“The Dark Collection – Sistine Chapel”, 2020. Exhibition View. Third Eye Prophecy scultura digitale tra Michelangelo (Storie della Genesi) . Photo Credits: Virtual Tour Vatican Museum & Luca Pozzi

Inauguriamo oggi una breve rubrica volta ad indagare la produzione di alcuni artisti italiani durante i mesi del lockdown. Tre interviste ad altrettanti protagonisti dell’arte contemporanea usciranno oggi e nelle prossime due domeniche, terminando così il 3 maggio, il giorno dell’ipotetica fine della quarantena.

3×3, artisti in quarantena comincia con un’intervista a Luca Pozzi, giovane artista milanese da sempre interessato allo studio della gravità quantistica, del teletrasporto, della cosmologia e della fisica, vantando persino collaborazioni con importanti centri scientifici internazionali quali il CERN di Ginevra e la NASA. Egli converte la ricerca teorica in sculture magnetizzate composte da oggetti che fluttuano nell’aria come nel migliore dei film di fantascienza, suscitando spesso reazioni di grande stupore negli spettatori.

Degni di nota sono anche i suoi disegni di luce e le fotografie multidimensionali, in cui il tempo sembra fermarsi improvvisamente. Tra queste ultime, ricordiamo la serie Supersymmetric Partners che documenta veri e propri salti all’interno dei dipinti rinascimentali di Paolo Veronese. Inoltre, le sue opere fanno parte di prestigiose collezioni pubbliche e private, tra cui il Mart di Rovereto, il MAMbo di Bologna, la collezione del Ministero degli Affari Esteri italiano “La Farnesina” e l’Archivio di estetica spaziale e prassi di New York.

Tuttavia, Luca Pozzi non è soltanto questo. Infatti l’artista ha ideato – grazie alla curatela di The Swan Station – un progetto artistico virtuale decisamente in linea con le diverse condizioni di vita alle quali il Covid-19 ci ha costretti ultimamente. Ma lasciamo che sia lui stesso a parlarcene…

“The Dark Collection – Sistine Chapel”, 2020. Third Eye Prophecy scultura digitale tra Michelangelo (Giudizio Universale).
Photo Credits: Virtual Tour Vatican Museum & Luca Pozzi

Luca, tu vivi a Milano, una delle città più colpite dal coronavirus, ma nonostante ciò sei riuscito a proseguire con il tuo lavoro…

«Questa rivoluzione era nell’aria da qualche anno, ma non pensavo che la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso delle nostre abitudini e della nostra percezione sarebbe stata causata da un virus. Molti progetti sono stati rimandati o cancellati: dovevo iniziare una residenza alla Casa Degli Artisti di Milano negli ex-studi di Luciano Fabro e Hidetoshi Nagasawa, poi una grossa collaborazione con un’azienda per il Salone del Mobile, una personale in una villa vicino a Venezia e una partecipazione site-specific all’interno di un festival di fisica ed informatica a Torino. Ho bloccato la mia produzione analogica, ma forse la mia ricerca non si è fermata del tutto perché stavo già lavorando sulla costruzione di esperienze ibride a cavallo tra materia e informazione».

Ci puoi raccontare in cosa consiste The Dark Collection – Sistine Chapel, il progetto artistico da te  avviato proprio il giorno di Pasqua?

«È il secondo capitolo di un processo di dislocazione da remoto di sculture digitali iniziato la notte di Natale (nel lontano e più rassicurante 2019), dando la possibilità al pubblico di scaricare direttamente dal mio sito internet un’applicazione di realtà aumentata per Android che permetteva di visualizzare dodici “profezie” tra gli spazi vuoti della Pinacoteca di Brera di Milano».

“The Dark Collection – Sistine Chapel”, 2020. Vista della mostra. Third Eye Prophecy scultura digitale tra Rosselli (Discesa da Monte Sinai) e Botticelli (La punizione dei Ribelli). Photo Credits: Virtual Tour Vatican Museum & Luca Pozzi

E invece ai Musei Vaticani di Roma cosa accade?

