Il Cyberbullismo è ormai un fenomeno fuori controllo, impossibile da ignorare e soprattutto da negare. Se inizialmente si era tentato di rilegarlo ad una sfera “social” che andava ad interessare solo i giovanissimi, negli ultimi 15 anni è drammaticamente cresciuto.
Il “bullismo online” si manifesta con attacchi offensivi, mirati e continui, veicolati dagli strumenti della rete. Il termine indica ad oggi un comportamento che può diventare penalmente perseguibile, anche se nell’uso corrente racchiude tutti i casi di molestia e denigrazione dell’altro perpetrati tramite il web. In realtà i giuristi operano una divisione tra Cyberbullismo (che riguarda la casistica tra minorenni) e Cybermolestia (episodi che interessano due adulti oppure un adulto e un minorenne).
Le ricerche del Centro Studi di ReputationUP: i risultati sono allarmanti
Il Centro Studi di ReputationUp (società specializzata nella gestione della reputazione online) ha recentemente condotto delle ricerche sul fenomeno, utilizzando un software di Intelligenza Artificiale in grado di monitorare la rete tramite hashtag e parole chiave.
La ricerca ha evidenziato dati e risultati allarmanti, attraverso l’analisi incrociata di più fattori. Il monitoraggio della rete innanzi tutto, ma anche il calcolo del sentimento rispetto alle menzioni (positivo, negativo e neutrale), il calcolo delle emozioni (gioia, tristezza, paura, rabbia) e qualsiasi interazione che ruotasse attorno alle parole chiave e agli hashtag oggetto di studio. I dati finali sono stati confrontati anche con i dati dell’Istat, del Miur e del Ministero della Famiglia. Ecco i risultati:
Instagram è il social network più colpito dal fenomeno del Cyberbullismo.
Negli ultimi anni 15 anni il Cyberbullismo è cresciuto in modo esponenziale.
Instagram registra il 42% dei casi di Cyberbullismo. A seguire Facebook, con il 37% dei casi e Snapchat con il 31%. Whatsapp registra invece il 12% degli episodi, seguito da Youtube con il 10% fino ad arrivare a Twitter con il 9%.
Le conseguenze devastanti del Cyberbullismo
L’aspetto sociale più trascurato nell’approccio “leggero” al Cyberbullismo è senz’altro l’enorme danno psicologico che crea nelle sue vittime. Nonostante gli episodi di cronaca nera, di suicidi e di depressione si facciano sempre più rilevanti, si tende a trascurare la pericolosità dei suoi effetti.
L’analisi condotta da ReputationUp evidenzia ancora una volta una statistica preoccupante:
Ansia sociale (nel 41% dei casi studiati); depressione (37% dei casi); pensieri suicidi (26%); forme di autolesionismo (25%); rifiuto di utilizzare ancora i social (24%); assenze scolastiche (20%); disturbi alimentari di vario genere (14%); abuso sia di alcol che di droghe (9%).
Andrea Baggio, fondatore e amministratore delegato di ReputationUp, ha lanciato una chiara richiesta di collaborazione per prevenire casi così diramati di Cyberbullismo: “Lo studio evidenzia che in Italia è necessario fare molta prevenzione. Da tempo siamo per questo impegnati in prima linea contro il Cyberbullismo e entro fine anno presenteremo un progetto innovativo per aiutare le istituzioni scolastiche e le forze dell’ordine a contrastare questa assurda piaga sociale, le cui conseguenze sono spesso drammatiche. Invitiamo giornalisti ed esponenti politici a contattarci per creare un fronte comune con la prevenzione, che è un punto di partenza fondamentale, anche se a volte non basta. In certi casi servono interventi immediati, che i giganti del web non possono garantire, per evitare sofferenze inutili alle vittime”.