Gli Stati Uniti ora voltano pagina davvero. A quasi tre settimane dalle più tormentate elezioni presidenziali dei tempi recenti, che hanno incoronato il democratico Joe Biden, ex vice di Barack Obama, quale 46° presidente, cominciano a calare le resistenze di Donald Trump. Il tycoon continua a ripetere che la battaglia sul riconteggio delle schede va avanti ma la crescente pressione del Partito repubblicano per il riconoscimento della vittoria di Biden comincia a sortire i suoi effetti.
Una donna sblocca la situazione
Così adesso Emily Murphy, la responsabile della General Services Administration (Gsa – un’agenzia governativa di supporto all’amministrazione federale) ha riconosciuto formalmente Joe Biden come l’apparente vincitore delle presidenziali. Questo vuol dire due cose. Trump resta isolato. E la strada al processo di transizione dei poteri che il miliardario presidente uscente teneva bloccata con i suoi ricorsi contro presunti brogli elettorali adesso è in discesa.
Disco verde
È il primo riconoscimento dell’amministrazione Usa della sconfitta di Trump. Quest’ultimo è costretto a dare disco verde all’inizio della transizione, pur evocando minacce contro la Murphy. E la volontà di proseguire la sua battaglia legale. La Gsa ha informato il team di Joe Biden che ora può contare sui fondi e le risorse federali previsti. I suoi consiglieri possono cominciare a coordinarsi con quelli del presidente uscente. La mossa è arrivata dopo che la commissione elettorale del Michigan ha certificato l’esito elettorale, contestato invano da Trump. Ma anche dopo la “ribellione” di un crescente numero di parlamentari repubblicani. Il presidente eletto era tagliato fuori anche dal consueto briefing dell’intelligence.
Trump getta la Murphy nella mischia
Trump ha dovuto arrendersi di fronte alla decisione della Murphy. L’ha ringraziata su Twitter per la sua “salda dedizione e lealtà al nostro Paese” per poi denunciare che è stata “tormentata, minacciata e maltrattata”. “E io non voglio vedere che questo accada a lei, alla sua famiglia o ai dipendenti della Gsa”, ha scritto, assicurando che “il nostro caso continua fortemente, proseguiremo la battaglia e credo che vinceremo”.
La replica dell’interessata
In una lettera la responsabile dell’agenzia governativa – Emily Murphy – sostiene di non aver “mai subito pressioni direttamente o indirettamente da alcun dirigente della branca esecutiva, compresi quelli che lavorano alla Casa Bianca o alla Gsa”. E giustifica il ritardo della sua decisione sul via libera alla transizione dei poteri affermando che non voleva anticipare il processo costituzionale del conteggio dei voti, e dunque “scegliere” un presidente.