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Dossieraggio, chi sono i vip spiati dalla ‘banda’ scoperta dalla Dda di Milano

Imprenditori, dirigenti d'azienda e politici su tutti. A cominciare dall'attuale seconda carica dello Stato e da un ex premier

Ci sono anche il vicepresidente del Senato, Ignazio La Russa, suo figlio Geronimo e l’ex premier Matteo Renzi nel mirino del dossieraggio con i dati rubati alle banche dati. Una vicenda che è esplosa in questi giorni a seguito dell’inchiesta della Dda di Milano e della Dna, la Direzione nazionale antimafia.

Fra gli indagati c’è Enrico Pazzali, il presidente di Fiera Milano. In base a intercettazioni pubblicate online da Adnkronos, il 19 maggio del 2023 Pazzali chiede alla presunta associazione a delinquere, composta da hacker ed ex poliziotti, di realizzare un report sul presidente del Senato. All’interlocutore che gli risponde il presidente di Fiera Milano dice: “fammene un’altra…Ignazio La Russa!“.

La Russa e Renzi spiati dalla banda di Equalize
Matteo Renzi e Ignazio La Russa. Foto Ansa/Claudio Peri

Il timore di intercettare Renzi

Intercettato in via Pattari a Milano, sede della società privata di investigazioni Equalize di cui è socio di maggioranza, Pazzali aggiunge: “E metti anche un altro se c’è … eh … come si chiama l’altro figlio? come si chiama? Eh … Geronimo come si chiama Geronimo La Russa? ma non si chiama Geronimo…come si chiama? Antonino? Metti Antonino La Russa… stavo pensando sia Antonino che Ignazio“. Il passaggio è riportato tra gli atti dell’inchiesta coordinata dalla Dda di Milano.

Quanto a Renzi, il socio minoritario dell’Equalize, ossia l’ex super poliziotto Carmine Gallo (ai domiciliari) “è scioccato – si legge negli atti della procura – delle ricerche di Pazzali“. “Minchia, quello va a fare Matteo Renzi cazzo però!” e Nunzio Samuele Calamucci – presunto hacker ai domiciliari – spiega il rischio di essere scoperti e di una possibile reazione dell’uomo politico. “Ci incula…ci manda qua la finanza, i servizi, i contro servizi!“.

A quel punto Gallo ricorda una vecchia regola per non far scattare l’alert della banca dati dello Sdi, il Sistema d’indagine, che contiene tutte le informazioni acquisite dalle forze di polizia “Noi i deputati, i senatori e i consiglieri regionali, noi non possiamo farli perché c’è l’alert“, ma Calamucci lo corregge perché hanno trovato il sistema per aggirare l’allarme. “La piattaforma attinge facendo il giro … perché il server ce l’abbiamo a Londra? … Perché se lo fai Italia su Italia, ci mettono le manette … in the road, quello è il nostro segreto… che ci dà un vantaggio di anni“, si legge negli atti d’indagine.

La Russa e il dossieraggio

Conosco da anni Enrico Pazzali che ho sempre ritenuto una persona perbene. E vorrei poterlo considerare, fino a prova contraria, un amico di vecchia data. Attendo di avere altri elementi, quindi, prima di un giudizio definitivo assai diverso su di lui“. Così il presidente del Senato Ignazio La Russa.

Matteo Renzi vittima di dossieraggio
Matteo Renzi. Foto Ansa/Fabio Frustaci

La reazione di Renzi

Ancora uno scandalo di spie, intercettazioni abusive, dossier. Ancora il mio nome nel mirino, a Milano come già era accaduto a Bari, nelle ricerche dei finanzieri corrotti come nelle pubblicazioni illegali del Fatto Quotidiano. Da anni sono oggetto di una campagna violenta contro di me e contro la mia famiglia: chi ha letto ‘Il Mostro’ sa di che cosa parlo“, scrive Matteo Renzi sui social.

Dossieraggio e appoggi tra i mafiosi

Secondo quanto scrive il pm di Milano Francesco De Tommasi nella richiesta di arresto, i protagonisti della presunta associazione a delinquere, autori del dossieraggio, “sono soggetti che godono di appoggi di alto livello. In vari ambienti, anche quello della criminalità mafiosa e quello dei servizi segreti, pure stranieri, e che spesso promettono e si vantano di poter intervenire su indagini e processi, per bloccare iniziative giudiziarie“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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