Dario Argento, non solo horror: dal Sanremo “punk” mai realizzato alla lite con Ennio Morricone
Riconosciuto come il "Maestro del brivido" all'italiana, il regista romano ha sempre dimostrato di possedere una personalità unica nel suo genere
“Me lo hanno chiesto molte volte, e non so mai cosa rispondere. Sono molte le cose che mi fanno paura e che mi creano angoscia. Se così non fosse, del resto, non avrei scelto di diventare un regista di film horror.” – forse per esorcizzare queste paure, forse per una vocazione – mai celata – per il macabro, Dario Argento è il re dell’horror italiano. Anzi, verrebbe dai dire che ne sia proprio il simbolo, avendo esportato anche al di fuori dei confini italiani quella sua particolare cifra stilistica che ha fatto scuola. Sono in molti, infatti, gli autori che hanno dichiarato il “debito” nei confronti del regista romano. Da Nicolas Winding Refn – che in The Neon Demon richiama alcune soluzioni stilistiche del Maestro – al discusso omaggio di Luca Guadagnino con Suspiria, Dario Argento rimane una delle personalità più importanti del cinema nostrano.
“Decisamente è uno dei grandi maestri“
Nato a Roma il 7 settembre 1940, Dario Argento ha attirato l’attenzione internazionale grazie al suo personalissimo modo di intendere l’horror. Le luci al neon, i colori fluo in contrapposizione con le atmosfere cupe delle sue storie e – come non citarli? – i Goblin, ai quali il regista si è affidato per le sue colonne sonore hanno reso i suoi film unici nel loro genere. Se con la trilogia degli animali, composta da L’uccello dalle piume di cristallo (1970), Il gatto a nove code (1971) e 4 mosche di velluto grigio (1971) aveva riscritto le regole del giallo, Profondo Rosso è stato il primo vero spartiacque. L’atmosfera angusta dell’abitazione in cui connessa alle sequenze volutamente splatter hanno introdotto la “poetica del macabro” che, di lì a due anni più avanti, ha dato luogo a Suspiria.
Acclamato dalla critica e dal pubblico, non in maniera immediata, il film è definito come il vero e proprio capolavoro di Dario Argento. Lo stesso George Romero, colui che ha ideato il cliché dell’apocalisse zombie, ha riconosciuto il valore dell’autore nostrano, dichiarandosi in poche parole un fan di Dario Argento. “Penso che sia uno dei giganti del cinema e che alcune delle cose che ha fatto siano dei capolavori: Suspiria, ma anche i film precedenti sono fantastici.” – ha ammesso il “padre” degli zombie, aggiungendo – “Abbiamo perfino girato un film insieme (Due occhi diabolici, ndr) ma purtroppo non ci siamo mai trovati sullo stesso set. Decisamente è uno dei grandi maestri.” Decisamente, non possiamo che essere d’accordo con Romero.
Oltre l’horror, quel Sanremo mai realizzato e la lite con Ennio Morricone
Se c’è una cosa che contraddistingue Dario Argento sin dagli albori e la sua grande tendenza allo sperimentalismo. Lo stesso che lo spinge, anche oggi a 81 anni, a rimettersi in discussione ogni volta. Ne è un esempio il film Vortex, approdato al Festival di Cannes 2021 e diretto dal controverso Gaspar Noè, nel quale il regista nostrano si è misurato anche in veste d’attore. Ma se da un lato lo ha condotto al successo, quello stesso sperimentalismo alcune volte gli è costato, e non poco. In occasione del suo terzo lungometraggio, infatti, Argento si era rivolto, per la composizione della colonna sonora a Ennio Morricone. Il regista romano, da allora detiene uno “storico” primato. È stato, difatti, “l’unico ad aver avuto il coraggio di contraddire il maestro Ennio Morricone“, come lui stesso ha ricordato.
Il litigio tra i due ha avuto luogo a partire dalla colonna sonora che il Maestro aveva composto per 4 mosche di velluto grigio. “La musica che aveva composto per 4 mosche di velluto grigio non mi piaceva e così gli chiesi di riscriverla. Fu uno scandalo, perché nessuno osava dire a Morricone che la sua musica non andava bene.” – ha ricordato il regista nostra. Ma se Argento ha avuto il coraggio di dire “no”, qualcun altro a sua volta ha dato il ben servito al regista. Nel 1986, infatti, l’autore era in lizza per curare la regia del Festival di Sanremo. Per la kermesse aveva in mente qualcosa di innovativo, che come fil rouge avesse il punk. Lui stesso voleva occuparsi dei look degli artisti, che nella sua mente dovevano essere esagerati e stravaganti. Tuttavia, il suo progetto non ha convinto i vertici Rai, mandando in fumo le sue idee. Non sapremo mai cosa sarebbe potuto accadere quella notte. Anche perché, con Dario Argento, tutto può assumere forme inedite ogni volta.
LEGGI ANCHE: La scuola cattolica, il film che ci ricorda di non dimenticare: a Venezia78 la strage del Circeo