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Formaggi a latte crudo: benefici e rischi

Sono i più buoni da gustare e al tempo stesso fra i più pericolosi per la salute

I formaggi prodotti con latte crudo vengono spesso celebrati per il loro sapore intenso e la loro autenticità. Questo tipo di lavorazione non prevede la pastorizzazione del latte, il che permette di preservare i sapori e le proprietà nutritive naturali, ma apre anche la strada a possibili contaminazioni microbiologiche. Tra i rischi più gravi associati al consumo di latte crudo, spicca la contaminazione da Escherichia coli, un batterio che può provocare gravi intossicazioni alimentari.

Benefici del latte crudo

Chi sceglie di consumare formaggi a latte crudo spesso lo fa per il loro sapore più deciso e autentico rispetto ai formaggi pastorizzati. Il latte crudo mantiene intatti molti elementi nutritivi come vitamine e minerali, che potrebbero essere parzialmente distrutti durante la pastorizzazione. Inoltre, i formaggi a latte crudo conservano una complessità aromatica data dai microrganismi naturalmente presenti nel latte, che conferiscono al prodotto finale sfumature uniche di sapore.

Formaggi latte crudo pericolosi
Foto X @enricomartial

Molti artigiani difendono la lavorazione a latte crudo come una tradizione antica che valorizza il territorio e le peculiarità locali, producendo formaggi inimitabili. Tuttavia, questa tecnica tradizionale comporta anche dei rischi considerevoli per la salute, specialmente quando non si rispettano rigorose norme igieniche.

Rischi di contaminazione

Il rischio principale derivante dal consumo di formaggi a latte crudo è la possibilità di contaminazione da batteri patogeni, tra cui Listeria monocytogenes, Salmonella, e soprattutto Escherichia coli. Questo batterio può causare infezioni gravi, in particolare nei bambini, anziani, e persone con un sistema immunitario compromesso. In alcuni casi, l’Escherichia coli può produrre una tossina, nota come Shiga-tossina, che può provocare la sindrome emolitico-uremica (SEU), una condizione potenzialmente letale.

Negli ultimi anni, ci sono stati diversi casi di persone, soprattutto bambini, che hanno contratto infezioni severe dopo aver consumato formaggi a latte crudo. I sintomi includono diarrea emorragica, crampi addominali, vomito e febbre. Nei casi più gravi, la contaminazione può portare a insufficienza renale, convulsioni e perfino al coma. La mortalità associata a queste infezioni non è trascurabile.

Prevenzione e norme di sicurezza

Per minimizzare i rischi legati al consumo di formaggi a latte crudo, è fondamentale che i produttori rispettino norme igienico-sanitarie rigorose. I controlli devono essere frequenti e mirati, verificando l’assenza di contaminazioni microbiologiche. Inoltre, è essenziale che il consumatore sia consapevole dei rischi associati a questi prodotti, specialmente quando vengono somministrati a soggetti vulnerabili come bambini piccoli e anziani.

Formaggi Italia latte crudo
Foto Ansa/Raffaele Sasso

In alcuni Paesi, tra cui l’Italia, la commercializzazione di formaggi a latte crudo è regolamentata da norme che prevedono etichettature specifiche, indicanti il rischio di contaminazione. Tuttavia, non sempre queste indicazioni sono sufficienti per prevenire incidenti. Diversi esperti suggeriscono di vietare completamente il consumo di formaggi a latte crudo ai bambini sotto i 5 anni, come già avviene in Francia, per evitare gravi episodi di infezioni alimentari.

Le alternative al latte crudo

Per coloro che amano il sapore dei formaggi tradizionali ma sono preoccupati per i rischi sanitari, esistono alternative più sicure. Molti formaggi possono essere prodotti con latte pastorizzato senza compromettere in modo significativo il gusto o la qualità. La pastorizzazione distrugge i batteri patogeni mantenendo buona parte delle caratteristiche organolettiche del latte, rendendo così il prodotto sicuro per il consumo, anche da parte di bambini e persone con difese immunitarie basse.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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