Attivisti del gruppo ambientalista Extinction Rebellion hanno organizzato una sorprendente manifestazione domenica scorsa 10 novembre. Hanno fatto galleggiare un prefabbricato – una casetta – sul Tamigi, il fiume che bagna Londra, fino a che la struttura non è affondata.

L’obiettivo? Protestare contro i danni al clima provocati dalle attività umane, primo fra tutti l’innalzamento del livello dei mari, a causa dello scioglimento dei ghiacci polari. Alla base di questo fenomeno incidono in maniera rilevante i gas serra che l’uomo diffonde con le attività industriali e non solo.

La protesta di Extinction Rebellion arriva dopo quasi 50 allerte di alluvione che hanno interessato tutta l’Inghilterra. Il gruppo, riporta la Cnn, ha sottolineato le previsioni scientifiche. Secondo le quali i livelli globali del mare potrebbero aumentare tra 1 e 5 metri entro il 2100.

L’Amministrazione nazionale oceanica e atmosferica degli Stati Uniti ha riferito che i livelli globali del mare nel 2018 erano 3,2 pollici (81 millimetri) più alti del loro livello del 1993. Ha aggiunto che il 2018 è stato il settimo anno consecutivo in cui il livello del mare era aumentato rispetto all’anno precedente.

“Potremmo essere vicini al superamento di un punto di non ritorno. Ciò tocca almeno alcuni dei grandi ghiacciai di sbocco che drenano la calotta glaciale dell’Antartico occidentale. E questo ci impegnerebbe a un significativo innalzamento del livello del mare qualunque cosa decidiamo in termini di riduzione delle emissioni di gas serra”. Così Stephan Harrison, professore di cambiamenti climatici e ambientali all’Università di Exeter.

Dal canto loro, invece, Katey Burak e Rob Higgs, che hanno costruito la casetta fatta affondare sul Tamigi, hanno fatto altre affermazioni. Vogliono “sensibilizzare rispettosamente la gravità dell’imminente disastro causato dall’uomo”. Tutto ciò mentre si può osservare come i cambiamenti climatici “colpiscano ognuno di noi”. “Volevamo realizzare qualcosa a cui le persone potessero connettersi visivamente, mentre si rivolgono al governo per chiedere che le cose cambino”.