“Ove abitai fanciullo”. Prende spunto dai versi di “Le Ricordanze” il nuovo itinerario che ci porta alla scoperta del piano nobile di Casa Leopardi, riaperto dopo due secoli dalla nobile famiglia recanatese. Dalla scorsa primavera, infatti, è possibile ammirare i luoghi d’infanzia e gli appartamenti privati dove visse il grande poeta marchigiano Giacomo Leopardi. Una residenza suggestiva, ricca di fascino, storia e magia finora esclusivamente riservata ai discendenti dell’illustre Famiglia. La condivisione al pubblico di questa emozionante parte privata della dimora natale leopardiana si deve all’intuizione e alla lungimiranza dell’attuale discendente di uno dei più importanti casati nobiliari italiani: la Contessa Olimpia Leopardi.
Casa Leopardi: la Galleria con le sue collezioni d’arte, il giardino che ispirò gli immortali versi de “Le Ricordanze” e gli appartamenti del poeta
Il nostro appuntamento con la Storia prende il via in un’assolata mattina di agosto. Ed è proprio Donna Olimpia Leopardi a condurci negli storici ambienti e ad intrattenerci in un piacevole ed intenso dialogo in cui ci racconta gli aneddoti riguardanti il suo emerito predecessore. La Contessa è l’attuale Custode morale e la Proprietaria dell’immenso patrimonio di Casa Leopardi. La sua straordinaria sensibilità artistica, ma soprattutto umana, non fanno altro che ricordarci la forte somiglianza con l’indimenticabile scrittore italiano. La raffinatezza, la cultura, l’educazione e la genialità del suo emerito antenato.
“La riapertura delle stanze private di Giacomo programmata per il 21 marzo, a causa del covid-19, è slittata al 18 maggio 2020.”, afferma Donna Olimpia Leopardi, Direttrice del Museo Leopardiano. “Ci sono oneri ed onori nel portare un cognome così importante. Noi siamo privati, non siamo aiutati dallo Stato, la manutenzione della residenza è a nostro carico. Se un posto del genere non lo ami profondamente non riesci a prendertene completamente cura”.
Lo straordinario impegno e la perfetta conservazione di tutti gli ambienti di Casa Leopardi traspare fin dall’arrivo nella storica struttura. Con grande emozione percorro lo scalone d’onore della Residenza ed entro nella sala contenente l’immensa libreria. Qui sono custoditi oltre ventimila volumi, dodicimila di questi raccolti dal babbo di Giacomo: Monaldo. Il Conte, figura illuminata, lungimirante e cardine della formazione del giovane poeta, creò l’immensa biblioteca di scritti filosofici, politici, religiosi che fu a disposizione dello studio dei suoi figli e di tutti i cittadini recanatesi. Monaldo ebbe anche il merito di debellare il vaiolo offrendo gratuitamente alla popolazione di Recanati il vaccino.
“La biblioteca contiene anche i libri proibiti, volumi il cui possesso è consentito solo attraverso una speciale concessione da parte del Pontefice”
“Monaldo chiede il permesso di averli per sé e per la figlia Paolina, a cui dà la stessa educazione dei figli maschi – spiega Olimpia Leopardi – Proprio Paolina diviene la prima giornalista italiana, traducendo gli articoli dal francese all’italiano. Tra Monaldo e Giacomo c’è un conflitto generazionale forte, tipico tra padre e figlio. Uno è un genio, l’altro no, si confrontano su territori culturali diversi. Monaldo ha un erede con un’intelligenza modernissima, superiore alla propria, che si scontra con l’epoca. ‘Lei è il padre del grande Giacomo?’ gli viene chiesto spesso. Da lì Giacomo capisce la grandezza del figlio”. “Se mi mancasse Giacomo mi mancherebbe il mio migliore interlocutore”, dichiara ancora, riflettendo sulla figura del Conte Monaldo. Procedendo nel percorso si intravede lo scrittoio di Giacomo.
“Lo studio matto e disperatissimo” del giovane filologo avveniva su un tavolo piccolissimo di Casa Leopardi
Qui lo studioso divorava senza sosta volumi di lettere, filosofia, storia. Si stima che in sette anni di studio folle, dai 14 ai 21 anni, Giacomo abbia letto oltre 8.500 volumi. Una media di tre libri e mezzo al giorno di almeno 1000 pagine ciascuno.
“Da piccola quando entravo nella Biblioteca mi facevo di corsa tutti i saloni e riscendevo veloce per le scale. Volevo dimostrare a me stessa che potevo farcela. Giacomo era pur sempre un ragazzo e quindi immagino che, sebbene fosse un enfant prodige, dopo aver letto l’epica classica, sfidasse a spada i suoi fratelli e che andasse a giocare nel Giardino che gli ispirò i versi della poesia “Le Ricordanze” (1829). Sicuramente Giacomo ai suoi maestri disse di fare un ripasso di greco antico. Ben presto lui superò i suoi educatori che andarono da Monaldo dicendogli che non avevano altro da insegnare al figlio”, afferma con orgoglio Olimpia Leopardi.
