Reduce dal successo dell’ennesimo progetto sperimentale della sua originalissima carriera, quel Buongiorno che lo ha visto rilanciare i suoi brani classici in una nuova veste rap, Gigi D’Alessio ha recentemente deciso di affrontare una questione spinosa del suo rapporto privato con la musica; la difficile relazione con la critica, a suo dire mai veramente in grado di capirne il percorso. L’assenza di una vera e propria consacrazione per l’artista napoletano in termini critici passa per un feeling mai sbocciato – complice anche, a suo avviso, una cultura musicale non esattamente completa della stampa.
“Non possiamo parlare di musica nel dettaglio con i giornalisti”: Gigi D’Alessio si lascia andare contro la critica musicale italiana
“Ho diretto l’Orchestra Scarlatti quando ero solo un ragazzo“, si è sfogato Gigi D’Alessio a Rolling Stone, mettendo le carte in tavola. Per l’artista partenopeo, le mancanze sono soprattutto quelle della critica musicale italiana, incapace di comprenderne il percorso nella sua interezza. “A 30 anni ho diretto la London Symphony Orchestra. Che caz*o dovrei fare di più?“. E la formazione non aiuta di certo: “Magari potessimo parlare più spesso di musica, nei dettagli“, spiega ancora. “Ma molti di questi giornalisti non saprebbero distinguere un pianoforte da una cucina“.
Fortunatamente, non è alla stampa musicale che spetta l’ultima parola, ma agli ascoltatori: ne è certo Gigi D’Alessio, che ha sempre affidato ai suoi fan il giudizio chiave. “E’ il pubblico che comanda“, spiega ancora. “Il fatto è che siamo abituati al successo usa e getta. Ma va visto quanti di questi pezzi ci saranno ancora tra vent’anni. Se stiamo ancora a cantare Un’Avventura di Battisti, un motivo c’è“.
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