È il 15 settembre quando intervisto Riccardo Mandolini: la terza (e ultima) stagione di Baby uscirà nel giro di 24 ore e lui, mi confida ridendo, «non vede l’ora di vedere le puntate», perché – fan della serie prima ancora che suo protagonista – non ha ancora avuto l’occasione di guardare il prodotto finito. Molto più ligio al dovere di Damiano (impossibile estorcergli qualche anticipazione su quello che vedremo, a partire da oggi, su Netflix), Riccardo condivide tuttavia con il personaggio che interpreta una genuinità e una bontà d’animo che sono rare a trovarsi. E ai miei occhi (o, meglio, alle mie orecchie) i due appaiono più simili di quanto l’attore voglia far credere.
Con la terza stagione di Baby si chiude per te un’avventura iniziata nel 2018. Cosa ti porti dietro da questa esperienza?
Beh, sicuramente tanti ricordi, tante emozioni. C’è stata una crescita mia personale, di Riccardo come persona. Di questo devo ringraziare tantissimo Andrea De Sica, per avermi dato l’opportunità di entrare in questo progetto, e Letizia Lamartire, per aver lavorato così bene con tutti noi. Sicuramente sono molto legato a questa serie, però con malinconia mi viene da dire che era giusto chiuderla alla terza stagione. In ogni caso sono molto contento del lavoro svolto.
Quello di Damiano è stato il primo ruolo che ti sei ritrovato a interpretare per il piccolo schermo. Ci racconti com’è nato tutto?
L’iter iniziale è stato quello standard: ho fatto il provino, sono arrivato in finale, e poi mi hanno preso. Avevo molta paura inizialmente perché era una cosa davvero molto grande, però grazie ai registi con cui ho lavorato ho subito avuto la fortuna di sentirmi a mio agio e di poter approcciarmi a questo lavoro nel miglior modo possibile. Lavorare con persone così empatiche mi ha permesso di sentirmi compreso, di essere seguito nel mio percorso con attenzione. Non sono sicuro che senza di loro avrei potuto fare lo stesso lavoro. Gli devo molto, in tutti i sensi. Insomma: questa bellissima avventura è stata un po’ il frutto del caso, anche perché io non ero un attore, non frequentavo corsi di recitazione. Recitare era una cosa che mi piaceva fare, che avrei voluto fare, ma non avevo neanche tanto coraggio per rincorrere questo sogno. Eppure è successo.
E ad oggi senti di aver acquisito un po’ più di coraggio per continuare a rincorrere questo sogno?
Eh, lo devo avere per forza. Quando trovi una cosa che ti piace, diventa difficile farne a meno.
Da domani (oggi 16 settembre, ndr) su Netflix sarà disponibile la terza stagione della serie. Ci vuoi raccontare qualcosa a riguardo? C’è stata una scena particolarmente difficile a cui ti sei ritrovato a lavorare?
Sì, ce n’è una, ma non posso raccontarla. Ti posso svelare che è un incontro che avviene a cena.
Com’è il legame con i tuoi colleghi fuori dal set?
È nata una bella amicizia. Dopo due anni abbiamo collezionato ricordi su ricordi e comunque abbiamo condiviso un successo tutti insieme, e questa è stata una cosa bellissima, che ci ha unito molto. Ovviamente quando passi molto tempo sul set esce fuori il tuo vero carattere, con pregi e difetti. Eppure è proprio questo che rende i rapporti così unici e veri, no?
Prima dicevi che hai avuto molta paura quando ti sei ritrovato a vivere quest’avventura, anche perché era la tua prima esperienza come attore. Immagino che, nella maggior parte dei casi, sia più semplice entrare in un ruolo se si hanno dei punti di contatto con il personaggio che si andrà a interpretare. Per te è stato così? Quanto di te c’è in Damiano?
Beh, sicuramente Damiano ha una vita molto più pesante della mia. Ovviamente io ho cercato di raccontare attraverso quella che è la mia sensibilità quel mondo lì che lui vive. A livello caratteriale, Damiano è un ragazzo che ha delle paure molto grandi, ha delle insicurezze. Però, allo stesso tempo, ha anche delle sicurezze forti: questo perché sa in realtà da dove viene. Ha avuto un percorso burrascoso, certo, però quasi sempre le sofferenze grandi ti segnano e da un certo punto di vista ti aiutano a creare una corazza protettiva. Damiano questa corazza ce l’ha, è la sua arma, la sua costante. Ho cercato il più possibile di aprirmi e di utilizzare la mia personalità per raccontare un personaggio molto diverso da me, da Riccardo.
Quindi ti senti molto diverso da Damiano…
Sì, sotto moltissimi punti di vista. Anche se forse c’è qualche aspetto che ci unisce.
Ad esempio?
Damiano nutre un profondo rispetto per l’amicizia, dà molto valore all’amore. Se vuole bene, vuole bene davvero. In questo mi sento simile a lui. E anche il fatto che se ha dei problemi cerca di abbatterli, di non lasciarsi scoraggiare e di andare avanti. Ecco, questi sono stati gli aspetti che hanno in un certo senso unito la mia persona al mio personaggio. Anche se, appunto, quello di Damiano è solo un personaggio. Con la mia faccia, la mia voce, ma solo un personaggio.
(Foto: Maddalena Petrosino)
A casa, quando eri piccolo, il cinema e la recitazione erano già il tuo pane quotidiano. In che misura la professione dei tuoi genitori ha influito sulle tue aspirazioni e sui tuoi sogni nel cassetto?
Ovviamente ha influito molto. Banalmente se non avessi avuto modo di conoscere questo mondo grazie ai miei genitori, forse non avrei avuto neanche la possibilità di innamorarmi così tanto di questo mestiere. Poi, ovviamente, più sei dentro alle situazioni, più hai modo di conoscerle. E forse ti crei anche meno illusioni… sicuramente non mi aspettavo che andasse così, questo è poco ma sicuro.
Eri un po’ prevenuto?
Sì, assolutamente. E invece il riscontro è stato inaspettatamente positivo. Penso ad esempio ai social, che riflettono in parte il successo di una persona. Certo, poi un conto sono i follower, un conto è il tuo percorso professionale, ci mancherebbe. Però, ecco, sicuramente io non mi aspettavo tutto questo casino (ride, ndr). È stato un ciclone.
Ed è bello essere investito da questo ciclone o ha dei risvolti negativi?
È bellissimo. È l’unica conferma vera di quello che fai. Quando lavori in questo settore sai già che il tuo lavoro potrà essere criticato o apprezzato, e ricevere tutto questo riscontro positivo… beh, fa sicuramente piacere, fa dormire sonni tranquilli. Quindi, per ora ti direi: no, nessun risvolto negativo. Solo lati positivi.
A proposito di aspirazioni e di sogni nel cassetto… come ti vorresti vedere tra dieci anni?
Spero di lavorare ancora in questo settore e di poter costruire un bel percorso professionale. Spero di lavorare con colleghi che riescano a farmi crescere, a stimolarmi nella mia professione. E spero tra dieci anni di risentirti, di essere ancora qui a parlare con te di nuovi progetti e di nuove cose.
E invece, nel periodo più breve, hai progetti in cantiere?
In questo periodo sto girando un film di cui però, purtroppo, non posso ancora parlare.
Non insisto, allora. Però, quindi, ti rivedremo presto…
Beh, presto non lo so, poi con questa faccenda del Covid… non so quali saranno i tempi. Però sì, conto di tornare prossimamente con qualche nuovo progetto.