Una nuova eccellenza nella chirurgia dei trapianti arriva da Torino. Per la prima volta al mondo un positivo al Covid ha donato il fegato a un paziente anche lui Covid positivo che ora sta bene. Non solo. Il trapiantato sta guarendo anche dal coronavirus. A svolgere l’intervento in sala operatoria i medici dell’ospedale Molinette: l’équipe del professor Renato Romagnoli, riporta Adnkronos. L’intervento chirurgico, effettuato nella notte tra il 10 e 11 dicembre scorso, è durato 9 ore al termine del quale il paziente è stato ricoverato presso la Rianimazione Covid 1 ed estubato dopo soltanto ventiquattro ore.
La donatrice
Il Centro Nazionale Trapianti aveva già avviato un programma di donazione di organi salvavita da soggetti con infezione da Sars-CoV-2. Una sorta di “riserva” per pazienti riceventi che siano anch’essi positivi al virus. È così che il 10 dicembre scorso la Rianimazione dell’ospedale di Domodossola, nel Verbano, ha segnalato al Centro Regionale Trapianti piemontese la volontà donativa dei familiari di una donna di 66 anni risultata positiva al virus. Le condizioni del fegato erano compatibili con la donazione. Lo screening per Sars-CoV-2 era positivo sia sul tampone nasofaringeo sia sulle secrezioni bronchiali.
Il ricevente
Il Centro Trapianto di Fegato di Torino ha subito accolto l’offerta dell’organo. Quello stesso giorno, infatti, era in lista d’attesa un uomo di 63 anni, affetto da cirrosi complicata da neoplasia epatica primitiva. Era compatibile con la donatrice. L’uomo, inserito in lista d’attesa il 15 ottobre, era risultato per la prima volta positivo al Covid su tampone nasofaringeo il 9 novembre. Le sue condizioni respiratorie si erano mantenute stabili ed egli si trovava in isolamento domiciliare, senza necessità di ricovero. Nella notte tra il 10 e l’11 dicembre l’équipe del Centro Trapianto Fegato, equipaggiata con idonei dispositivi di protezione individuale, ha proceduto con il prelievo del fegato della donatrice Covid positiva nella sala operatoria allestita nell’ospedale di Domodossola.
Intervento salvavita
Al tempo stesso, come di routine in questo periodo di pandemia, i medici hanno effettuato un ulteriore tampone per il Covid al paziente ricevente. E poco prima di entrare in sala operatoria il referto del tampone ha evidenziato tracce ancora misurabili del virus. Di fronte all’improvvisa necessità di scegliere se proseguire o meno con il trapianto salvavita, il bilancio rischi-benefici ha fatto propendere l’équipe medico-chirurgica per andare avanti con l’intervento chirurgico. Che ha avuto successo.