Si chiama YaMatt -al secolo Matteo Filippo Galvani, n.d.r.-, ha 23 anni e “sta pianificando di conquistare il mondo”. Un talento giovane e precoce che esplora l’arte, vive intensamente la musica, scrive i suoi testi e si muove con abilità nel mondo del videomaking.

Nel 2013 ha fondato la band Mad&Bros per cui, oltre a scrivere e suonare, ha prodotto il primo video e sperimentato le sue abilità di videomaker. Tre anni dopo ha vissuto la prima esperienza di assistente alla regia per la società di produzione YouNuts! sui set dei videoclip di Alessandra Amoroso, Marco Mengoni, Salmo, Elio e le Storie Tese, Clementino, Thegiornalisti, Gemitaiz, Nitro Jovanotti. Nel 2017 ha preso parte, in veste di attore, alle riprese del video di Fenomeno di Fabri Fibra. Nel 2018, poi, ha avviato la carriera da solista con lo pseudonimo di YaMatt e ha pubblicato tre brani: Selvaggi, Leone e Fuorilegge di cui, oltre che autore, è stato anche regista dei relativi videoclip. Nel 2019 Virgin Records si è interessata al suo talento.

INTERVISTA A YAMATT

 

Il tuo ultimo singolo è Desideri – uscito martedì 14 luglio, n.d.r-: “Desideri nella testa che vorrei capire […] desideri nella testa che non posso dormire” recita il brano; ce li racconti, questi desideri?

Ho scritto questo pezzo più di un anno fa, mi interrogavo sui desideri; a volte devi imparare a riconoscere se sono tuoi, se vengono da te, o vengono da fuori e si esprimono in te. Se vogliamo qualcosa proprio perché la vogliamo, o abbiamo visto qualcuno che ha quella cosa e pensiamo di volerla anche noi.

È arrivata una risposta?

Sì, alla fine mi son dato una risposta: devo fare le cose bene, sempre meglio. Devo dimenticare tutte le domande, andare diritto e fare quel che devo, desidero questo.

A proposito di quel che devi fare, in un altro tuo brano -Nikes, n.d.r.- scrivi: “sto pianificando di conquistare il mondo e non mi arrendo mai” e, in effetti, sembra che tu ci stia riuscendo. Cantante, autore, videomaker, assistente di regia…

Sai, il percorso video e il percorso musica sono nati insieme, anzi, quello video è nato dalla musica. Anche se avevo una passione nel fruire il cinema già da bambino; guardavo film che a quell’età di solito non si guardano.

Come…? 

Come Trainspotting, Fight Club, Requiem for a dream e così via. Non chiedermi perché mi venisse voglia di guardarli a tredici anni, ma era così.

«In quarantena ho cambiato prospettiva»

Gli adolescenti possono sorprenderti. Dicevamo musica e video.

Sì, ho iniziato a fare musica con i miei amici perché ne ascoltavo tanta. Mi piacevano i Nirvana, i Red Hot Chili Peppers e allora abbiamo messo su una band. Scrivevo i pezzi, ma non sapevo nemmeno ancora suonare la chitarra. Avevamo quattordici anni e pochi soldi; quando un anno dopo siamo arrivati ad avere il primo singolo, dovevamo fare anche il video. Il batterista aveva una Reflex e insieme abbiamo fatto la regia. Il prodotto finale non era eccellente, dovevamo migliorare. Però ho capito che il videomaking mi piaceva, che potevo immaginare qualcosa e trasformarla in realtà. Crescendo, poi, ho iniziato a valutare le mie priorità. Volevo fare l’artista, ok, ma dovevo capire come e perché. È anche importante capire come si può crescere come artista; bisogna avere sempre nuovi stimoli, sempre cose nuove da comunicare.

Dico di più; questo periodo di quarantena mi ha cambiato la prospettiva. Durante il lockdown si è perso l’ascolto della musica, c’è stato un boom di fruizione di contenuti che non accompagnano il tuo tempo come la musica. Magari molte persone ascoltano la musica mentre fanno altro; in quarantena c’era proprio bisogno di occupare del tempo, quindi Netflix, Prime Video, Sky e così via. Le piattaforme streaming hanno fatto il botto, mentre Spotify, ad esempio, ha perso tanto. In questo senso, il video ha da trasmettere cose diverse. Per quanto mi riguarda, quindi, sono sempre alla ricerca del canale migliore per raccontarmi e comunicare i miei messaggi. Ah, a tal proposito, mi sono anche iscritto a Economia e Finanza!

Allora vuoi davvero conquistare il mondo! Mi chiedevo: uno come te, così caparbio e risoluto, deve avere un idolo, una modello, un “vorrei essere come lui…”

Per quanto riguarda il mondo del cinema, ti direi Christopher Nolan per l’aspetto tecnico; è davvero bravo in quello che fa. Sul piano dei contenuti e della scrittura direi Woody Allen. Mi piace la sua ironia e come riesce a comunicare in maniera genuina il messaggio di fondo di ogni suo film. Per la musica… Jimi Hendrix!

Ah beh, un nome come un altro! Voltiamo pagina e apriamo il capitolo “Amici”. Hai fatto parte della scuola più famosa d’Italia: com’è stato?

Innanzitutto mi ha aperto delle porte, questo è fondamentale. Mi ha portato a pormi delle domande su cosa volessi fare davvero e cosa diventare e poi ho potuto toccare con mano come funziona una macchina del genere a livello produttivo. Ho potuto osservare da dentro come funziona un meccanismo così particolare; è un misto tra un talent show e il Grande Fratello. Quello che fanno è molto affascinante per certi versi, per altri “spaventoso”, ma in modo bello.

Anche questo 2020 ha spaventato tutti, e non in modo bello; immagino però tu abbia dei progetti importanti in ballo, nonostante l’anno funesto…

Speriamo finisca quanto prima! Comunque, sì: pubblicherò tanti singoli, ma non voglio dire troppo, né voglio fare troppi piani; sembra che il 2020 voglia disfarli tutti. Preferisco avere un buono spirito di adattamento e non mollare mai.