Donald Sutherland, il ‘Casanova’ del grande schermo compie 86 anni
Da Fellini a Bertolucci, è tra gli interpreti più prolifici del cinema con oltre 180 film all'attivo
“Ci sono attori il cui talento è talvolta dato per scontato. Donald è uno di loro. Lui piace perché ogni volta diventa il personaggio, senza strafare, e il pubblico si riconosce sempre nella sua performance.” – in occasione del Festival di Zurigo del 2018, Michael Barker, moderatore della masterclass di cui Sutherland è stato il protagonista, ha così descritto l’interprete canadese. Partire da queste esatte parole sembrava dunque il modo più adatto per rendere omaggio a uno dei volti più prolifici del grande e piccolo schermo, che oggi 17 luglio compie 86 anni. Attore versatile, dotato di un talento che non lo porta semplicemente ad ‘interpretare’ ma a ‘vivere’ il personaggio, Donald Sutherland ha lavorato con i più grandi maestri della settima arte.
M*A*S*H e l’inizio delle grandi collaborazioni: Donald Sutherland sulla cresta da 60 anni
Nato a Saint John, una città del Canada situata nella provincia del New Brunswick, Donald Sutherland è tra i nomi più importanti del cinema e della televisione, a partire dagli anni Sessanta. Debutta sul grande schermo, infatti, nel 1963 apparendo nel cast di Le donne del mondo di notte, diretto da Wolf Rilla. Fin dagli albori della propria carriera riscontra grande fortuna nel nostro Paese, lavorando con nomi italiani. La regia del secondo progetto nel quale appare, infatti, è curata da Luciano Ricci e Lorenzo Sabatini, che lo dirigono nell’horror fantascientifico Il castello dei morti vivi.
La svolta effettiva, per Donald Sutherland, arrivò nel 1967. L’interprete, che ha all’attivo alcuni lavori più o meno riusciti, entra a far pare di Quella sporca dozzina, per la regia di Robert Aldrich. Ambientato sul finire della Seconda Guerra Mondiale, il film riscontrò un successo inaspettato che travolse perfino la stessa produzione. Forse per il momento storico particolare, in un certo senso ‘anticipatore’ dei modi sessantottini, forse per le scene di violenza e i ritmi serrati, il progetto non passò inosservato neanche agli Oscar, ricevendo ben quattro nomination e trionfando per il Miglior Montaggio. La storia di soldati, impegnati a combattere solo per la propria salvezza e non più per i propri ideali, evidentemente, aveva svegliato qualcosa negli spettatori: e Donald Sutherland è stato uno dei volti che hanno contribuito a questo processo.
Il 1970 segnò per l’interprete canadese un’ulteriore svolta. Sutherland entrò a far parte, infatti, del cult M*A*S*H, nel ruolo principale di Capitano Benjamin Franklin Falco Pierce. Per la regia di Robert Altman, il progetto lo vede nuovamente inserito all’interno di un altro conflitto, questa volta contro la Corea. Tuttavia, il lungometraggio contribuì per sempre a cambiare il modo di raccontare la guerra al cinema. Antiretorico e irriverente, dotato di un’ironia non propriamente sottile, ottenne il Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura Non Originale e la Palma d’Oro al 23° Festival di Cannes. Un film che ha dunque cambiato per sempre la carriera di Donald Sutherland, sebbene avesse rischiato di non farne parte. “Robert Altman non mi voleva per MASH. Il produttore, Ingo Preminger, si oppose.” – ha infatti ammesso l’interprete al Festival di Zurigo nel 2018.
Donald Sutherland conteso tra Fellini e Bertolucci: “Avete tre settimane per ascoltarmi?”
Se dovette faticare per entrare a far parte del cast di M*A*S*H, lo stesso non si può dire per i film successivi. La carriera di Donald Sutherland proseguì, infatti, spaziando tra i generi e soprattutto alternandosi con successo tra grande e piccolo schermo, sul quale approdò nel 1995 grazie a Cittadino X, vera storia del serial killer russo più prolifico di sempre, Andrej Cikatilo. Grazie al progetto, che lo vide nel ruolo del Col. Mikhail Fetisov che condusse le indagini, trionfò come Miglior Attore Non Protagonista in una Serie sia ai Golden Globe che ai Premi Emmy.
La sua carriera fu segnata, tuttavia, dall’incontro di alcuni tra i più grandi nomi della storia del cinema. Il 1976, in particolare, segnò un anno molto importante per Donald Sutherland. L’interprete canadese uscì infatti al cinema con due progetti diretti rispettivamente da Bernardo Bertolucci e Federico Fellini: Novecento e Il Casanova di Federico Fellini. Nel primo ricoprì il ruolo del violento Attila Melanchini, mentre nel secondo il ruolo del protagonista, il seduttore d’altri tempi Giacomo Casanova. Entrambi lodati dalla critica, permisero a Sutherland di ritagliarsi uno spazio del tutto privilegiato all’interno del cinema nostrano. Proprio in merito ai maestri italiani del cinema e all’esperienza connessa ai rispettivi set, Sutherland ha svelato alcuni retroscena in occasione della sua masterclass al Festival di Zurigo del 2018.
“Avete tre settimane per ascoltarmi?” – così ha esordito rispondendo alla domanda come fosse stato lavorare con Federico Fellini, aggiungendo – “Fellini disse che mi scelse perché secondo lui avevo gli occhi da onanista. È stato un rapporto bellissimo: prime settimane imbarazzanti, poi undici mesi di idillio. Mi dava le pagine da memorizzare subito prima di girare le scene, è stato magico. Federico si sedeva in braccio a me per dirigere gli altri attori“. Nonostante il diverso approccio alla settima arte, Sutherland ha riservato parole ugualmente entusiastiche anche verso Bertolucci, rivelando: “Con Bernardo è stato eccezionale. Avevamo due idee diverse sul personaggio, per due settimane girammo due versioni di ogni scena, poi rinunciai e seguii le indicazioni di Bernardo. Per la scena dove uccido il gatto usarono un animale finto, riempito di sangue. Volevo girarla una volta sola, per non rischiare di farmi male, invece durò un giorno intero”.
Da Hunger Games a The Undoing: Donald Sutherland non ha intenzione di smettere
Mantenersi sulla cresta dell’onda, dopo diversi decenni, non è un’impresa da tutti. Eppure, Donald Sutherland ha dimostrato di riuscirci. Nonostante il divario generazionale, l’interprete canadese ha saputo attualizzarsi, azzerando le distanze anche con gli spettatori più giovani. In che modo? Entrando a far parte della loro cultura, del loro modo di comunicare: aprendosi al dialogo. Nel 2013 è entrato a far parte della nota saga distopica, nata dai libri di Suzanne Collins, e interpretata dall’interprete Premio Oscar Jennifer Lawrence: nelle sale viene distribuito Hunger Games. Nei panni del perfido presidente Snow, antagonista e nemico della rivolta, grazie al suo sguardo vitreo conquista gli spettatori. Sutherland ricopre il ruolo anche nei sequel successivi, riscoprendo grande popolarità. Alla fine del 2020 è tornato sul piccolo schermo, nella miniserie evento diretta da Susanne Bier e interpretata, tra gli altri, da Nicole Kidman, Hugh Grant e Matilda De Angelis: The Undoing. Lodata dalla critica, soprattutto per la sua interpretazione, la serie lo porta a vincere un altro Golden Globe. Che, a distanza di circa 60 anni dal debutto, dimostra che non abbia perso un minimo del suo smalto.
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