La curva epidemiologica della pandemia di Covid-19 in Italia non lascia intravedere motivi di grande ottimismo. Occorre essere prudenti e combattivi: la sconfitta del virus appare ancora lontana. Sempre che alla fine non diventi endemico come quello dell’influenza stagionale. Ma per qualcuno, come il presidente dell’Emilia Romagna, nonché della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, la situazione è grave.
“I vaccini sono indispensabili”
“Stiamo affrontando l’inizio della terza ondata – dice Bonaccini -. Non possiamo mollare ora, nel momento in cui stiamo mettendo tutto il nostro impegno per accelerare la campagna vaccinale, indispensabile per battere questo virus“. Il presidente dell’Emilia Romagna ha così annunciato la firma della nuova ordinanza. Un normativa che estende a tutti i comuni del Bolognese misure anti Covid ulteriormente restrittive.
Le regioni a rischio di peggioramento
E proprio l’Emila Romagna assieme alla Campania è la regione che rischia di passare in zona rossa da lunedì prossimo 1 marzo, quando cambieranno di nuovo i colori dell’Italia, in base ai dati del monitoraggio settimanale di oggi 26 febbraio. Da lunedì ci sono almeno altre sei regioni che invece sono a rischio di zona arancione: si va dal Piemonte e dalla Lombardia al Lazio e alla Basilicata.
Il caso Lombardia
A livello nazionale si registra in tutta Italia un netto aumento dei contagi di Coronavirus. Il 25 febbraio si sono avuti nel nostro Paese 19.886 nuovi casi, con 308 persone che sono morte. Quasi 20 mila positivi in più, dunque, sul giorno precedente: l’aumento maggiore dal 9 gennaio scorso. Secondo l’Istituto superiore di sanità ciò è dovuto anche all’impatto della variante inglese del virus: +37% di trasmissibilità. E la Lombardia torna ad essere sorvegliata speciale. In un giorno si sono registrati 4mila nuovi casi. Nelle ultime due settimane l’indice Rt giornaliero si attesta a 1.15 per quanto riguarda le province di Milano e Lodi, a 1.12 per il solo comune di Milano. “Bisognerebbe chiudere, stiamo implorando da giorni che lo si faccia”, ha detto all’Agi Ovidio Brignoli, medico di Capriolo (Brescia) e vicepresidente della Società italiana di medicina generale.