Un virus ancora poco conosciuto sta diffondendo morte e preoccupazione nel mondo. Si trasmette da uomo e uomo e proverrebbe dalla Cina. Scattano in questi giorni più rigorosi controlli negli aeroporti italiani, a cominciare da Roma Fiumicino.

Cina e Australia

Almeno 4 le vittime ufficialmente accertate finora in Asia. Anche in Australia i sanitari hanno registrato un caso: sarebbe il primo in Oceania. Secondo quanto riporta l’emittente Abc, un uomo di ritorno da Wuhan, città considerata il focolaio dell’infezione, ha presentato sintomi riconducibili al virus simile alla Sars. Le autorità hanno disposto l’isolamento forzato dell’uomo.

“Lavarsi spesso le mani”

Dall’Istituto superiore della sanità lanciano l’allarme. Il responsabile delle malattie infettive Giovani Rezza avverte: “Dobbiamo evitare che il nuovo virus cinese arrivi da noi”. Ma come ci si protegge dall’infezione? Secondo il professore “sono da evitare locali sovraffollati e bisogna lavarsi spesso le mani. Potrebbe essere considerato anche l’uso di mascherina. Ovviamente mi riferisco a chi va in quelle zone, perché da noi al momento non c’è alcun problema, niente da temere”.

Un “coronavirus”

Secondo quanto riporta il TgCom24, Rezza spiega che si tratta di un coronavirus, vicino a quello della Sars. E chiarisce che dovrebbe avere l’80-90% del patrimonio genetico identico. I coronavirus, dice l’esperto, sono “una famiglia di agenti patogeni che si trovano comunemente nel mondo animale. Ne conosciamo anche due o tre umani che non sono pericolosi, di solito provocano giusto un raffreddore. Solo in alcuni casi c’è il passaggio dall’animale all’uomo”. “Per prendere la malattia da un animale – spiega ancora Rezza – ci vuole un contatto diretto, non a caso ad ammalarsi sono stati i frequentatori di un mercato di esemplari vivi”. Tra uomini, virus del genere passano attraverso la saliva che finisce nelle mucose di un’altra persona. Insomma, ci vuole un contatto molto stretto. E infatti si vedono contagi da coronavirus all’interno dei nuclei familiari e negli ospedali quando gli operatori sanitari non prendono le giuste precauzioni”.