È il giorno più atteso, ma anche il più triste per i fan della saga delle Guerre Stellari. Oggi, mercoledì 18 dicembre, arriva nelle sale Star Wars: L’ascesa di Skywalker, capitolo finale di una storia che ha accompagnato, emozionato, entusiasmato, e a volte sì, anche deluso intere generazioni. Le ha prese per mano per 42 anni: le ha fatte crescere, poi ringiovanire e poi di nuovo crescere, in un lungo processo di maturazione che, in questa che è una data storica per il cinema, è giunto a conclusione. È il giorno dello svezzamento, quello dei primi passi, quello in cui nostra madre ci lascia uscire per la prima volta da soli, quello del primo lavoro dopo anni di studio. Tutte quelle guerre, quelle ribellioni, quei giochi di potere ci hanno formati e fatti diventare, in qualche modo, ciò che siamo oggi. Ed è ora di proseguire, stavolta da soli.
L’atto conclusivo della saga di Guerre Stellari
«I nostri padri e le nostre madri hanno combattuto per qualcosa che non morirà», si sente pronunciare in Star Wars: L’ascesa di Skywalker. È forse questa la frase che, meglio delle altre, riesce a riassumere ciò che ha rappresentato per molti la saga delle Guerre Stellari. Era il 1977 quando, in una «galassia tanto, tanto lontana», prendevano vita le avventure degli Skywalker, ideate da George Lucas. Tre trilogie – originale, prequel e sequel – che hanno condotto gli spettatori alla scoperta di un mondo in cui esseri umani e razze aliene possono convivere. Quello in uscita nelle sale mercoledì 18 dicembre è il capitolo conclusivo non solo della trilogia sequel, ma dell’intera saga.
Star Wars: L’ascesa di Skywalker, il capitolo dei ritorni
Se il penultimo capitolo aveva lasciato l’amaro in bocca a più di un fan della saga, Star Wars: L’ascesa di Skywalker ha il merito di rimetterne a posto i pezzi, di fatto cancellando un po’ quanto accaduto in Gli ultimi Jedi e creando un collegamento diretto con Il risveglio della forza. Ma non solo: è il capitolo dei grandi ritorni, anche di quei personaggi che non solo non ci sono più nella finzione, ma anche e soprattutto nella vita reale (vedi Carrie Fisher, alias Principessa Leila). Si chiudono quei cerchi lasciati aperti, tutto sembra trovare una collocazione e un significato all’interno di questo straordinario universo. Sì, qualche errore – anche macroscopico – è presente qua e là, ma il film ha un grande merito. Quello di dare ai fan esattamente quello che si aspettano di trovare nel capitolo finale di una saga che li ha accompagnati per la vita: emozioni a non finire. È già storia.