La novità di Casa Leopardi è rappresentata dall’apertura dei saloni di rappresentanza e dalle stanze da letto di Giacomo Leopardi: “Le Brecce”
“Mio padre Vanni mi è stato vicino nella cura del Museo fino allo scorso novembre, quando purtroppo è venuto a mancare. È a lui che devo l’amore e il senso di responsabilità che un Palazzo del genere richiede”. D’un tratto gli intensi occhi azzurro cielo della Contessa si velano d’emozione quando ricorda l’amata figura paterna. Dopo qualche istante, con fermezza, continua:
“Nel 1995 ho iniziato a prendermi cura di Casa Leopardi, prima ho viaggiato molto soprattutto all’estero. Ho restaurato le cantine, creato il Museo, ristrutturato la Casa di Silvia, sistemato il telaio, realizzato il bar per i visitatori, tutto solo con le nostre forze. In trentacinque anni abbiamo fatto tanto. Mio padre è stato per me un grande sostegno. E proprio a Lindos, Rodi, dove andavo ogni estate con lui, conobbi i Pink Floyd. Vanni era più amico di Richard, io di Dave. Vennero a farci visita a Recanati. Ricordo i nostri piacevoli pomeriggi nel Salone Azzurro e nella Galleria. Qui ho ricevuto anche ben quattro Presidenti di Stato: Cossiga, Scalfaro, Napolitano e Mattarella, quest’ultimo lo scorso anno. Napolitano e Mattarella, in particolare, sono profondi conoscitori del pensiero leopardiano.”
Ora il Salone Azzurro, l’ingresso al piano nobile, è finalmente fruibile a tutti i visitatori
Alle pareti possiamo scorgere i dipinti dei membri della Famiglia Leopardi, tra cui il “Ritratto del conte Giacomo Leopardi” e il “Ritratto della Contessa Rosita Carotti“, bisnonna degli attuali discendenti di Casa Leopardi. Troviamo anche l’albero genealogico realizzato da Monaldo, l’arazzo rosso con lo stemma dei Conti Leopardi di San Leopardo, costituito dal leone rampante con corona comitale e dalla croce di Malta.
Nella Galleria la Famiglia ha intrattenuto persino il Principe Carlo d’Inghilterra, ma anche i poeti Carducci, Pound, Ungaretti, Luzi, e personalità della cultura e dello spettacolo come Carmelo Bene e Vittorio Gassman. Non ultimo, proprio alcuni giorni fa, Oliver Stone, recatosi in visita privata a Casa Leopardi durante il suo tour nelle Marche per la presentazione del libro autobiografico “Cercando la luce”. Nella magnifica Galleria si trovano due grandi casse di legno che contenevano il corredo nuziale della Marchesa Antici, madre di Giacomo. Compaiono anche una serie di quattro tele raffiguranti animali al pascolo attribuite al noto pittore tedesco Philipp Peter Roos, detto Rosa da Tivoli. Ed è proprio in questa parte della Residenza che, per spezzare la noia della quotidianità, il Conte Monaldo organizzava piccole recite teatrali sulla base di commedie scritte da lui o da Giacomo stesso.
Continuando nell’inedito percorso “Ove abitai fanciullo” raggiungiamo finalmente le stanze private del poeta: “Le Brecce”, un’infilata di tre camere da letto
C’è il salottino in cui i fratelli Leopardi trascorrevano il tempo libero, la camera di Carlo, fratello di Giacomo, e in fondo, più ampia, la stanza del fratello maggiore Giacomo. “Abbiamo terminato a maggio i lavori più importanti della struttura. Quando sono state rimosse le impalcature ho potuto ammirare gli affreschi originari. I soffitti hanno un’altezza di 5 metri, le stanze sono ampie circa 50 mq. Immagino il freddo che abbia potuto soffrire Giacomo, ciò sicuramente non avrà giovato alla sua salute così precaria. In queste stanze Leopardi compose i versi per Gertrude, il suo primo amore. Con Fanny Targioni Tozzetti e Maria Belardinelli Giacomo ha i contatti per la prima volta con il sesso femminile. Queste donne stimolano fortemente l’immaginazione di Giacomo, non solo la celebre Silvia“.
Ma oltre l’amore anche l’amicizia è importante per il giovane Poeta
Giacomo intrattiene dei rapporti di profonda fiducia e stima con Antonio Ranieri. “Ranieri, anche lui scrittore, capisce subito la luce che emana Giacomo e quest’ultimo vede in Ranieri ciò che non potrà mai essere: un tombeurs de femmes, un Don Giovanni, un viveur. Giacomo vive l’amicizia come una sorta di amore, o meglio come il sentimento che lui può permettersi maggiormente, a cui dà un tono enfatico, passionale. Noi Leopardi siamo fatti di fuoco.” afferma Donna Olimpia che continua: “Anche Pietro Giordani è una figura cardine per Giacomo Leopardi, da cui trae un grande coraggio. Monaldo si ingelosisce di questa nuova amicizia, incolpando Giordani dei cambiamenti di vita del figlio. Raniero incoraggia Giacomo a dedicarsi alla prosa, anzichè alla poesia. Leopardi prende coraggio e scrive così “L’Infinito”.
Casa Leopardi è stata nel 2014 persino il set de “Il Giovane Favoloso”
Il film diretto da Mario Martone che vede il talentuoso Elio Germano nei panni di Giacomo Leopardi. La pellicola fa vincere a Germano il David di Donatello nel 2015 come miglior attore protagonista, a Martone il Nastro D’Argento, il Globo d’Oro e il Ciak d’Oro come miglior film dell’anno, oltre che a Giancarlo Muselli il David di Donatello come migliore scenografia. La Contessa si congeda ricordando proprio un aneddoto riguardo l’opera: “Carlo Degli Esposti, produttore della pellicola e mio caro amico, a fine lavori mi disse: “Giacomo era la brace sotto la cenere, è bastato solamente soffiarci sopra”.
“Ove abitai fanciullo” è visitabile dal martedì alla domenica tutti i giorni solo su prenotazione chiamando il +39 339 2039459.