Gli italiani ricominciano una vita quasi “normale”. Tornano al bar a fare colazione con caffè e cappuccino, ad esempio. E scoprono un’amara sorpresa. Da Torino a Palermo nei bar la tazzina è arrivata a costare un euro e mezzo e, in qualche caso, persino due, come riporta Alessio Camilli su Blitzquotidiano. Secondo il Codacons la Fase 2 si accompagnerà a una stangata di 536 euro per ogni famiglia italiana.

Gli aumenti, non tutti ma di certo alcuni sì, sono comprensibili alla luce di due mesi di azzeramento degli incassi da parte delle aziende. Adesso, inoltre, negozi, locali e imprese sono tenute a sanificare gli spazi che mettono a disposizione dei clienti. Con conseguenti spese in più non previste. I prezzi, quindi, lievitano.

Sempre, naturalmente, che la domanda cresca. Cosa che potrebbe avvenire nel breve periodo ma non nel lungo. Tanti italiani, infatti, hanno già perso o rischiano di perdere il lavoro. Devono fare i conti con la necessità di risparmiare più che di spendere. E, se i prezzi delle merci rimarranno in crescita, si regoleranno di conseguenza.

A tutto questo, poi, si aggiunge che le regole del distanziamento sociale causeranno una prevedibile riduzione del numero dei clienti al bar, come al ristorante, in trattoria o in pasticceria. Ciò potrebbe comportare una flessione negli incassi attesi. Per il Codacons bisogna attendersi per i prossimi giorni rincari anche nell’abbigliamento e nel comparto ristoranti.

Anche il settore turistico, i cui introiti sono stati azzerati dal lockdown, potrebbe aumentare i prezzi. Sia per quanto riguarda gli alberghi che per i trasporti. Dal 18 maggio sono lievitati anche i prezzi dei parrucchieri. I titolari devono infatti tener conto di nuovi costi: per esempio quelli degli asciugamani monouso.

Ma già prima di lunedì scorso prezzi in crescita erano quelli dell’alimentare, specie frutta e verdura. L’Istat aveva in effetti già registrato nel mese di aprile un aumento medio dei prezzi del cibo del 2,8%. La città italiana dove il rincaro si è fatto sentire più forte è stata Caltanissetta, che nel mese scorso ha registrato un +5,7% su base annua, più del doppio rispetto alla media italiana. La situazione non è però così diversa fra Nord e Sud: da Trieste (+5,3%) a Palermo (+4,8%).