Da Alitalia a ITA, l’Enac: “Ora la nuova compagnia può decollare”
Tramonta l'era della vecchia azienda sopraffatta dai debiti e comincia una nuova fase che però chiede sacrifici in termini di riduzione del personale e dei velivoli
Prosegue a tappe forzate il percorso che porterà all’addio definitivo ad Alitalia. Sopraffatta da anni di bilanci finanziariamente disastrosi, la storica compagnia di bandiera lascia il passo alla nuova ITA. L’ENAC, Ente Nazionale per l’Aviazione Civile, ha rilasciato oggi 18 agosto, alla società ITA – Italia Trasporto Aereo – il Certificato di Operatore Aereo (COA) e la Licenza di esercizio di trasporto aereo. Lo si legge in una nota dell’Enac. “ITA può decollare – è il commento del presidente dell’Ente, Pierluigi Di Palma – L’augurio è che la nuova compagnia di riferimento nazionale contribuisca alla ripartenza del settore. E che contribuisca in modo deciso a superare le difficoltà derivanti dalla crisi pandemica“.
Biglietti in vendita
“Il rilascio del COA – precisa l’Enac nel suo comunicato ufficiale – attesta che la compagnia aerea è in possesso” di adeguata “capacità professionale.” Ma anche “dell’organizzazione aziendale necessaria ad assicurare l’esercizio dei propri aeromobili in condizioni di sicurezza.” La licenza costituisce “il provvedimento finale relativo alle verifiche giuridico-amministrative ed economico-finanziarie“, aggiunge il direttore generale Alessio Quaranta. “Con il possesso del COA e della licenza di operatore aereo la società può avviare la vendita di biglietti“.
Alitalia, una storia difficile
La prima data utile per il decollo dei velivoli ITA è quella del 15 ottobre, secondo i termini temporali discussi dal Governo Draghi con Bruxelles. Il pacchetto di interventi per il risanamento e il rilancio della compagnia aerea statale prevede una discontinuità totale rispetto alla vecchia Alitalia. Come è noto, le casse di Alitalia versano da lungo tempo in una situazione finanziaria drammatica. Più volte, negli ultimi vent’anni, si è tentato, senza mai riuscirci, di vendere l’ex fiore all’occhiello dei voli nazionali a compagnie straniere. Come quando si fecero avanti i transalpini di Air France o gli arabi di Etihad. Al 1996 risale la prima privatizzazione di una quota del 37% del capitale. La quotazione in Borsa non risolse però i problemi.
Cosa succederà adesso
Nell’ultimo decennio sono stati tre i salvataggi, a spese dei contribuenti italiani, per non chiudere la compagnia di bandiera. Ora ITA nasce come nuova compagnia statale. Con l’intesa, però, di rivedere tutto, secondo quanto chiesto dalla Commissaria europea per la Concorrenza, Margrethe Vestager. Ciò si tradurrà in una netta riduzione dei costi aziendali. Ma anche degli aerei in flotta e degli slot temporali per il decollo dei velivoli.
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