La Barilla è forse una di quelle aziende che nel marketing mix vengono classificate come aziende con obiettivi ideali: trasfigurare elementi umani suggestivi nella pubblicità di mercato. L’immagine forte della Barilla è sempre stata quella della famiglia felice del Mulino Bianco. Ma è oramai, nel 2019, un’immagine e un ideale superato.
La posizione di Guido Barilla
Si ricorda che l’azienda, sulla scia di questa premessa, nel 2013 subì un fortissimo tracollo. A causarlo è stato principalmente Guido Barilla, presidente del gruppo. Il signor Barilla fece una dichiarazione scioccante, quando fu ospite al programma radiofonico La Zanzara. I due conduttori del programma gli hanno chiesto «perché non avete mai fatto spot con famiglie gay?», e purtroppo, la risposta è stata questa: «La nostra è una famiglia tradizionale», disse, «Se ai gay piace la nostra pasta e la nostra comunicazione, mangeranno la nostra pasta; altrimenti ne mangeranno altra». Come se questo non bastasse, aggiunse: «Non farei mai uno spot con una famiglia omosessuale, non per mancanza di rispetto, ma perché non la penso come loro e la famiglia cui ci rivolgiamo è comunque una famiglia classica». E ancora ad infierire: «Non rispetto assolutamente l’ adozione nelle famiglie gay».
Cos’è in fondo una famiglia? Guido Barilla cambia il suo pensiero e arriva il video delle scuse
Forse il ripensamento, forse la quota di mercato. Chissà cosa ha spinto Barilla a porgere le sue scuse su Twitter. Infatti, nel video messaggio delle scuse egli affermava che «sull’evoluzione della famiglia [aveva] molto da imparare». C’è sicuramente da apprezzare il fatto che un uomo adulto, sempre abituato a ragionare in termini di “famiglia tradizionale”, abbia sconvolto il suo modo di pensare. Non certamente un queer assoluto, ma aperto al cambiamento. In fondo, cos’è una famiglia?
E’ stata Luciana Littizzetto a tirargli bene le orecchie. Scrive su Instagram: «La Camera ha discusso un disegno di legge sull’omofobia e transfobia: dice che, se tu da solo insulti un gay è reato, se lo insulti in compagnia, no. Ma non lo sanno in Parlamento che i peggiori pestaggi, violenze, si fanno in gruppo? Anche Guido Barilla ha detto la sua: ha detto che nei suoi spot vuole la famiglia tradizionale e non vuole i gay. Guido, io ti stimo tanto e non potrei vivere senza i Pan di Stelle, ma, secondo te, Banderas che parla con una gallina rappresenta la famiglia tradizionale? La famiglia tradizionale non abita in un mulino, ma in un appartamento con il mutuo fino al 2050, con il padre che fa il turno di notte, la madre di giorno, la figlia studia a Perugia e si vedono a Natale e a Pasqua. Posso chiederti un favore? Fai passare un messaggio nei tuoi spot, una famiglia tradizionale è quella in cui ci si vuole bene. Tu che sei così tradizionalista e bacchettone, mi spieghi perché nella pasta fai le pipette e i ditalini?!».
L’azienda di famiglia può famosa d’Italia ha deciso dunque di cambiare registro. Sul sito si legge che la lotta all’omofobia è un valore da promuovere «nei fatti» e da considerare «obiettivo aziendale fondamentale». I fatti si sono verificati l’anno scorso al Pasta World Championship di Milano, una competizione internazionale dedicata a cuochi emergenti under 35. Barilla ha dunque deciso di presentare in edizione limitata gli Spaghetti No. 5, i quali avevano una confezione particolare: due donne che si tenevano per mano, uno spaghetto di pasta che unisce le labbra delle due, proprio come “Lilli e il vagabondo“.
E’ proprio qui, però, che la Barilla sembra aver sbagliato. Anche se le intenzioni sono le più giuste da seguire, sia la comunità LGBT e omosessuale, sia i sostenitori della famiglia tradizionale, hanno trovato che il gesto fosse incoerente. Tanto da definire la spina dorsale di Guido Barilla «uno spaghetto scotto». Possibile che un uomo non possa cambiare idea? Forse è da apprezzare. In fondo, i tempi cambiano e con loro tutti gli stereotipi che si son venuti a creare per colpa di Freud.
Sono molti i genitori che sostengono i figli omosessuali
E forse Guido Barilla non è l’unico da sostenere. Nel mese del Pride sono in molti gli adulti a partecipare alla manifestazione con i propri figli. Tanta la partecipazione e l’amore, che prendono forma in un meraviglioso carro che sfila, composto dai genitori di omosessuali, i quali hanno deciso di unirsi, per dare sostegno ai proprio figli, in una vera e propria associazione. E’ l’associazione Egedo, nata nel 1992, la quale si occupa di raccogliere persone contro l’odio e la discriminazione, raccogliendo dati ISTAT. E non è dunque più semplice amare e accettare, piuttosto che odiare chiudersi? Nella speranza di un cambiamento ideologico imminente, è importante ricordare che il sostegno di un genitore, per un figlio, è fondamentale nel percorso della vita.