Gaeta, primi anni ’80. Quattro donne in crisi provano a cambiare il corso delle loro vite armate di bigodini e pistole. Anna (Ambra Angiolini) è una ragazza madre, due figli da mantenere e nessun lavoro stabile. Maria (Serena Rossi) è una timida devota alla Vergine, vittima di un marito violento. Chicca (Ilenia Pastorelli) e Caterina (Silvia D’Amico), sorelle di indole opposta, sognano un futuro migliore, lontano. Col coraggio di chi ha poco da perdere, decidono di travestirsi da uomini e svaligiare insieme la banca del paese. Ma è solo l’inizio di una serie di azioni spericolate, su cui è chiamato ad indagare il commissario Morandi (Luca Argentero), un vortice destinato a stravolgere per sempre il destino di quattro “brave ragazze”.
La vera forza del film sono proprio loro: questo gruppo di quattro sgangherate criminali improvvisate, ma che prima di tutto sono amiche. In ogni momento e in qualsiasi contesto, in cui non si abbandonano ma si proteggono.
Conferenza stampa: le “Brave ragazze” di Michela Andreozzi
Presenti alla conferenza stampa di presentazione del film la regista Michela Andreozzi, Vision Distribution, Paco Cinematografica e tutto il cast.
Michela Andreozzi: L’idea nasce anni fa, con lo sceneggiatore Alberto Manni, che mi portò un ritaglio di giornale, intervista a una delle rapinatrici. La vicenda era paradossale e pazzesca, specialmente l’idea di travestirsi da uomini, che in qualche modo le fa realizzare come donne. Dopo il mio primo film (Nove lune e mezza) abbiamo riletto il progetto con Isabella Cocuzza e Arturo Paglia (Paco Cinematografica) e abbiamo deciso di farlo. Questo è anche un anno fortunato, in cui il femminile è finalmente in primo piano. Le mie protagoniste le ho scelte, erano nella mia testa, e le ho sedotte per portarle nel film. Ambra è mia amica da un’eternità, ma mi sono innamorata di tutte loro. Le ho scelte per il loro temperamento, che si sposava bene coi personaggi di ognuna. Poi è stato divertente dirigere mio marito in un ruolo abominevole (ride, ndr).
Vision Distribution: Siamo legati a Michela per il legame affettivo che ha accompagnato la nostra nascita con “Nove lune e mezza”. C’è bisogno di uno sguardo femminile.
Ambra Angiolini: Anna è una donna indipendente dalla formalità e dall’ovvio che sembra circondare l’essere madre e donna. Spera nel lieto fine, ma non lo racconta, nemmeno ai suoi figli.
Ilenia Pastorelli: il mio personaggio, invece, è disturbato.
Ambra: tu?
Ilenia: no, vedi che sei tu che sei famelica, è il mio personaggio ad esserlo! Chicca è un personaggio bellissimo, che si impone e si ripropone con tante sfaccettature, e finalmente non ho fatto la fidanzata o “l’amica di”, non sono subordinata a una figura maschile, ma sono autonoma e ribelle. Ho fatto un ruolo diverso dai miei soliti e ringrazio Michela. Sfatiamo anche il mito che fra donne non si può lavorare bene insieme.
Michela: Veramente avevo fatto una chat con loro, ma poi ne hanno fatta un’altra e mi hanno escluso, ‘ste str****!
Serena Rossi: Va detto che l’unione che si crea nel film è avvenuta pure nella realtà, anche se non ci conoscevamo. Nella location a Gaeta abbiamo vissuto tutte insieme, nei set di Roma non capita.
Michela: veramente avete scelto di vivere insieme! Potevate andare in hotel, anche separate.
Ilenia: Ah io non lo sapevo… sennò…
Serena: È stato bello conoscersi e rispettarci nelle giornate no. Siamo persone normali, capita. Riguardo al mio personaggio, Maria, è una donna devota e le amiche la salvano. Tutti la proteggono, lei è l’unica a non difendersi contro il marito violento, pensando quasi sia una croce da portare. È una cosa che succede anche a molte donne di oggi. Grazie all’amicizia, però, fa un gesto eclatante e capisce che merita di più.
Silvia D’Amico: La cosa bella di noi quattro, sia come attrici che come personaggi, sono state le nostre diversità. Il messaggio è che l’unione di un gruppo di donne può portare alla realizzazione, anche se attraverso le difficoltà. Nessuna di noi si conosceva, e la magia è successa anche nella realtà. Michela ci ha messo a nostro agio, ci ha capite e ci ha spinte.
Luca Argentero: Quando arrivavo al trucco, la truccatrice era sollevata che fossi io, sospirava. Forse ero il più silenzioso? (ride, ndr). Sul set c’è stata molta attenzione nel fare le cose, nonostante lo scoppiettìo dei personaggi e della storia. È importante ci sia una donna così come Michela. Non c’è un genere sessuale nel film, i protagonisti sono tutti coraggiosi, è questo che li unisce. Mi è dispiaciuto non recitare con tutte le mie colleghe. Paradossalmente sono stato io la quota rosa del film!
Massimiliano Vado: La mia vera vita è un film Marvel, sono sposato con Hulk (Michela Andreozzi, regista del film). Lei la mattina è già a lavoro. Sono tempestato, ci proviniamo a vicenda, stiamo sempre al montaggio. Mi ha proposto un personaggio totalmente diverso da me. Sono ingrassato, ho un occhio mezzo chiuso, ho cambiato la mia voce. Dietro ogni scelta c’è stato un lavoro grande, anche a casa.
Silvia: Per concludere, questo è un film gentile che, suo malgrado, è femminista ma non vuole esserlo.
Ambra: Magari è futurista, perché è quello che dovremmo tornare ad essere (rapine a parte). Perciò il film è un simbolo di gentilezza e di non giudizio.