Carlotta Casarotto Fittipaldi-Menarini, come suggerisce il secondo cognome, di origine materna, discende dall’omonima e famosa azienda farmaceutica italiana. La sua vita, però, costellata di successi imprenditoriali e non solo, si è allontanata da questo ambito per approdare a qualcosa di davvero innovativo. Con noi di VelvetMag, infatti, Carlotta ha deciso di parlare di sé e di cosa significhi essere una donna manager al giorno d’oggi.
Nel corso della carriera, quanto ha pesato il cognome Menarini?
Ho sempre usato il mio cognome Menarini, nonostante sia quello di mia madre e non quello di mio padre. Mia madre ha deciso di dare il suo cognome Fittipaldi-Menarini a me e alle mie tre sorelle.
Io vado fiera del mio cognome, mi ricorda le mie origini con la famiglia e la casa farmaceutica. Ma ho cercato di non sfruttarlo in ambito lavorativo. Adesso che lavoro in ambito cosmetico e del benessere, però, devo dire che il mio cognome trasmette sicurezza nel compratore.
Con mia madre e le mie sorelle, inoltre, abbiamo fondato un’azienda vinicola. Il progetto è nato nel 2004, quando mia madre, Marina Fittipaldi Menarini, ha deciso di impiantare a Bolgheri alcuni ettari di vigneti. Come azienda cerchiamo di offrire il meglio, scegliendo accuratamente i grappoli e producendo per una tiratura limitata. Oggi contiamo queste etichette: Primo Superiore Bolgheri Rosso DOC, Donne Fittipaldi Bolgheri Rosso DOC, Malaroja, Lady F e 5, l’ultima nata. Abbiamo deciso di denominarla “5” perché rappresenta noi, le cinque donne Fittipaldi-Menarini, e perché è la quinta etichetta prodotta dall’azienda.
(Da sinistra Giulia e Serena, la mamma Marina, Valentina e Carlotta Fittipaldi Menarini)
Come definirebbe il suo legame con il marchio Menarini?
Fu il mio bisnonno Archimede Menarini a fondare l’azienda. Successivamente mio nonno, Mario Menarini, Commendatore e Cavaliere del lavoro, è riuscito a portare l’azienda all’apice del successo e in poco tempo, essendo scomparso improvvisamente a soli 65 anni quando io avevo solo 6 mesi, è riuscito a portare l’azienda all’apice del successo.
Pur non avendolo conosciuto ho sempre nutrito una grande stima nei suoi confronti e portare il mio cognome, nonostante l’azienda non ci appartenga più, mi riempie di orgoglio.
Facendo un breve excursus della sua vita, avrebbe mai immaginato di raggiungere il successo?
Come figlia di genitori separati, ho sempre vissuto con mia madre: è stata lei ad essere per me sia madre che padre. Questo ha di sicuro influenzato la mia vita.
Mia madre è stata molto esigente con me, ma devo a questo il modo in cui sono oggi. Da piccola, ad esempio, ero molto chiusa, timida, testarda. Per questo mia madre mi propose un’esperienza a New York per imparare l’inglese. Per me fu un trauma inizialmente: arrivai all’Estero da sola, per affrontare un’esperienza del tutto nuova. Poi, però, trovai un lavoro nell’ambito della comunicazione.
Da questa esperienza, però, è nata in me una nuova consapevolezza. Tornata in Italia, decisi di iscrivermi all’Università, scegliendo un corso in Scienze della Comunicazione. Dopo la laurea ho iniziato a lavorare subito per una famosissimo ufficio stampa a Milano.
Successivamente sono tornata a vivere a Roma, dove ho continuato a gestire i contatti dell’ufficio stampa di alcuni personaggi del mondo dello spettacolo e del panorama musicale.
Quando è avvenuta la svolta?
Proprio in questo periodo, nel 2003, ho conosciuto il mio attuale marito, Marco Luci. Lui è un noto autore televisivo, e dopo un lungo corteggiamento ci siamo fidanzati e nel 2006 è nato il nostro primo figlio. Da lì ho preso la decisione di cambiare, per dedicare più tempo e spazio alla mia famiglia.
