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L’incredibile storia di Claudia, la donna senza stomaco: “Così ho vinto il cancro”

Ci sono storie che hanno dell’incredibile, come quella di Claudia Santangelo, la donna di Ferrara che da 2008 vive senza stomaco. Ecco cosa le è successo.

Le viene asportato lo stomaco per un cancro

Claudia Santangelo, di 60 anni, è la donna di Ferrara che dal 2008 vive senza stomaco per combattere il cancro. Ma facciamo un passo indietro: innanzitutto bisogna premettere che vivere senza stomaco è possibile anche se certamente rende la vita meno facile.

La donna ha anche fondato un’associazione che prende il nome proprio da questo Vivere senza stomacodedicata a tutte le persone che sono costrette a vivere come lei in queste condizioni.

La straordinarietà di questa donna risiede nell’aver saputo affrontare con coraggio un momento molto difficile della propria vita. Era il 2008 quando ha scoperto che dietro ai suoi disturbi intestinali si nascondeva un cancro.

A quel punto come dichiara lei: “Sono stata subito sottoposta a un intervento chirurgico di gastroresezione totale. In pratica, mi hanno asportato tutto lo stomaco.

La vita dopo l’intervento: “Bisogna inventarsi una nuova vita”

La salita per Claudia, però, è cominciata subito dopo l’operazione con cui le è stato asportato lo stomaco. Ecco cosa racconta:

Inizialmente soffrivo molto per i pesantissimi cicli di chemioterapia e se non fosse stato per mio marito e mia figlia non ce l’avrei mai fatta. Per noi non si tratta più di riprendere la vita laddove l’abbiamo interrotta a causa della malattia, ma di riviverne una nuova, completamente diversa e anche molto difficile. Non avere più lo stomaco significa dire addio a tanti tipi di alimenti, anche quelli di cui andiamo pazzi.

Claudia, che è costretta a mangiare solo omogenizzati, continua raccontando come è vivere senza avere più lo stomaco:

Chi vive senza stomaco ha delle rigide regole da rispettare. Deve fare 8 pasti al giorno per affrontare gli sbalzi glicemici conseguenti alla mia condizione, ma le quantità sono ridottissime. E non tutti possono permettersi le stesse consistenze. Io, ad esempio, vado avanti a omogeneizzati e frullati. Ma non ho perso il desiderio di mangiare una bella parmigiana, come quella che l’altra sera ha mangiato una mia amica a tavola con me.

Certamente, un altro tasto dolente è il mangiare insieme ad altri pur non potendo condividere il cibo. “È difficile continuare a socializzare se quando si incontrano gli amici non puoi condividere lo stesso pasto – continua Claudia – e dobbiamo anche stare attenti a non parlare mentre mangiamo per evitare che entri aria nel nostro tubicino, provocando dolorose coliche. Poi c’è un  terribile sintomo invisibile agli altri, ovvero la stanchezza, che è il risultato inevitabile del mal assorbimento delle sostanze nutritive”.

Una storia di coraggio quella di Claudia, che investe tutte le forze per donare forza e speranza a quelli che condividono il suo stesso destino.

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Roberta Gerboni

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Siciliana, vive a Roma. Appassionata di scrittura e giornalismo fin da giovane, inizia il proprio percorso in redazione a 17 anni, occupandosi di cultura e attualità. Per tre anni redattore del Corriere di Gela, si è dedicata alla redazione di articoli per varie testate online.
Laurea Magistrale con Lode in Lettere Classiche all' Università degli Studi di Siena, dopo aver conseguito la laurea triennale in Lettere a Catania.
Appassionata di salute, bellezza e delle vite dei reali di tutto il mondo.

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