Il movimento #MeToo ha avuto la meglio: Harvey Weinstein è stato riconosciuto colpevole oggi, mercoledì 11 marzo 2020. Il 67enne, ex produttore cinematografico statunitense, è stato condannato a 23 anni di carcere per l’aggressione dell’assistente Miriam Hailey e per il rapporto non consensuale con l’aspirante attrice Jessica Mann. La sentenza, dopo oltre due mesi di processo, è stata pronunciata all’interno di un’aula di tribunale che si trova al 15esimo piano della Corte Suprema di Manhattan. Le due pene, riconducibili a due capi d’imputazione ben distinti, dovranno essere scontate consecutivamente dall’ex boss della Miramax.
La condanna a Harvey Weinstein
La pena a cui Harvey Weinstein è stato condannato è di poco inferiore alla massima che gli sarebbe potuto essere comminata. Per i suoi capi di imputazione, infatti, si può arrivare a scontare fino a un massimo di 29 anni di carcere. Il minimo a cui poteva auspicare era di 5 anni di detenzione. L’ex produttore cinematografico è stato invece condannato a 23. James Burke, il giudice che ha presenziato al processo finale, non si è lasciato impietosire dal modo in cui Weinstein si è presentato in tribunale, in sedia a rotelle e manette.
Il successo del movimento #MeToo
Con la pena di 23 anni ad Harvey Weinstein, si chiude il primo importante capitolo di una battaglia dalla portata decisamente più ampia. Una lotta che è stata portata avanti con grande forza d’animo, tra gli altri, dal movimento #MeToo, che per anni ha denunciato i soprusi nei riguardi delle donne. Un abuso di potere, quello degli uomini, che non riguarda solo il settore cinematografico e quello dello spettacolo, ma che si estende a tutti i settori del mondo del lavoro. Dove le donne, ancora oggi, non sono viste come altro che oggetto, volto all’esclusivo piacere di chi il potere lo detiene tra le sue mani. È giunta l’ora che qualcosa cambi.