Essere ufficio stampa di cantanti famosi richiedeva continui viaggi e spostamenti in tournée, cosa che non era pensabile con un bimbo appena nato. In quel periodo ho deciso di spostarmi in RAI, ma dopo la nascita del mio secondo figlio ho deciso di cambiare.
Ho lasciato il mondo dello spettacolo per lanciarmi in una nuova avventura: la gestione di un ristorante.
Come è stato il cambiamento dal mondo della stampa a quello gastronomico?
Aprire un ristorante con mio marito e gestirlo ha rappresentato una bella avventura. Da piccola sognavo di aprire una pasticceria, e il ristorante è stato un buon compromesso, dal momento che l’attività che abbiamo rilevato era già avviata.
È stata un’esperienza divertente, ma anche molto impegnativa, durata sette anni.
A cosa si è dedicata successivamente?
Chiuso il ristorante mi sono sentita spaesata. Ho sempre lavorato nella mia vita e penso di averne bisogno per sentirmi realizzata completamente.
Un giorno, però, mentre ero dall’estetista, sgranocchiando bacche di goji, famosissime per il loro potere antiossidante, incontro un’amica di vecchia data che mi consiglia un prodotto migliore: la bacca da acai.
Decido di provare un prodotto dell’azienda Jeunesse, che contiene le bacche di acai, e da lì inizio a provare anche gli altri prodotti della linea. Inizialmente, venendo dal farmaceutico, ero molto scettica su quest’azienda americana che vendeva online: per i tempi comprare su internet non era un’abitudine. Ma dopo aver utilizzato per un po’ di mesi i suoi prodotti me ne sono letteralmente innamorata.
Cosa è successo in seguito?
Ho capito che oltre ad essere una consumatrice, potevo diventare parte dell’azienda. Ho compreso il potenziale di quel fenomeno, che sarebbe diventato il business del futuro. Parliamo di network marketing, che da lì a breve sarebbe esploso.
L’azienda dà a tutti la possibilità di collaborare e guadagnare, anche in base all’impegno individuale. C’è, infatti, una cosa che mi ha da subito convinto e che mi spinge a consigliare l’azienda anche ad altre persone, ovvero che guadagnando io e consumando i prodotti, aiuto anche gli altri a guadagnare.
La Jeunesse dà la possibilità di guadagnare, e, soprattutto premia con meritocrazia. Un altro vantaggio è il poter lavorare da casa. E’ un lavoro adatto a tutti! In pochi anni io sono diventata un direttore rubino italiano, una posizione molto importante nell’azienda.
Quali muri ha abbattuto Carlotta Menarini per diventare una donna in carriera?
Nella mia nuova esperienza lavorativa una delle sfide più grandi da affrontare è stata quella di parlare in pubblico. Eppure pian piano sono arrivata a farlo davanti a grandi platee. Penso sia stata la passione per l’attività e per i prodotti a farmi abbattere tale paura.
C’è qualcuno che l’ha ispirata in particolar modo?
Se penso a qualcuno che mi abbia ispirato la risposta è sicuramente mia madre, donna forte, carismatica, che da sola è riuscita a crescere quattro figlie, trasmettendo loro valori quali, l’importanza della famiglia e del lavoro come fonte di indipendenza non solo economica.
Nell’ambito, invece, del network marketing riferimento per me fondamentale è stata Stefania Lo Gatto, una donna straordinaria, che è riuscita con la sua forza di volontà a rialzarsi e a diventare la prima in Europa nel nostro settore. Per me sono di grande ispirazione! Penso che nella vita si debbano avere continui stimoli per andare avanti e migliorarsi sempre.
Quali sono gli obiettivi futuri?
Tra i miei obiettivi, il primo è quello di far crescere nel modo migliore i miei figli, Tommaso e Gabriele.
Il mio lavoro, infatti, mi permette di essere una moglie e madre presente, gestendo come preferisco il mio tempo.
Le piacerebbe che i suoi figli seguissero le sue orme?
Assolutamente si, ma ciò a cui tengo di più per loro è una scelta lavorativa dettata dalla passione, perché solo così si può sperare di riuscire nella vita!
Il network marketing è il lavoro del futuro. Jeunesse dà l’opportunità di lavorare nel settore del benessere e della salute, settori in continua crescita, ed, inoltre, di viaggiare e conoscere il mondo.