Tra i grandi protagonisti della Paris Haute Couture Fashion Week c’è un talento italo persiano che si sta facendo notare dall’intera critica di moda internazionale grazie al suo estro, creatività e visione innovativa dell’alta moda. Farhad Re firma per l’haute couture 2021 la collezione intitolata “Galatea”. Secondo la mitologia questo personaggio femminile nacque da una statua scolpita da Pigmalione. Questi riteneva che nessuna donna fosse degna del suo amore, ragion per cui si lasciò ispirare dalla dea Afrodite, a cui poi la statua assomigliò e di cui Pigmalione se ne innamorò desiderando che fosse viva. Afrodite diede vita alla statua e Pigmalione e Galatea si sposarono. Il couturier rilegge l’antico racconto, cambia il finale e lo traspone magicamente nella modernità dei suoi abiti. Il designer diviene esso stesso Pigmalione e plasma, grazie allo scalpello, una silhouette leggera, scultorea a tratti architettonica. Dietro l’opacità del materiale si profila la grazia della donna vista dal designer, che lui chiama Galatea in omaggio al mito.
Gli abiti esprimono rinnovamento e libertà, dopo mesi di reclusione. Sono creazioni scultoree con ricami fatti a mano dai tagli complessi, influenzate dagli studi del designer in architettura avvenuti a Roma, città dove Farhad ha vissuto gran parte della sua vita prima di traferirsi a Parigi. Una fusione perfetta tra le tradizioni del Made in Italy e la contemporaneità dei capi. A VelvetMag il designer racconta della sua ultima collezione, di Parigi, la città che lo ha accolto a braccia aperte e delle sue straordinarie testimonials: Amanda Lear, Catherine Deneuve, Ursula Andress, Joan Collins.
Intervista esclusiva a Farhad Re
Come nasce la scelta di trasporre il famoso mito di Galatea nella sua haute couture?
Durante il primo confinamento a Parigi, lo scorso anno a marzo, mi sono sentito davvero “in gabbia”. Per noi che lavoriamo nel mondo dell’arte è stata molto dura non poter avere stimoli esterni. Ho deciso quindi di non dedicarmi alla nuova collezione invernale, viste le imminenti restrizioni. E’ nata in me però, a poco a poco, la consapevolezza di voler presentare per questa stagione, non dei vestiti, ma qualcosa di spettacolare, di irreale, un sogno.
Farhad Re come ha realizzato questa idea negli abiti?
Grazie a delle particolari fasce in tripla seta di organza con lavorazione a sbieco sviluppate in altezza per dare l’idea di libertà, di volo. Il mio lavoro è sempre al limite. Le mie creazioni, seppure intrise di grande estro e creatività, non devono divenire dei costumi teatrali, ma abiti straordinari, espressione più pura di bellezza. Ho presentato, durante la Paris Haute Couture Fashion Week, quindici abiti scultura. L’ispirazione al personaggio di Galatea è venuta naturale, una figura che è alla continua ricerca di bellezza e di amore.
Ha utilizzato oltre 500 metri di tessuto per realizzare 15 abiti.
Sono vestiti costruiti in tripla organza, con lavorazioni sbieche. Ogni fascia che si sviluppa in alto ha almeno un metro e mezzo di stoffa. Alcuni abiti, a causa di queste grandi costruzioni, diventano pesanti, per questo motivo preferisco realizzarli corti. Anche perché la femminilità, la sensualità, il lato glamour devono trasparire in una donna.
Qual è l’abito di punta della nuova collezione?
Quello con le lame, gli aculei che fuoriescono dalle braccia. Un abito perfetto per il social distancing di questo momento! L’ho concepito come una sorta di volatile che spicca il volo grazie alla coda dello smoking. L’abito rappresenta la mia Galatea, ma ho cambiato il finale del mito perché lei invece di unirsi a Pigmalione vola via lontana.
Le creazioni firmate Farhad Re sono realizzate principalmente in organza di seta. Come mai questa scelta?
Per dare l’effetto di scultura al mio lavoro in quanto, grazie a questo particolare tessuto, i miei abiti rimangono in piedi e leggeri, oltre che morbidi. Mi avvalgo persino di 30 metri di organza per i tagli in sbieco, a volte c’è uno speco enorme di tessuto.
Quanto può arrivare a costare una sua creazione?
L’abito di punta della collezione Galatea viene 120.000,00 euro, 84.000,00 l’abito più economico.
Per Farhad Re cos’è l’alta moda ?
Alta sartorialità, creatività e unicità. I nostri abiti sono pezzi unici, non abbiamo la macchina da cucire perché ognuno di loro viene costruito a mano persino con le pinze, non sono creazioni replicabili. Per un vestito occorrono il lavoro di due mesi di due persone. L’effetto finale del capo è di estrema leggerezza e portabilità.
