I benefici psico-fisici dati dal movimento all’aria aperta, ai tempi del Covid-19, diventano una chimera. Responsabilità al primo posto, ma non possiamo permetterci di diventare immunodepressi. Men che mai odiarci a vicenda: nessuno è appestato e chi corre da solo non può diventare un criminale.
Bisogna voler bene a se stessi per volere bene al prossimo. L’autodisciplina e il benessere psicofisico che ci insegna lo sport, la dice lunga su come prendersi cura di noi, rafforzando il sistema immunitario che ci preserva dalle malattie. Dunque, rispetto delle regole e responsabilità personale al primo posto, soprattutto quando si ha a che fare con un “mostro” che si chiama Covid19.
#iorestoacasa
È il momento di rispettare le misure restrittive imposte dalla legge e, senza ombra di dubbio, non è tempo di “party” e di nessun tipo di aggregazione sociale. Bisogna dare ascolto all’hasthag #iorestoacasa, il monito più sensato e sensazionale che sia stato inventato, più virale del virus che vuole combattere, che ha iniziato a far rumore, ormai un mese fa. L’appello di stare a casa è partito dalle zone rosse, dai medici e dagli infermieri che, in prima linea, stanno facendo i conti, rischiando la loro vita, con numeri catastrofici di persone che muoiono con tanta sofferenza fisica. È, soprattutto, una condizione disumana. Questo perché le vittime vanno incontro a una morte solitaria che può essere addolcita, nei casi più “fortunati”, da un i-pad che concede un ultimo saluto virtuale con i propri cari.
Ci intimano di non uscire, di lasciare la propria abitazione solo per motivi di salute, di lavoro strettamente necessario. Per portare il cane a fare i bisogni, per il proprio approvvigionamento, di mantenere la distanza di sicurezza di almeno un metro, di usare guanti e mascherine. E che si fa per la propria salute psico-fisica? A questa ognuno deve pensarci da sé, con il buon senso.
Maria Rita Parsi, psicoterapeuta: “Scandire la giornata con degli obbiettivi”
Abbiamo chiesto alla psicoterapeuta Maria Rita Parsi come gestirsi durante la quarantena e se fosse così sbagliato andare a correre da soli.
“Per prima cosa – dice la Professoressa – bisogna avere un contenitore di regole. Scandire la giornata con degli obiettivi. Alzarsi al solito orario, fare colazione, leggere. Lavorare in smart-working, se possibile, concedersi la pausa caffè o sigaretta (lo dice una fumatrice consapevole dei propri rischi). Uscire a fare la spesa in modo moderato, cucinare, aiutare i figli a svolgere i compiti- Poi fare la telefonata consolatoria ai familiari disperati, o quella che ti fa fare una risata. Finalmente il virtuale può avere un’utilità sociale.”
Oggi i mezzi tecnologici, spesso demonizzati, ci vengono in soccorso, aiutandoci a passare il tempo, regalandoci l’aperitivo virtuale in conference call con gli amici. Il consiglio è di moderare l’uso delle chat di gruppo che possono assorbire troppo tempo, utile a fare anche altro, tra scambi di post esilaranti, drammatici, disquisizioni e perché no anche litigi. Numerose sono le app che ci permettono di restare connessi con il nostro mondo abituale, con il personal trainer in diretta su Instagram, con gli amici, con l’ufficio, con la scuola.
“La maggior parte dei nostri ragazzi – dice la Parsi – sta affrontando la solitudine in modo esemplare, per loro è arrivato il momento di usare il virtuale in modo didattico e consapevole, più umano. Tra di loro è partita una campagna di auto-responsabilità, data dal messaggio – scandito da un tam tam di sms – che gli è arrivato forte e chiaro. Bambini e adolescenti sono i soggetti più resistenti a questo virus, ma possono diventare veicolo di trasmissione e quindi pericolosi per i loro familiari, soprattutto per i nonni. Una condizione – sospira la psicologa – che allo stato attuale, se il Covid-19 non muterà in peggio, li preserva da una strage degli innocenti”.
