Il 6 ottobre 2019 è stata una data importante per Roma: si è aperto al pubblico un nuovo polo per la cultura italiana che ha inaugurato con Impressionisti Segreti, una mostra che svela per la prima volta capolavori normalmente custoditi in collezioni private e perciò non accessibili.
Palazzo Bonaparte, splendido edificio barocco in Piazza Venezia, è stato recentemente acquisito da Generali Italia, la quale l’ha convertito in un centro culturale. La struttura architettonica prende il nome da Maria Letizia Ramolino, madre di Napoleone, che vi abitò fino al 1836. Oggi la trasformazione da residenza privata a pubblica è avvenuta grazie alla partnership tra Generali Italia e Arthemisia.
Impressionisti Segreti rappresenta un’opportunità unica per ripercorrere uno dei movimenti artistici più amati dal pubblico e studiati dalla critica: l’Impressionimo per l’appunto, sviluppatosi a Parigi tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi anni del Novecento. Cinquanta meravigliose tele di grandi artisti – tra cui Claude Monet, Pierre-Auguste Renoir, Paul Cézanne, Camille Pissarro, Paul Gauguin – condurranno i visitatori in un viaggio affascinante tra paesaggi composti da pennellate vibranti e ritratti di donne seducenti.
La cura della mostra è affidata a due esperte di fama internazionale: Marianne Mathieu, direttrice scientifica del Musée Marmottan Monet di Parigi – sede delle più ricche collezioni al mondo di Claude Monet, e Claire Durand-Ruel, discendente di Paul Durand-Ruel, colui che ripensò il ruolo del mercante d’arte e sostenne per primo gli impressionisti.
Di fatto, la mostra si concentra su quattro macro-sezioni:
L’IMPRESSIONISMO E IL PAESAGGIO
Nel 1874, al numero 35 di Boulevard des Capucines a Parigi, nell’atelier del fotografo Félix Nadar, ebbe luogo la prima mostra impressionista, alla quale presero parte Claude Monet, Pierre-Auguste Renoir, Camille Pissarro, Edgar Degas, Alfred Sisley, Berthe Morisot, Armand Guilllaumin e Paul Cézanne. Il capofila del gruppo era Édouard Manet, nonostante le sue opere non furono mai esposte insieme a quelle degli altri artisti. Malgrado l’insuccesso, la mostra non poté che sorprendere il pubblico e scatenare la critica per via dello stile estremamente controcorrente per l’epoca, le cui caratteristiche principali erano:
- la scelta di soggetti tratti dalla quotidianità;
- un’immagine chiara e luminosa lontana da quella tetra, tipica della pittura accademica;
- lo studio accurato della luce resa perlopiù per mezzo di tocchi di pennello veloci e virgolettati.
Una vera rivoluzione avvenne anche nella paesaggistica: un fiume, il cielo, la campagna o una scogliera non sono più dipinti in studio, ma direttamente en plein air, allo scopo di cogliere la vita vera.
DIPINGERE LA VITA PARIGINA
Tuttavia, “impressionismo” non voleva dire soltanto vivere in mezzo alla natura. In quel periodo Parigi stava vivendo, infatti, un notevole sviluppo, figlio di un vero e proprio boom industriale scaturito soprattutto in concomitanza con il piano urbanistico del barone Haussmann. Ma Parigi in quel periodo era anche la culla della vita culturale, alla quale giungevano artisti, scrittori, mercanti e collezionisti da tutto il mondo, arricchendo così il clima intellettuale cittadino. I pittori impressionisti non poterono che registrare tale fermento, primo tra tutti Gustave Caillebotte che riportò sulla tela le folle nelle strade o il trambusto della capitale, osservate dalla finestra di un accogliente interno borghese.
RENOIR, PITTORE DI FIGURE
Una parte della mostra è dedicata a Pierre-Auguste Renoir, pittore “specializzato” nelle figure e che al paesaggio affida un ruolo marginale. Nella sua vita l’artista ha dipinto un numero considerevole di ritratti di donne e bambini, circa duemila, accanto ai quali si sentiva felice e appagato. Il suo pennello era leggero, morbido e avvolgente, abile nel saper riprodurre il rosso delle gote e la trasparenza dell’incarnato. Le sue diventano creature incantevoli. Di origini umili, Renoir ottenne successo nel suo lavoro e si guadagnò da vivere grazie alla commissione di ritratti da parte di clienti borghesi o aristocratici. Tuttavia, oltre a questi personaggi più noti, il pittore ritrasse anche volti anonimi riprendendoli a mezzo busto, a figura intera o nell’atto di leggere o sognare, ma sempre cercando di cogliere l’anima più intima del soggetto.
IL NEOIMPRESSIONISMO
Il 1886 fu un anno assai denso di eventi importanti per la vita culturale francese: l’impressionismo volse al termine con l’ottava ed ultima mostra collettiva: un’altra generazione di artisti sarebbe stata pronta a raccogliere il testimone. Nello stesso anno nacque un nuovo movimento artistico attorno a Georges Seurat e Paul Signac, denominato dal critico d’arte Félix Fénéon “neoimpressionismo”. Grande scalpore fece il quadro Una domenica pomeriggio sull’isola della Grande Jatte di Georges Seurat, presentato proprio nel 1886 e da quel momento diventato il manifesto del movimento. I colori non erano mescolati sulla tavolozza, ma accostati direttamente sulla tela mediante piccole pennellate. Isolando in questo modo i colori, si ricomponevano a distanza sulla retina dell’osservatore. Presto la tecnica neoimpressionista venne adottata da tanti altri artisti, tra cui Théo van Rysselberghe, Henri-Edmond Cross ed Emile Laugé.
Impressionisti Segreti
Palazzo Bonaparte
Spazio Generali Valore Cultura
Piazza Venezia, 5 (angolo Via del Corso) 00186 Roma
6 ottobre 2019 – 8 marzo 2020
A cura di Marianne Mathieu e Claire Durand-Ruel
Info, biglietti e prezzi https://www.arthemisia.it/it/impressionisti-segreti/