È alta 4 metri e pesa 3600 chili: parliamo di Shy, la scultura di Antony Gormley (Londra, 1950) che è stata inaugurata il 19 dicembre in Piazza Duomo a Prato, in cui rimarrà per sei mesi. L’arte contemporanea giunge così nel cuore della città toscana, aprendo così un dialogo affascinante con l’antistante cattedrale di Santo Stefano, già segnata dagli interventi di Donatello e Filippo Lippi. L’obiettivo dell’artista londinese è indagare il rapporto tra corpo umano e lo spazio che lo circonda, laddove lo spazio da lui proposto non è da concepire come immutabile e asettico, ma capace di suscitare nuove sensazioni.

ANTONY GORMLEY E LA TOSCANA

Vincitore del prestigioso Turner Prize nel 1994, Gormley in realtà in Toscana può dirsi “di casa”. Infatti, nel 2019 gli Uffizi gli hanno dedicato una personale, mentre nel 2015 ha esposto più di 100 opere al Forte di Belvedere, sempre a Firenze. Invece, al 2004 risale la mostra a Poggibonsi organizzata nell’ambito della manifestazione Arte all’Arte, in seguito alla quale l’artista donò le opere alla città.

Tuttavia, l’installazione che forse l’ha reso più celebre in assoluto è stata Another Place alla Crosby Beach di Liverpool (2005), sia per la bellezza, sia per le contestazioni mosse dai pescatori e dai surfisti locali. L’artista aveva occupato tre chilometri della spiaggia con oltre 100 dei suoi “Iron Men” da 650 kg rivolti verso l’orizzonte. Alla fine, la pubblicità e l’indotto generati dall’opera convinsero tutti a tramutarla in permanente.

ANTONY GORMLEY
SHY
2017
Ghisa / Cast iron
363,3 x 84,2 x 62,7 cm
Photo Ela BIlakowska, OKNOstudio
Copyright Line: © the Artist

“SHY”, L’OPERA DI GORMLEY A PRATO

Per tornare alla “mostra” pratese, Shy sfrutta una struttura architettonica semplice per evocare il concetto di timidezza. Gormley insiste da sempre sul fatto che il silenzio e l’immobilità della scultura sono le sue qualità più forti, che le permettono di essere aperta a tutti i nostri pensieri e sentimenti. In contrasto con la tradizione, secondo cui la scultura sostiene e celebra il potere politico e religioso, il progetto di Gormley cerca di riconoscere e agevolare l’esperienza di ognuno di noi.

C’è sia empatia che umorismo in questo lavoro, con il quale l’artista desidera rianimare il potenziale dell’arte nel regno collettivo per celebrare la vita quotidiana. In proposito l’artista ha dichiarato: «Voglio fare qualcosa che sia sicuro della sua presenza come punto di riferimento, ma che all’esame si connetta con il nostro io interiore e si confronti con quelle emozioni umane più timide e silenziose come la tenerezza e la vulnerabilità».

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