Oggi, martedì 23 aprile, è la Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’Autore. Questa ricorrenza si celebra, nel mondo, in più di 100 Paesi, dal 1996. E’ un evento patrocinato dall’UNESCO, che vede lo svolgimento di tantissime manifestazioni a sostegno della lettura individuale e corale. Ma anche della promozione della attività editoriali di ogni specie; in realtà è una celebrazione che nasce anche con l’intento di sensibilizzazione alla protezione della proprietà intellettuale attraverso il Copyright.
La tradizione vuole che, in questa giornata, con la ricorrenza della festa di San Giorgio, ogni uomo doni alla propria donna una rosa. In cambio, la donna deve regalare all’uomo un libro. In Spagna (molto più che in Italia), in particolare nella regione della Catalogna (San Jordi è il suo Santo protettore), il 23 aprile, i librai donano una rosa per ogni libro venduto. Il motivo? Questo gesto ricorderebbe le rose che sono sgorgate, secondo la leggenda, dal corpo del drago ucciso proprio da San Giorgio. A Barcellona è usuale camminare per le Ramblas, che per l’occasione sono piene di banchetti di libri e di rose, in una cornice romantica e davvero suggestiva!
Per l’occasione ho pensato di consigliarvi cinque romanzi che, a mio avviso, vale la pena di leggere (la mia non è una classifica, il numero c’è per una questione di numerazione ed ordine). Nulla di troppo pretenzioso, ché la lettura è anche solo un modo per trascorrere il tempo e, nel contempo, disintossicarsi dalle radiazioni di cellulare e computer, dalle quali siamo sommersi. Ma, prima, vi lascio con una frase che credo sia esplicativa, per rendere l’idea di quanto sia prezioso un oggetto come un libro
Books are proof humans can do magic (I libri sono la prova del fatto che gli uomini possano praticare la magia)
1. “La felicità delle piccole cose” di Caroline Vermalle
Photo credit: Parole in Pentola
“Per una sorta di miracolo, basta una voce, un cuore, un certo modo di vedere le cose per illuminare tutto di colpo”. La magia è sempre negli occhi di chi legge. E anche di chi si appassiona. Ma, per una storia così, devi soffrire come il protagonista, Frédéric Solis, un affascinante avvocato di successo che, però, ha lasciato alle spalle la speranza di una vita fatta di cuore e passione. Un racconto invernale, che ti dà un brivido leggero come la neve che si poggia sulla mano, che ti riscalda con la lettura, come un camino acceso la notte di Natale. E’ il romanzo di chi, ad un bivio, deve mettere in discussione la propria identità e, in cui, passato e futuro si scontrano in un presente che non senti più appartenerti. Da leggere tutto d’un fiato.
2. “L’ora del te” di Valentina Schifilliti
Photo credit: Unamammatrailibri su Instagram
“Hai mai perso tutto in un secondo? Ripartire da ciò che più puro conosci: i tuoi sogni da bambina”. Quanto luccica davvero il mondo fantastico delle “meraviglie” di Alice? Questa è la storia di una ragazza, che mette in discussione tutto: la sua vita, il suo lavoro, i sacrifici che, fino a quel momento, le sembravano giustificati per uno scopo. Ma quale scopo? Alice decide di concedersi il lusso di smettere di arrendersi, di credere in tutto quello in cui mai nessuno ha creduto per lei. Il rischio? Alice dimentica la persona che era, prima di cambiare rotta, in grado di sfidare ciò che il mondo si aspetta, per creare qualcosa per cui valga anche la pena sbagliare. E’ un moderno romanzo di formazione, costellato di paure e qualche salto nel buio, ma soprattutto umane salite e discese. Tutte siamo state Alice, o lo saremo un giorno. Una lettura leggera, per chi vuole “comprare” un biglietto di sola andata per la propria realizzazione.
3. “Il rumore dei tuoi passi” di Valentina D’Urbano
Photo credit: Books room
“Tutte le cose qui hanno un soprannome. La chiesa è diventata la Pagoda. Il quartiere è la Fortezza.
Noi eravamo i gemelli”. Bea e Alfredo sono amici, complici, fratelli. Sono qualcosa che somiglia il più possibile ad un rapporto di sangue, pur non essendo davvero legati geneticamente. Non è la lettura che consiglierei sotto l’ombrellone, né in un viaggio in treno. E’ un romanzo che ti risucchia, con la sua tristezza (protagonista indiscussa), ti fa a pezzi dal primo all’ultimo capitolo. E’ una storia di amicizia, di amore, di una lotta estenuante per la vita. Ma la morte vince, perché è la vita stessa che cede esausta, nonostante gli sforzi di chi non avrebbe mai voluto gettare la spugna. Ciò che resta, oltre la polvere del quartiere dei protagonisti, è un velo nero di sgomento e rabbia, mista ad una sensazione folle di impotenza. Segnalo anche “Alfredo“, fratello gemello di questo romanzo, come i due personaggi principali. E’ la storia capovolta, il punto di vista opposto. Bello, bello che fa piangere a singhiozzi.
4. “Un posto chiamato qui” di Cecelia Ahern
Photo credit: Deskgram
“Penso ci sia una cosa più frustrante del non riuscire a trovare qualcuno, ed è non essere trovati. La cosa che vorrei di più è che qualcuno mi trovasse”. E’ un viaggio, prima che un romanzo, che guarda all’interno della mente e del cuore e ti fa riscoprire delle sensazioni che, forse, avevi dimenticato (o forse perso?). E’ la metafora della vita, delle emozioni: bisogna perdersi per ritrovare se stessi ma, soprattutto, affinché a qualcuno venga voglia di mettersi a cercarci. Sandy, la protagonista, dopo che una sua compagna scompare, inizia ad essere ossessionata dagli oggetti che spariscono, non tollera l’idea di perdere qualcosa. Scappa, continuamente e da tutto, dalle persone e dai sentimenti, dalle occasioni e anche da se stessa. E, schiacciata dalla psicosi della perdita, un giorno, finisce lei stessa per perdersi in un mondo parallelo, in cui però ritrova tutto ciò che era scomparso dalla sua vita. Un modo per ritrovarsi, tra un sorriso e una riflessione, una lettura scorrevole.
5. “Meglio soffrire che mettere in un ripostiglio il cuore” di Susanna Casciani
Photo credit: Carmen Bruni
“Continuo a cercarti ma senza parlarti, senza incontrarti a volte mi dimentico di noi, ormai spesso, e altrettanto spesso mi scappa da ridere”. Non è un romanzo, anzi, questo libro non ha la pretesa di essere un romanzo. E’ uno sfogo, nero su bianco, come quello che faremmo noi allo specchio, su un pezzo di carta, urlando a squarciagola contro il cuscino, quando tutto va male. Anna è una ragazza con il cuore spezzato, ma sta cercando di rimettersi in piedi e rimettere assieme tutti i pezzi della sua vita, a partire da se stessa. Quando un amore finisce non siamo più le stesse persone che eravamo prima, ci si guarda allo specchio e non si sa più da che parte iniziare. Leggere questo volume è come soffrire con Anna, piangere con lei, guardarsi anche un po’ dentro perché, almeno una volta nella vita, tutti abbiamo avuto il cuore in frantumi. C’è una speranza? Sì, ma dobbiamo accenderla noi la luce in fondo al tunnel.