La maison francese all’attacco del sito di resell di lusso TheRealReal, accusato di vendere anche capi falsi e di non essere qualificato per certificare l’autenticità dei prodotti Chanel. Una polemica che apre una breccia nel crescente mercato dell’usato firmato e obbliga le piattaforme che offrono questo servizio ad affrontare la questione dei falsi.
Le accuse di Chanel
”Quelle borse sono false“. È un’accusa pesante quella mossa dal marchio Chanel al sito di resell TheRealReal e potrebbe innescare un effetto domino nel fiorente mercato dell’usato firmato. Parole alle quali sono seguiti fatti altrettanto diretti: la maison francese ha fatto causa al portale per violazione del marchio registrato, contraffazione, pubblicità ingannevole e concorrenza sleale. A riportarlo è stato Women’s Wear Daily, giornale di moda statunitense che cita anche le parole di un portavoce di Chanel: “TheRealReal non è un rivenditore autorizzato di prodotti Chanel e ha fatto di tutto per creare l’impressione sul mercato che abbia una partnership con Chanel”.
“La formazione e la conoscenza necessarie all’autenticazione dei veri prodotti Chanel possono risiedere solo all’interno di Chanel. Quando questo rivenditore lascia che i suoi clienti credano che i suoi presunti esperti possano autenticare prodotti a marchio Chanel li sta ingannando“. A supporto di questa tesi il brand francese cita dei numeri di serie su delle borse vendute su TheRealReal che non corrispondono a quelli degli accessori prodotti dal brand.
Il sito di resell rigetta le accuse
Il sito di resell rigetta ogni tipo di accusa e si dichiara assolutamente in grado di certificare l’autenticità dei prodotti in vendita valutandone diverse caratteristiche, dalla qualità della pelle usata alla manifattura delle zip. Non è la prima volta però che il portale di usato firmato finisce al centro delle polemiche per questo motivo: già nel gennaio del 2018 l’account Instagram @DietPrada, temutissimo da tutto il mondo fashion per portare alla luce il lato più oscuro della moda, aveva mostrato un abito venduto su TheRealReal come firmato Prada che in realtà era di Tibi.
In quell’occasione il sito di resell aveva fatto marcia indietro offrendo un rimborso e dichiarando di prendere molto seriamente la questione dell’autenticità dei propri prodotti con il proprio staff composto da più di 60 esperti. Questa volta però TheRealReal rilancia a sua volta dicendo che la causa intentata da Chanel è “uno sforzo preoccupante per impedire ai consumatori di vendere i loro prodotti usati autentici e impedire ai clienti di acquistare questi prodotti a prezzi ribassati”.
Il fenomeno del reselling è in forte crescita soprattutto per quanto riguarda gli accessori come borse e scarpe. Un fatto di per sé positivo perché allarga il volume del mercato della moda e si propone come possibilità per una moda più sostenibile grazie al riuso degli abiti firmati. I brand del lusso però non vedono sempre di buon occhio questo tipo di mercato. Da una parte porta dei vantaggi, come ha spiegato Marcelo Burlon in un’intervista andata in onda il 16 novembre 2018 all’interno del programma Rai ‘Nemo – Nessuno escluso’: ”soprattutto quando si tratta di sneakers in edizione limitata i cosiddetti reseller fanno file di ore per aggiudicarsi un paio di scarpe da rivendere poche ore dopo a prezzi altissimi”.
Tutto questo fa aumentare il rumore intorno al prodotto e l’idea di esclusività e ha un ritorno di immagine anche per il brand. Dall’altro lato però va da sé che la vendita di abiti e accessori firmati usati porti con sé il rischio di incappare in prodotti contraffatti che minano il mercato dei brand del lusso e, quando venduti come autentici, anche la reputazione qualitativa. E questo non va giù al brand Chanel.