Il Festival di Cannes che domenica 28 maggio si concluderà con la premiazione dei vincitori, in questi giorni ha creato discussioni a livello politico per un vestito che ha sfilato sul red carpet, perché?

Il Festival di Cannes è nato negli anni bui del Novecento per volontà del ministro francese della pubblica istruzione e delle belle arti, Jean Zay, che ha proposto di creare una kermesse internazionale di pellicole cinematografiche, in risposta alla selezione poco equa da parte del governo nazista e fascista di film partecipanti alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Quest’anno la Croisette più famosa ospiterà come sempre la settantesima edizione del festival dal 17 maggio al 28 maggio, dalla prima rassegna ufficiale che avvenne nel 1946.

 

Al Festival di Cannes oltre a sfilare sul famoso tappeto rosso star di fama mondiale, ci sono anche molti esponenti e cariche politiche, che fiere partecipano alla kermesse per sostenere i propri artisti scelti per la gara. Così è accaduto anche per la pellicola Ismael’s Ghosts, dove ha sfilato il famoso abito della discordia indossato dal Ministro della Cultura e dello Sport israeliano, Miri Regev. Il vestito è un classico corpetto in color oro unito a una gonna lunga a linea A in avorio e ovviamente così descritto non sembra ci sia nulla di strano, ma la decorazione conclusiva è l’elemento che ha suscitato critiche. Infatti sulla ruota della gonna è stampata una panoramica di Gerusalemme, con i suoi simboli come il Muro Occidentale, la Torre di Davide e la Cupola della Roccia.

Quest’abito è una creazione realizzata dallo stilista israeliano Aviad Arik su commissione da parte dello stesso ministro Regev, che non ha mai nascosto la sua ideologia fortemente nazionalista e oltranzista. Molteplici le reazioni che hanno definito questa scelta discutibile; mentre i palestinesi l’hanno interpretata come una grave provocazione. Miri Regev ha spiegato la motivazione della sua scelta durante le interviste dicendo che l’abito una dimostrazione del suo grande patriottismo e in più è una manifestazione in ricordo dell’anniversario di liberazione e unificazione di Gerusalemme che nel 1967 fu conquista da Israele e quest’anno ricorre il cinquantesimo dalla guerra dei sei giorni; ma anche un occasione per lanciare un messaggio forte e chiaro. Intanto non solo i media palestinesi si sono scatenati a riguardo, ma anche i social hanno fatto il loro lavoro con critiche e con fotomontaggi dove sull’orlo della lunga gonna vi sono ritratte immagini di bombardamenti su Gaza. 

 

 

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