Ultime ore per Donald Trump alla Casa Bianca da presidente degli Stati Uniti. Nel primo pomeriggio di oggi 20 gennaio il tycoon partirà per Mar-a-Lago, la sua residenza in Florida, prima del giuramento di Joe Biden al Capitol Hill di Washington, a cui non parteciperà. Fra i suoi ultimi provvedimenti quelli di clemenza, come da consuetudine presidenziale. Si contano in tutto oltre 140 persone che beneficeranno di grazia o commutazione della pena, decise da Trump oggi.
Il riavvicinamento all’ex stratega
Fra questi Steve Bannon, 67 anni, l’ex stratega del presidente. Lo avevano licenziato dopo le accuse di appropriazione indebita per i fondi raccolti per la costruzione del muro anti migranti al confine col Messico. Nell’agosto 2017 Bannon aveva rilasciato una sua dichiarazione per contestare l’approccio dialogante adottato dalla Casa Bianca con la Corea del Nord. Risultato: Trump lo aveva allontanato dal cerchio presidenziale. Ma il suo “perdono” era stato ampiamente anticipato dai media. Da tempo si parlava di un recente riavvicinamento fra Bannon e il tycoon.
Dall’ingegnere di Google al toscano Buti
E ha “già pagato un prezzo significativo”, secondo la nota della Casa Bianca, Anthony Levandowski, l’ex ingegnere di Alphabet che portò con sé i segreti industriali dell’auto elettrica di Google. Avvenne nel 2016: quando fondò la startup Otto, poi venduta a Uber. Condannato lo scorso agosto a 18 anni di prigione, Levandowski potrà ora “mettere il suo talento al servizio della comunità”. Non manca, fra i graziati da Trump, un imprenditore italiano: Tommaso Buti. Termina per lui l’inchiesta sul crac di una catena di ristoranti, rileva l’agenzia di stampa Agi.
Nessuna grazia a se stesso e a Giuliani
Tra le personalità politiche di primo piano che hanno beneficiato della grazia figurano poi l’ex rappresentante repubblicano Rick Renzi e l’ex sindaco democratico di Detroit Kwame Kilpatrick, il cui mandato fu segnato da numerosi scandali. Molte le commutazioni di lunghe pene detentive per reati non violenti legati agli stupefacenti. Tra i “grandi assenti” dalla grazia presidenziale figurano il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, e la “talpa” dell’Nsa, Edward Snowden. Non si è realizzato infine lo scenario, evocato più volte dai media, che avrebbe visto Trump perdonare se stesso. Il presidente uscente non ha adottato nessun provvedimento di clemenza nemmeno per il suo avvocato Rudolph Giuliani.
First Lady commossa e orgogliosa
Dal canto suo Melania Trump ha postato sui social un videomessaggio di addio. “È stato il più grande onore della mia vita aver servito come first lady. I quattro anni appena trascorsi sono stati indimenticabili, sarete sempre nel mio cuore” ha dichiarato su Twitter. Ha lodato il coraggio dei soldati “eroi”, e ha reso omaggio al “lavoro duro” degli insegnanti e di tutti gli operatori in prima fila nella pandemia del Coronavirus. Melania ha anche ricordato i bambini malati e ospiti degli orfanotrofi, le loro madri spesso tossicodipendenti. E ha rivendicato “il successo” della sua iniziativa Be best contro la violenza online ai danni dei più piccoli. La First Lady ha anche lanciato un messaggio di unità e speranza, condannando la violenza, “che non è mai la risposta e non va mai giustificata”. La sua popolarità però è in calo: secondo un sondaggio della Cnn, il 47 % delle persone interpellate ha un’opinione non favorevole nei suoi confronti rispetto a 4 anni fa. Un indice di gradimento comunque superiore a quello del presidente Trump, che non va oltre il 33%.