Il buco dell’ozono sopra il Polo Sud torna a dominare gli incubi dei climatologi. La “falla” nell’atmosfera terrestre, in grado di minacciare la salute del nostro pianeta, ha raggiunto la sua massima estensione in ampiezza e profondità. Lo afferma il Copernicus climate change service (C3s). Si tratta di un servizio del Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio raggio, gestito dalla Commissione Europea.
Cos’è lo strato di ozono
Lo strato di ozono è uno “schermo” fondamentale per la Terra. Svolge la funzione di intercettare radiazioni letali per la vita sul nostro pianeta. La sua formazione avviene principalmente nella stratosfera alle più irradiate latitudini tropicali, mentre la circolazione globale tende poi ad accumularlo maggiormente alle alte latitudini e al Polo Nord e Polo Sud.
Come si forma il “buco”
Il meccanismo di formazione del cosiddetto buco è diverso dall’assottigliamento alle medie latitudini dello strato di ozono. Tuttavia ambedue questi fenomeni si basano sul fatto che i composti chimici responsabili di questo meccanismo appaiono essere principalmente dovuti all’azione umana.
“Al Polo Sud non c’è più nulla…”
“Il buco dell’ozono di quest’anno – spiegano i climatologi del Copernicus – ha raggiunto la sua massima estensione e in generale grandi dimensioni a livello di profondità e ampiezza negli ultimi anni”. Le concentrazioni nella stratosfera sono arrivate a valori vicini allo zero in Antartide a causa di un vortice polare. È stato osservato – spiega Copernicus – che “le concentrazioni di ozono stratosferico si sono ridotte a valori prossimi allo zero in Antartide intorno ai 20-25 chilometri di altitudine, con la profondità dello strato di ozono appena inferiore a 100 unità Dobson, circa un terzo del valore medio”. La causa è “un vortice polare forte, stabile e freddo“. Gli scienziati dicono che “il buco dell’ozono nel 2020 ha raggiunto la sua massima estensione”. “Il modo in cui si sviluppano cambiamenti nel buco dell’ozono ogni anno è molto variabile – commenta Vincent-Henry Peuch, direttore di Copernicus atmosphere monitoring service -. Il buco dell’ozono del 2020 assomiglia a quello del 2018″ che “era abbastanza grande e tra i primi della classifica degli ultimi quindici anni”.