“Non deve avere senso, deve sembrare un casino.” Quanti meme si sono impadroniti di questa frase, pronunciata da Annalise Keating ne Le regole del delitto perfetto! Interpretata da Viola Davis, la Keating ci ricorda con la sua ultima regola che, nonostante la metodologia e il sangue freddo, bisogna seguire sempre l’istinto. Ed è così che si può riassumere il modo di fare di Viola Davis. Vincitrice di un Premio Oscar, un Emmy e due Tony Awards, è annoverata come una delle attrici più talentuose della sua generazione. Non potevamo perciò non celebrarla oggi 11 agosto, in occasione del suo compleanno.
Viola Davis e l’importanza di lottare per i propri diritti
Nata l’11 agosto 1965 in Carolina del Nord ma cresciuta a Rhode Island, Viola Davis è penultima di sei figli. Figlia di un allevatore di cavalli e di una casalinga e attivista per i diritti civili, si appassiona fin dalla giovinezza alla recitazione. Frequenta il corso di teatro presso il Rhode Island College, nel quale si diploma nel 1988, proseguendo i suoi studi presso la prestigiosa Juilliard School. Oltre che una vocazione, per Viola Davis la recitazione è stata una vera e propria necessità, come ha avuto modo più volte di dichiarare. “Quando ho iniziato a recitare, ho capito subito che era un’esperienza molto terapeutica, ne avevo bisogno, mi sono sempre sentita come se fossi incompiuta.” – aveva difatti ammesso in un’intervista, lasciando intendere l’importanza che ha avuto nella sua vita.
Proprio attraverso la recitazione, infatti, Viola Davis ha cercato di abbattere gli stereotipi in merito alla rappresentazione delle persone afrodiscendenti. Merito della madre attivista, che le ha trasmesso l’importanza di lottare per i propri diritti, l’attrice si è fatta portavoce di quei valori di uguaglianza e giustizia, che porta avanti attraverso i propri film. Lo abbiamo visto anche nei ruoli che ha scelto di portare sul grande e piccolo schermo: donne forte, indipendenti che non si piegano al volere altrui. In tal senso, Annalise Keating è forse uno dei massimi esempi. L’avvocatessa protagonista de Le regole del delitto perfetto, tra le serie televisive più apprezzate degli ultimi anni, è una docente di Diritto Penale in un a prestigiosa università di Filadelfia. Insieme a cinque studenti – i Keating Five – è alle prese con un misterioso caso di omicidio.
L’interpretazione le è valsa inoltre, nel 2015, il Premio Emmy come Miglior Attrice Protagonista in una Serie Drammatica (prima interprete afrodiscendente a riuscirci). Così come sul piccolo schermo, anche al cinema Viola Davis racimola un gran numero di consensi. La sua performance ne Il dubbio, al fianco di Meryl Streep, Amy Adams e il compianto Philip Seymour Hoffman, le fa ottenere la prima nomination al Premio Oscar, a cui segue quella per The Help. Sebbene quest’ultima pellicola abbia contribuito, in maniera decisiva, al suo successo, l’attrice ha ammesso di recente di essersi pentita di averne fatto parte. “Sento di aver tradito me stessa e la mia gente. Era un film che non era pronto per dire tutta la verità.” – ha difatti dichiarato, confessando di non essersi realmente sentita come una domestica, in un’America degli Anni Sessanta, e di aver perciò offerto una versione edulcorata di quel periodo storico.
Viola Davis e l’Oscar: è andata oltre le sue Barriere
La sua forza e la sua indole “battagliera”, tuttavia, ci hanno definitivamente conquistati alcuni anni dopo l’uscita della pellicola del 2011. Se The Help le ha fruttato la sua seconda nomination all’Oscar, Viola Davis ha vinto l’ambita statuetta come Miglior Attrice Non Protagonista nel 2017 grazie a Barriere (Fences). “Voglio riesumare quei corpi, quelle storie, le storie di persone che sognavano in grande e non hanno mai visto quei sogni avverarsi. Persone che si sono innamorate e hanno perso.” – così sul palco del Dolby Theatre ha incantato il pubblico durante il suo discorso di accettazione, proseguendo – “Sono diventata un’artista e ringrazio Dio, perché è l’unica professione che celebra cosa significhi vivere la vita“. Insomma, per l’ennesima volta ha dimostrato di aver oltrepassato quelle barriere, attraverso il valore universale dell’arte, che non conosce distinzione di alcun tipo.
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