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Afghanistan: i talebani verso Kabul, le città “liberate” ripiombano nell’orrore

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Avanza inesorabile l’armata dei talebani in Afghanistan. Gli ultra integralisti islamici, contro i quali una parte della popolazione del grande paese asiatico è in conflitto da decenni, stanno per riprendere il potere. Il timore di un rovesciamento di fronte a Kabul, la capitale, è sempre più forte e adesso l’allarme arriva direttamente dagli Stati Uniti. Secondo il Washington Post i signori del burqa imposto alle donne potrebbero riconquistare definitivamente l’Afghanistan entro l’autunno se nessuno proverà a fermarli. Il fatto è che dopo l’annuncio, la scorsa primavera, del ritiro americano – al quale si è subito accodata l’Italia – i seguaci del Mullah Omar (morto nel 2013) stanno dilagando.

Talebani: conquiste a passo di carica

I talebani hanno infatti conquistato 9 dei 34 capoluoghi di provincia dell’Afghanistan facendo fuggire in massa gli abitanti. Quasi ogni giorno c’è una nuova conquista. Farah, a ovest, e Pul-e Khumri, a nord, sono caduti ieri 10 agosto. Dallo scorso fine settimana i talebani hanno preso Zaranj (sud-ovest), Sheberghan (nord), la roccaforte del famigerato signore della guerra Abdul Rashid Dostom. Ma soprattutto Kunduz, la principale città del nord-est, così come altre tre capitali del nord, Taloqan, Sar-e-Pul e Aibak.

Le forze di sicurezza si ritirano

I talebani sono ora in città, hanno alzato la loro bandiera nella piazza centrale e nell’ufficio del governatore“, ha detto all’agenzia di stampa AFP Mamoor Ahmadzai, un membro del Parlamento della provincia di Baghlan, di cui Pul-e Khumri è la capitale, a 200 km da Kabul. Gli insorti hanno anche preso Farah, capitale della provincia omonima, martedì dopo brevi combattimenti. “Hanno preso l’ufficio del governatore e la sede della polizia. Le forze di sicurezza si sono ritirate in una base dell’esercito“, ha dichiarato all’AFP il consigliere provinciale Shahla Abubar. Zabihullah Mujahid, un portavoce degli insorti, ha confermato la cattura delle due città su Twitter.

Atrocità e popolazioni in fuga

La violenza ha costretto decine di migliaia di civili a fuggire dalle loro case in tutto il paese, con i talebani accusati di numerose atrocità nelle aree che hanno conquistato, riporta online Rai News. “Quando ci sono due ragazze in una famiglia, ne prendono una per sposarsi, quando ci sono due ragazzi, ne prendono uno per combattere“, ha detto all’AFP Marwan, una giovane vedova fuggita da Taloqan. Abdulmanan, uno sfollato di Kunduz, ha detto di aver visto i talebani decapitare uno dei suoi figli, senza sapere “se il suo corpo è stato mangiato dai cani o sepolto“. Circa 359.000 persone sono state sfollate in Afghanistan dai combattimenti dall’inizio dell’anno, secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM).

Offensiva inarrestabile

I talebani hanno lanciato questa offensiva a maggio scorso, all’inizio del ritiro definitivo delle forze americane e straniere. La partenza dell’ultimo contingente di forze internazionali avverrà entro il 31 agosto, 20 anni dopo il loro intervento in seguito agli attacchi dell’11 settembre 2001 contro gli Stati Uniti. “Non ho rimpianti per la mia decisione di lasciare l’Afghanistan“, ha detto il Presidente degli Usa, Joe Biden. Washington è sempre più frustrata dalla debolezza dell’esercito di Kabul, che gli americani hanno addestrato, finanziato ed equipaggiato per anni. Il portavoce diplomatico statunitense Ned Price ha detto che le forze governative erano “largamente superiori in numero” ai talebani e avevano “il potenziale per infliggere perdite maggiori“. “Questa idea che non si possa fermare l’avanzata dei talebani” non è la realtà sul terreno, ha dichiarato. È però la brutale realtà dei fatti, almeno per il momento.

LEGGI ANCHE: Afghanistan, l’Italia ritira le truppe con gli Usa dal 1 maggio. Di Maio: “Decisione epocale”

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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