La luce naturale è un farmaco potentissimo
E veniamo all’esercizio fisico, di per sé salutare. Certo è possibile praticare lo sport in casa, ma l’aria aperta e il sole aiutano, ci ossigenano, rafforzano il sistema immunitario. Bisogna sgranchirsi le gambe, si può approfittare e andare a piedi al supermercato, ma poi la spesa (che non può essere neanche razionata, se l’indicazione è di andare a fare scorte il meno possibile) come la porti a casa? Beato chi ha il giardino o un bel terrazzo o, meglio ancora il cane da portare a passeggio sotto casa, c’è persino chi ha messo il guinzaglio al gatto.
La tentazione di trasgredire alla regola e che l’uscita con l’animale domestico diventi una scusa per allungare la passeggiata, in quale categoria di reato la mettiamo? E gli altri cosa fanno? Specialmente gli ipocondriaci, e tutti, tutti noi che abbiamo paura? Ecco, la paura è quel sentimento che prende il sopravvento e indebolisce il sistema immunitario. Per contrastarla dobbiamo distrarci. E ognuno deve mettere in atto le sue risorse personali: hobby, passioni, tutto ciò che ci faccia stare un po’ meglio, scaricare la tensione, ognuno di noi ha il suo modo di proteggersi dal terrore.
In primis, evitare la folla e le piccole aggregazioni, ma non bisogna rinchiudersi in casa come sorci nella tana, bisogna stare vicino alle piante, ricordarsi che la luce naturale è un farmaco potentissimo. E, almeno una buona notizia c’è: l’aria è pulita (anzi, lo è più di prima perché si è abbassato il livello di inquinamento). E se non lo fosse, se l’infezione non si trasmettesse con il contatto, ma per via aerea? Non usciremmo neanche a cantare e a ballare per il flashmob sul balcone che ha unito tutti in una festa che inneggia alla solidarietà, nell’epoca dei baci e degli abbracci virtuali che ora deve lasciare spazio anche a un po’ di silenzio per commemorare l’elevato numero di morti.
I runner: parola alla dottoressa Maria Rita Parsi
E allora stemperiamo anche le campagne d’odio contro coloro che, abituati a fare sport, per esigenze personali non possono rinunciare a scaricarsi con un’ora di jogging.
“Accade per un bisogno neuro-chimico” conferma la Prof.ssa Maria Rita Parsi che si raccomanda di attenerci alla legge e alle indicazioni che ci vengono date e spiega come “bisogna sapere usare il buon senso e non strumentalizzare o approfittarsi delle situazioni, ma che, per necessità personali, lo sport è sicuramente un sostitutivo dei farmaci. Sicuramente, in un momento d’emergenza si può rinunciare, o limitare una propria esigenza, ma non si può condannare nessuno. E non è vero che qualcuno leva il posto a un altro. Siamo tanti, ma bastano poche accortezze, come la distanza di sicurezza e la mascherina, gli orari e magari cambiare percorso. Le stesse regole valgono al supermercato e sul marciapiede con il cane”.
ll runner è diventato il perfetto capro espiatorio dell’umanità terrorizzata dall’angoscia della morte e dall’incertezza del domani, anche in termini economici. Quindi per ognuno vale il sacrificio a lui più consono, in una giungla di restrizioni e di controsensi in cui l’unico metro di giudizio è la responsabilità di non diventare un potenziale untore. Nella stessa ottica del maratoneta (non improvvisato per le circostanze), un altro soggetto “impuro” è l’asintomatico che è semplicemente immune alla malattia pur avendo inoculato il virus. L’untore può essere chiunque, tua madre, tuo padre, tuo figlio, tuo fratello, il vicino di casa insopportabile, il tuo migliore amico. E soprattutto è ovunque, l’incubo sociale perfetto.
Impauriti accettiamo che ci vengano levate le nostre libertà minime, riteniamo normale il coprifuoco totale, esaltando il modello cinese. Possiamo fare grandi sacrifici per tornare a una vita normale, ma non possiamo farci levare l’umanità, i nostri diritti, il raziocinio. Questa Pandemia ci ha insegnato che nessuno di noi è onnipotente e nessun Capo di Stato ha l’antidoto per la guarigione. Ci vuole speranza e responsabilità, #andràtuttobene.