Bill Clinton: l’uomo solo al comando del mondo fautore della “terza via”
La grande popolarità e la comunicativa poterono più del Congresso Repubblicano e del sex-gate Lewinsky
William Jefferson Blythe III, detto semplicemente Bill Clinton nasce ad Hope in Arkansas il 19 agosto di 75 anni fa. Sceglie gli studi di legge ed entra a Yale, dove fa l’incontro più importante della sua vita: è una studentessa di legge anche lei, futura moglie, quell’Hillary Diane Rodham, che è ancora al suo fianco. Le strade si dividono per un po’ perché il futuro leader democratico termina i suoi anni di giurisprudenza ad Oxford nel 1970.
Ci vuole poco per scalare l’establishment del suo stato – lato democratico – prima procuratore generale per due anni e poi nel 1979 il primo mandato come governatore dell’Arkansas. Poltrona su cui resta ininterrottamente – tranne che nel biennio ’81-’83 – fino all’elezione alla Casa Bianca. Le presidenziali del novembre 1992 lo eleggono 42º presidente degli USA: sconfigge un candidato forte sul fronte repubblicano come George W. Bush e l’indipendente Ross Perot.
Ha 46 anni al momento dell’elezione: terzo presidente più giovane di sempre, il primo dei baby boomer. Il mandato inizia praticamente alla fine della Guerra Fredda, e l’affronta con gli occhi dei New Democrat come lui e con una linea politica del tutto nuova – Third Way che sta per Terza via – centrista, anche perché costretto dalla debolezza democratica al Congresso in quegli anni, mediando tradizionali soluzioni di destra sull’economia con una politica sociale decisamente progressista. Lascerà un’America più ricca e con una posizione egemonica solitaria nel mondo.
Bill Clinton al primo mandato: le difficoltà al Congresso e i successi all’estero
I primi anni della presidenza Clinton sono quelli dei forti attacchi su aspetti politici e personali: collaboratori, illeciti finanziari (caso Whitewater), prime ventilate accuse di molestie. La maggioranza è risicatissima, tanto che nella trattiva passa la legge anticrimine, ma per la riforma sanitaria, che avrebbe dovuto estendere l’assistenza medica a tutti i cittadini americana, elaborata da una commissione presieduta da sua moglie Hillary, bisognerà aspettare l’Obama Care. Nel 1994 poi le elezioni di mid term consegnano, per la prima volta dal 1954, ai repubblicani la supremazia al Congresso.
Tra i provvedimenti ‘interni’ a firma Bill Clinton (ma non dimentichiamo mai il ruolo di Hillary) più importanti si ricordano il North American Free Trade Agreement così come la politica Don’t ask, don’t tell, un primo tentativo per la piena integrazione dei militari omosessuali.
Ma è nella politica estera che il presidente mostra subito tutte le sue capacità: sono gli anni immediatamente successivi alla caduta del Muro di Berlino ed è lui ad affrontare le conseguenze del crollo epocale dell’Unione Sovietica nel 1991. Si ritrova comandante in chief di una nazione sola al comando del mondo, con un prestigio internazionale e personale che gli permette di incidere sui destini del mondo intero. Entro la fine del primo mandato si ricordano l‘intervento ad Haiti (1994); la moral suasion sulla Repubblica Democratica Popolare di Corea sul controllo degli armamenti nucleari (1993-94); la soluzione del conflitto in ex Iugoslavia con gli accordi di Dayton (1995). Ultimo e forse mediaticamente più noto la tela diplomatica intessuta per il dialogo e una soluzione del conflitto mediorientale con Rabin e Arafāt.
La rielezione alla Casa Bianca e il caso Lewinsky
I repubblicani misero in campo forse il candidato più debole, Dole, e Bill Clinton capitalizza la ‘great reputation’ internazionale anche in casa vincendo le elezioni del novembre 1996. Il Congresso resta a trazione repubblicana per cui ricomincia la mediazione: in cambio di alcuni correttivi in ambito welfare e dell’aumento dei fondi destinati alla politica estera, cede ad alcune priorità degli avversari, come la riduzione della pressione fiscale e pareggio del bilancio entro il 2002.
L’equilibrio c’è e i Clinton, Bill e Hillary, hanno imparato l’arte degli equilibrismi. Ma siamo solo nel gennaio del 1998 quando scoppia uno scandalo che ne macchia in qualche modo l’immagine internazionale. Il sex-gate Lewinsky – che monopolizza il resto del secondo mandato. Si tratta di una “relazione fisica impropria” con una stagista come la descrive lo stesso Presidente, davanti al Gran Giurì il 17 agosto del 1998. Una scappatella extraconiugale che si trasforma in battaglia politica e giuridica: il Congresso repubblicano chiede e vota l’impeachment, ma Clinton ha ancora l’opinione pubblica dalla sua. Nel febbraio del 1999 non si concretizza l’accusa per falsa testimonianza e ostruzione della giustizia dal momento che il Senato non lo vota.
Scampato il pericolo, torna alla ‘più semplice’ per lui politica estera: prima i negoziati sulla questione nordirlandese nel 1998; l’anno dopo l’intervento aereo della NATO contro la ex Iugoslavia (marzo-giugno 1999) e infine ancora tentativi di trovare una soluzione al conflitto israelo-palestinese.
Bill Clinton oggi: dalla fondazione ai libri
Al termini dei suoi due mandati ha creato la William J. Clinton Foundation, che si è distinta per programmi benefici e iniziative umanitarie, in particolare la lotta contro l’AIDS in passato. Mentre oggi è impegnato tra il Clinton Climate Initiative, per lo sviluppo di energia ecosostenibile, e il Clinton Hunter Development Iniziative, a sostegno di alcuni stati africani (Ruanda e Malawi).
Si è riscoperto narratore, dalla classica autobiografia, My life (2004), ad un saggio di successo Giving. How each of us can change the world (2007) e ben due – scritti a quattro mani con Patterson – a sfondo politico-presidenziale The president is missing (2018) e The president’s daughter (2021).
Continua a far politica per i candidati democratici: per Hillary sia nelle primarie democratiche, che nella corsa alla presidenza; come per Barack Obama nel 2008 e nel 2012. Dal 2009 è Inviato speciale delle Nazioni Unite per Haiti. Dopo il terremoto del 2010 ha istituito con il suo successore George W. Bush il Clinton Bush Haiti Fund. L’era Clinton era finita nel gennaio 2001 con l’elezione di Bush junior, che affronta un mandato ‘spezzato’ nel settembre 2001 dagli attentati dell’11 settembre. Quei quattro attacchi suicidi coordinati compiuti contro obiettivi civili e militari sul territorio degli Stati Uniti d’America dai terroristi di al Qaida. 2977 vittime e 19 dirottatori e 6.000. E 20 anni dopo l’Afghanistan è quello che vi stiamo raccontando in questi giorni.
LEGGI ANCHE: Robert Redford, l’uomo che ha recitato tutto: cowboy, bandito, marito perfetto e supereroe