«Sostanzialmente la stessa cosa, ma in un contesto diverso e in un momento storico caratterizzato da grandi incertezze. Questa volta ho deciso di ambientare la mostra all’interno della Cappella Sistina, un luogo che immagino come un gigantesco database, una specie di teoria del tutto senza eguali; forse la risposta rinascimentale alla necessità di un’esperienza trascendentale di Virtual Reality immersiva, ma con gli strumenti della prospettiva del Leon Battista Alberti e della Sezione Aurea di Pitagora. In questa occasione, ho deciso di inaugurare il progetto proprio il giorno di Pasqua come omaggio alla comunità cristiana e agli sforzi del Papa, impegnato – oggi più che mai – a diffondere messaggi di speranza e fratellanza».

Cosa rappresentano nello specifico queste sculture digitali che appaiono sugli schermi dei visitatori?

«Rappresentano 13 palline da tennis ovalizzate per effetto della velocità, dotate di una pupilla esplosiva al centro. Le immagino come dei profeti quantistici in grado di riflettere lo spazio circostante e di collegare presente, passato e futuro. Sono presenze fluttuanti collocate davanti alle scene del Nuovo e dell’Antico Testamento, al Giudizio Universale e persino sulla volta, di fronte alle storie della Genesi».

“The Dark Collection – Sistine Chapel”, 2020. Third Eye Prophecy scultura digitale tra Perugino (Partenza di Mosè per l’Egitto) e Botticelli (Prove di Mosè). Photo Credits: Virtual Tour Vatican Museum & Luca Pozzi

Di fatto gli spettatori come potranno accedervi?

«Scaricando l’applicazione dal link http://www.lucapozzi.com/project/the-dark-collection-sistine-chapel/, recandosi fisicamente nei Musei Vaticani appena sarà possibile, oppure attivando l’applicazione e navigando tramite il virtual tour ufficiale http://www.museivaticani.va/content/museivaticani/it/collezioni/musei/cappella-sistina/tour-virtuale.html».

Considerata la tua passione per la scienza, pensi o magari auspichi che in futuro la digitalizzazione possa avere un ruolo più rilevante nella nostra quotidianità, o meglio ancora nell’arte?

«Penso di sì, ma non in termini necessariamente “informatici” convenzionali o dal punto di vista dell’industria della comunicazione. La mia ricerca è connessa alla Fisica Teorica e alla Cosmologia Multi-Messaggera. La mia vicinanza alle comunità scientifiche di Loop Quantum Gravity, dell’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), del CMS detector, del CERN di Ginevra e dei Laboratori del GranSasso, mi suggerisce che le interazioni fondamentali che uniscono tutti i fenomeni abbiano una natura molto più simile a quella del BIT quantistico, piuttosto che della materia classica. Se in futuro impareremo ad immaginare una realtà fatta di Q-Bit cambierà tutto».

“The Dark Collection – Sistine Chapel”, 2020.Vista della mostra. Third Eye Prophecy scultura digitale tra Rosselli (Discorso della Montagna) e Perugino (Consegna delle Chiavi). Photo Credits: Virtual Tour Vatican Museum & Luca Pozzi

Secondo te, a lungo termine, quale impatto potrà avere questa situazione sul tuo modo di lavorare?

«Difficile da prevedere, dal punto di vista teorico credo che mi spingerà a studiare sempre più i linguaggi di programmazione e ad approfondire lo studio della fisica degli spazi topologici. A livello pratico, ogni materiale che lavorerò e trasformerò non finirà con i suoi confini, i suoi volumi e le sue superfici, ma continuerà in altre dimensioni e avrà sicuramente dei collegamenti a distanza che influenzeranno comportamenti multipli. Dal punto di vista del sistema dell’arte nasceranno gallerie virtuali come già Artland aveva iniziato a fare diversi anni fa senza che collezionisti e galleristi accettassero veramente l’idea di interagire da remoto».

E su di te? Credi che questa esperienza ti cambierà umanamente?

«Al di là della quarantena e del virus, credo che questa sia una buona occasione per iniziare seriamente a credere di non essere uomini che usano l’informazione per i propri scopi, ma che siamo noi stessi informazione in movimento. Poi per me è un periodo particolarmente rivoluzionario perché tra qualche settimana diventerò padre per la prima volta, quindi tutta la mia sfera interiore si sta riorganizzando profondamente. Magari ne riparliamo dopo il 12 maggio sperando che per quel giorno il lockdown sarà finito!»

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