A quale tipologia di clientela si rivolge la sua moda?
In Medio Oriente vendo soprattutto gli accessori, il mio target è prettamente russo, cinese, americano dell’East Coast, ma anche del Nord Europa. Sono donne che rimangono affascinate dalle mie creazioni e il più delle volte le vogliono con delle modifiche personalizzate. Ad esempio una cliente, vedendo la mia penultima collezione “Farfalle”, mi ha commissionato un tailleur semplice con una piccola farfalla laterale che richiamava l’abito che avevo ideato. La mia è una donna esclusiva che desidera avere un abito unico, altamente personalizzato, ma riconoscibile nella firma Farhad Re.
Nel corso della sua carriera ha avuto testimonials dal calibro di Amanda Lear, Catherine Deneuve, Ursula Andress, Joan Collins. Ci può svelare un aneddoto di queste singolari collaborazioni?
Sono donne entrate nel mito più che personaggi. Celebrities inarrivabili, non da social sicuramente. Ho optato quindi per una scelta classica. Anni fa mi recai a Londra per andare a vestire Joan Collins. Appena arrivai a casa sua rimasi colpito dal fatto che venne lei personalmente ad aprirmi la porta, come una donna qualunque. Subito esclamai nel vederla: “Ho sempre amato Alexis Colby!” (n.d.r. il ruolo della perfida nella serie tv “Dallas”). E lei subito mi rispose: “Tutti amano Alexis Colby!” Improvvisamente mi resi conto di aver detto una cosa così banale e sprofondai nell’imbarazzo…
Riguardo invece alle sue testimonials più recenti?
Vesto Malika Ayane, che ha partecipato lo scorso anno alla mia sfilata a Parigi e Laura Pausini, donne dalla straordinaria umiltà ed empatia. Nella mio ultimo defilè all’Ambasciata Italiana di Parigi, dove ha sfilato anche Armani, ho avuto l’onore di avere in prima fila anche Emmanuelle Seigner.
Come mai ha scelto proprio questo luogo?
Per fornire al mio marchio un’impronta Made in Italy. A Parigi c’è molta serietà nella moda, per dare alla propria maison l’appellativo di haute couture bisogna avere determinati requisiti.
Lei è famoso anche per un particolare accessorio che ha ideato: la famosa sacca in pelle Farhad Re.
E’ una borsa morbida, realizzata in tre taglie: small/medium/large. Il manico può essere interscambiabile. Ci sono le versioni in pelle, gioiello e catena dorata. Piace dalla ragazza di 17 anni fino alla donna di 80. La sacca è leggera, morbida, comoda, facile da indossare. Si parte dal modello più economico in pelle fino a quello luxury in pitone o in struzzo. E’ un continuativo che riscuote ogni stagione un enorme successo. Oltre a questa c’è anche la borsa “Le Petit”, la pochette da sera con catena gioiello che può essere inserita nella sacca. Per una donna l’accessorio è molto importante. Si può uscire di giorno solo con un tubino nero e cambiare al tramonto la borsa per essere perfette senza dover tornare a casa.
Una donna del passato che avrebbe voluto vestire e una attuale?
Marylin Monroe perché è stata sempre consapevole del suo fascino e perché riusciva a camuffare la sua timidezza grazie ad un estrema sicurezza di fondo. Sogno di vestire Lady Gaga, una donna forte, decisa, che non ha tabù, né paura di esporsi, è protagonista della sua vita. L’abito gabbia della collezione “Galatea” sarebbe perfetto per lei.
Da quattro anni ha lasciato definitivamente Roma per trasferirsi a Parigi, da cosa è stato colpito?
Venticinque anni fa ebbi un déjà vu proprio ne La Ville Lumiere. Ho avuto l’impressione di aver vissuto a Parigi in un’altra vita. Con la capitale francese ho un rapporto carnale. Ognuno di noi credo abbia una città che lo completa nello spirito, la mia è sicuramente Parigi. Io provengo dall’architettura, dal teatro, la mia moda è improntata tutta sulla creatività e Parigi non può che essere il palcoscenico più naturale del mio percorso. Qui c’è il cuore dell’haute couture, c’è un gusto e una ricerca del bello che non ha eguali al mondo.
Qual è il luogo di Parigi che più adora?
Il ristorante Cristal Room Baccarat situato all’interno del Museo Baccarat. Trovo che ci sia una cura del dettaglio maniacale: dalla cristalleria, agli arredi di Philippe Starck, fino alle sale da bagno. Prima della pandemia ogni sei mesi venivano cambiati persino gli arredi del locale.
Farhad Re ci sveli un progetto futuro?
Sto sviluppando la linea di pret-à-porte che spero sarà pronta a settembre e l’apertura del mio show room internazionale a Parigi, la città dove mi sento veramente a casa.
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