Migliaia di sostenitori del presidente uscente degli Stati Uniti, Donald Trump, sono scesi in piazza a Washington il 14 novembre per manifestare contro il “furto delle elezioni”. Nel giorno in cui il tycoon, per la prima volta, ha evocato la sconfitta elettorale. La manifestazione davanti alla Casa Bianca, inizialmente pacifica, è sfociata in tensioni e scontri con gruppi di oppositori dello stesso Trump.
Decine di arresti, diversi feriti
Dopo il calare della notte, il clima nelle mobilitazioni relativamente pacifiche a Washington si è fatto teso a violento. Gli scontri hanno causato un accoltellamento e almeno 20 arresti. Due agenti di polizia sono rimasti feriti e diverse armi da fuoco sono state recuperate dalle forze dell’ordine. I video pubblicati sui social media hanno mostrato alcuni manifestanti e contro-manifestanti che si scambiavano spinte, pugni e schiaffi. La tensione è salita alle stelle domenica mattina 15 novembre.
Trump: il golf, poi i tweet
Trump, lasciando la Casa Bianca per andare a giocare a golf, si è concesso un bagno di folla. Nella notte ha poi lanciato una serie di tweet in cui ha criticato polizia, sindaco e i media. Ha attaccato l’organizzazione della sinistra antagonista Antifa per aver aggredito i manifestanti suoi sostenitori nella capitale. Ma anche la polizia per essere intervenuta “troppo tardi”. E la sindaca – la democratica Muriel Bowser (nella foto in alto) – perché “non sta facendo il suo lavoro” e il “silenzio dei media nemico del popolo” sulla folla dei suoi fan. Il presidente ha postato anche immagini di un suo apparente supporter aggredito da militanti del movimento black lives matter, chiedendo l’arresto dei responsabili.
Cortei anche in altre città
Diverse altre città americane sabato 14 novembre sono state teatro di manifestazioni di sostenitori di Trump. “Stop the Steal” e “Count Every Vote” gli slogan più gridati, nonostante la mancanza di prove di frodi elettorali o altri problemi che potrebbero modificare il risultato delle presidenziali. A Delray Beach, in Florida, diverse centinaia di persone hanno marciato, alcune recanti cartelli con la scritta “Conta ogni voto” e “Non possiamo vivere sotto un governo marxista”. La polizia di Phoenix ha stimato che 1.500 persone si siano radunate fuori dal Campidoglio dell’Arizona per protestare contro la vittoria di Biden. I manifestanti a Salem, in Oregon, si sono riuniti al Campidoglio e tra gli oratori a Washington c’era un repubblicano della Georgia appena eletto alla Camera degli Stati Uniti.