La Festa del Cinema di Roma chiude il suo ciclo di Incontri Ravvicinati in bellezza. È Viola Davis l’ultima star internazionale ad approdare alla quattordicesima edizione della kermesse, e con l’occasione riceve anche il secondo dei due Premi alla Carriera di quest’anno – il primo, lo ricordiamo, era andato a Bill Murray, uno dei volti più anticonvenzionali e amati del cinema americano. A consegnare il riconoscimento a sua maestà Viola Davis – due Tony, un Oscar e un Emmy, giusto per dare qualche numero – è stato nientemeno che Pierfrancesco Favino. «Mi lasci libero ogni tanto – le ha detto scherzando mentre le consegnava il premio – sono ossessionato dal suo talento da quando l’ho vista in Il dubbio».
Il ringraziamento di Viola Davis al pubblico della Festa del Cinema di Roma
Un Premio alla Carriera per il quale Viola Davis ha innanzitutto voluto ringraziare il pubblico, di cui sente sempre presente e forte il sostegno. «Questo premio significa che ho una carriera, ed è importante», ha dichiarato alla folla della Festa del Cinema di Roma. «Sono felice di essere viva – ha aggiunto – di poter sperimentare che tanta gente mi ama e apprezza il mio lavoro, mi rende orgogliosa. Siamo onesti, io non sarei nulla senza di voi. Non potrei fare l’attrice nella mia stanza da letto». È stato questo il ringraziamento sentito da parte di una donna che la storia del cinema ha contribuito a scriverla.
La lotta al riconoscimento della parità tra bianchi e neri
Ma c’era una cosa, in particolare, che a Viola Davis stava particolarmente a cuore. E che la consegna del Premio alla Carriera durante la Festa del Cinema di Roma le ha dato modo di ribadire, certa che la sua voce avesse una certa risonanza. Stiamo parlando della condizione dei neri, ancora posti in una posizione subalterna non soltanto a Hollywood, ma nella vita di tutti i giorni. «Tutto in America è bianco – ha dichiarato l’attrice – tranne la Nfl e la Nba. Nel cinema poi lo sono quasi tutti i responsabili, i dirigenti, e con qualche eccezione, i film e i programmi tv». In quest’ottica il riconoscimento datole dalla kermesse ha un valore ancora più importante. «Cerco a di insegnare anche a mia figlia di nove anni, è che per quanto siamo il 12,5% della popolazione, non bisogna accontentarsi del 12,5% della torta. Io voglio e tutto, tu vuoi tutto e dobbiamo lottare per questo», ha concluso.