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Ilaria Salis, l’Ungheria chiede la revoca dell’immunità parlamentare

L'eurodeputata è invisa al premier di Budapest, Orban. L'elezione a Strasburgo le ha consentito di uscire dal carcere di Budapest

Esplode di nuovo il caso di Ilaria Salis: il Governo ungherese ha formalmente chiesto al Parlamento Europeo la revoca della sua immunità parlamentare. Secondo Budapest, la cui magistratura ha processato Salis perché avrebbe partecipato a scontri, l’eurodeputata italiana sarebbe colpevole di crimini gravi. Perciò dovrebbe continuare a subire il processo senza protezioni da parte di istituzioni internazionali. Questa mossa, interpretata da molti come un atto di persecuzione politica, ha suscitato reazioni forti all’interno dell’Europarlamento. Così mettendo in luce, ancora una volta, le continue tensioni fra l’Ungheria e l’Unione Europea.

Le accuse dell’Ungheria

Secondo il Governo ungherese, Ilaria Salis non sarebbe una “martire politica“, come lei stessa si descrive, ma una vera e propria delinquente comune. Le accuse specifiche che giustificherebbero la revoca dell’immunità non sono ancora state chiaramente esplicitate dalle autorità ungheresi. Sembrano però riferirsi alle sue frequenti critiche verso il governo di Viktor Orbán, noto per le sue politiche illiberali e autoritarie, e alla sua vicenda processuale personale.

Salis scontro con l'Ungheria
L’eurodeputata italiana Ilaria Salis. Foto Ansa/Epa Christophe Petit Tesson

Orbán e i suoi alleati hanno attaccato Salis in più occasioni, accusandola di condurre una campagna di disinformazione e di minare la sovranità del governo ungherese. In risposta, Salis ha sempre mantenuto la sua posizione, denunciando le violazioni dei diritti umani e l’erosione dello stato di diritto in Ungheria, due temi centrali nel suo lavoro da europarlamentare.

La reazione di Ilaria Salis

In una dichiarazione rilasciata dopo la richiesta di revoca dell’immunità, Ilaria Salis ha definito l’azione del Governo ungherese un tentativo di intimidazione politica. Ha affermato che Orbán sta cercando di punirla per il suo impegno nella difesa dei diritti fondamentali e ha esortato il Parlamento Europeo a non cedere a queste pressioni. “Non dobbiamo permettere che l’Europa diventi un terreno fertile per i tiranni che non tollerano la critica” ha dichiarato.

Il suo legale ha aggiunto che la richiesta ungherese rappresenta una grave violazione delle norme democratiche europee. E che Salis sta semplicemente svolgendo il suo ruolo di rappresentante eletta, a seguito della vicenda processuale e carceraria che ha dovuto subire in Ungheria. Il processo di revoca dell’immunità, ha spiegato, è un procedimento delicato che richiederà il voto della plenaria del Parlamento Europeo, un passaggio che potrebbe rivelarsi un terreno di scontro tra le diverse fazioni politiche.

Salis contro Ungheria caso immunità parlamentare
Il primo ministro ungherese Viktor Orban. Foto Ansa/Epa Jakub Gavlak

Le implicazioni politiche

Questa richiesta di revoca dell’immunità arriva in un momento critico per le relazioni tra l’Ungheria e il resto dell’Unione Europea. L’esecutivo di Orbán è da tempo sotto la lente d’ingrandimento per questioni legate alla libertà di stampa, all’indipendenza della magistratura e ai diritti civili. La tensione è ulteriormente alimentata dai fondi europei che rischiano di essere congelati a causa delle mancanze di Budapest nel rispettare gli standard democratici dell’Ue.

Se il Parlamento Europeo dovesse accogliere la richiesta di revoca dell’immunità, questo potrebbe costituire un precedente pericoloso per altri parlamentari che si oppongono alle politiche autoritarie di certi Governi. Per questo motivo, molti eurodeputati hanno già espresso la loro solidarietà a Ilaria Salis, invitando l’Unione a difendere i suoi membri da quello che viene percepito come un attacco alla libertà di espressione e alla democrazia. Si vedrà se effettivamente si arriverà alla revoca dell’immunità per Salis ma la cosa appare al momento piuttosto improbabile.

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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