Volkswagen chiude 3 fabbriche in Germania, si teme per la componentistica italiana
Wolfsburg ha ufficializzato la sua intenzione e manderà a casa migliaia di operai. Nel Nord Italia le aziende fornitrici rischiano gravi conseguenze
Detto fatto: Volkswagen chiuderà almeno 3 fabbriche in Germania. Lo ha reso noto il 28 ottobre il Consiglio di fabbrica del colosso dell’auto. A riportare la notizia sono alcuni media tedeschi come Bild e Die Welt. Adesso, se non ci saranno contrordini dell’ultim’ora, sono davvero a rischio migliaia di posti di lavoro per quella che è una decisione senza precedenti. E che sancisce la rottura di uno storico patto tra azienda e dipendenti.
Un patto che essenzialmente consisteva nel fatto che la prima si impegnava a non licenziare. E i secondi ad accettare contenimenti salariali nelle fasi di crisi. Secondo altri mass media della Germania, il gruppo Volkswagen vorrebbe imporre una riduzione dello stipendio del 10% per i suoi dipendenti. A ciò si sommerebbe la prospettiva di 2 anni senza aumenti salariali. Secondo il popolare quotidiano Bild, i dirigenti della casa automobilistica taglieranno l’indennità mensile degli operai di 167 euro. Per un risultato complessivo di un taglio di circa il 18% in busta paga.
La sindacalista italiana
“Il Consiglio di Amministrazione vuole chiudere almeno tre stabilimenti VW in Germania” ha dichiarato la presidente del Consiglio di fabbrica del gruppo, Daniela Cavallo, di origini calabresi. Cavallo ha rilasciato le sue dichiarazioni durante un evento informativo per i lavoratori a Wolfsburg. La ‘pasionaria’ dei lavoratori ha aggiunto che nessuno stabilimento è al sicuro e anche tutti gli altri siti subiranno ridimensionamenti. Il consiglio teme infatti il taglio di decine di migliaia di posti di lavoro.
Molto a rischio sarebbe lo stabilimento di Osnabrueck, che di recente ha perso una commessa sperata da Porsche. In Germania la Volkswagen impiega circa 120mila persone, circa la metà a Wolfsburg. Il marchio VW gestisce un totale di 10 stabilimenti nel Paese, di cui 6 in Bassa Sassonia, 3 in Sassonia e uno in Assia. Come tutti i produttori europei la casa tedesca patisce il ritardo nelle nuove motorizzazioni elettriche. Oltre all’emergente e vigorosa concorrenza cinese accompagnata da un calo della domanda da parte del gigante asiatico.
Il Governo tedesco su Volkswagen
“Che Volkswagen sia in una situazione difficile è risaputo. Ma per ora non ci sono notizie ufficiali e dobbiamo aspettare che Vw chiarisca” ha detto il portavoce del cancelliere tedesco Olaf Scholz, Wolfgang Buechner. Quest’ultimo ha ricordato come Scholz abbia già affermato nelle scorse settimane che “le eventuali decisioni sbagliate del management non devono ricadere sulle spalle dei lavoratori e che si devono mantenere i posti di lavoro“. “È una profonda pugnalata al cuore” dei lavoratori della Volkswagen. In questi termini il sindacato IG Metall ha contestato e respinto i piani di chiusura degli impianti di Volkswagen in Germania, definendoli “inaccettabili“.
Gli effetti delle chiusure in Italia
La crisi di Volkswagen preoccupa anche l’Italia. La casa tedesca attinge e piene mani ai produttori di componentistica del Nord del nostro Paese. “È evidentemente che ci sono preoccupazioni per la chiusura delle fabbriche Volkswagen per l’indotto. Così come per l’intero settore dell’auto, sia termico che non” ha osservato il viceministro delle Imprese e del Made in Italy, Valentino Valentini.
“La notizia sulla probabile chiusura di altri tre stabilimento Volkswagen e del taglio degli stipendi ci dice quanto abbiamo sbagliato nelle scelte ideologiche nella partita automotive“. Lo ha detto il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, all’assemblea dell’Unione Industriali di Torino. “Oggi la questione deve essere come emettere meno anidride carbonica. Non si può essere obbligati a usare una tecnologia. Dobbiamo investire nelle nuove tecnologie e non disperdere quello che sappiamo fare“, ha sottolineato