Come uno sciamano il couturier dà vita a pieghe e tagli geometrici suturati da nastri di velluto che descrivono una immagine onirica che avvolge il corpo femminile come una fiamma. Non a caso, il Maestro Sylvio Giardina ha scelto il “Rosso” per la collezione di abiti dell’A/I 2019, il colore del secondo capitolo di una storia che è iniziata con il Bianco lo scorso Gennaio.
Giardina ha deciso di presentare le sue collezioni seguendo un colore, dettato da un impulso creativo come quello di Goethe che scrive la Teoria dei Colori ma anche le Affinità Elettive unendo ricerca scientifica e narrazione romantica. Le silhouette di questa collezione emergono dal suolo come fuochi, fenomeni inspiegabili che si trasformano in splendide figure femminili.
In una visione scultorea ancora italiana, tutta artigianale, dove per ogni abito ci vogliono almeno due mesi di lavoro, lo stilista ripensa alle pieghe di Capucci che qui diventano morbide, si sciolgono in una dimensione immateriale come accade per l’arte contemporanea: la scultura diventa ologramma, i tessuti generano forme in continuo movimento a seconda del punto di vista.
Il tulle, il cadì, il satin, il maroquin sono materiali antichi solo a nominarli, ma “elementi sacri per ricostruire una femminilità un pochino dispersa nelle collezioni di moda più moderne e grottesche”, secondo l’opinione dell’artista che ama esaltare la potenza sartoriale e creativa dell’alta moda.
Le scarpe basse e fatte a mano sempre con un lavoro di alta sartoria creano mille pieghe. Sono le scarpe rosse della favola, di una fanciulla che non vuole mai smettere di ballare, ma sono anche il simbolo della protesta contro i femminicidi.
L’eleganza guida il segno rosso di Sylvio Giardina, la sua costruzione di personaggi femminili che ancora sprigionano mistero, figure immateriali e lussuose indispensabili per ricostruire una storia Romantica. Sono vere, ma capaci di usare la propria femminilità, senza ostentazione, con classe.
Gli strumenti di Sylvio Giardina sono l’esperienza, tanto di artista quanto di fashion designer, la passione di chi ha vissuto la couture anche come strumento di contestazione e la capacità sartoriale italiana. L’Italia è la prima origine del rosso concepito come stile, il rosso italiano delle Ferrari o di Valentino, una storia che è parte fondamentale del nostro riconoscimento mondiale.
Con questo spirito Giardina ha preso in consegna questo colore elaborandolo come uno scultore, così come aveva fatto precedentemente con il bianco nella mostra al Mattatoio di Testaccio. Il femminile che vive in un mondo contemporaneo, che celebra la bellezza colta dell’arte e delle storie straordinarie raccontate dagli artisti, come la Galleria 1/9 di Via degli Specchi, che ospita la presentazione dove le modelle, grondando di sudore per le alte temperature in corso, avvolte dalla testa ai piedi, diventano figure rosse immobili parte di una installazione che è anche un racconto di moda.
Cosi Sylvio Giardina, anziché sfilare, punta sulle installazioni per esprimere la propria identità contemporanea anche nell’ambientazione oltre che nella produzione della collezione. L’alta moda libera dalle logiche di marketing e permette di immergersi nel Paese delle Meraviglie dove l’impossibile diventa reale grazie alle tecniche di costruzioni sartoriali del passato che possono sorprendere per la loro unicità stilistica.