sardegna. Ma nel Centro-Sud si trovano anche 4 tra le 5 strutture migliori: l’Ospedale Umberto I a Siracusa, il Monopoli (Ba), il Pertini di Roma e il San Giovanni di Dio di Agrigento, che si aggiungono all’Humanitas Gavazzeni di Bergamo.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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