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Giornata Internazionale per la Preservazione dello strato d’Ozono: come salvare la Terra

Una ricorrenza atta a ricordare l'importanza del gas che fa da scudo a tutto il Pianeta e la necessita di conservarne l'integrità

Il 16 settembre 1987 è stato firmato il Protocollo di Montreal; ovvero un trattato internazionale per ridurre la produzione e l’uso delle sostanze chimiche, prodotte per la maggior parte dall’uomo, che minacciano lo strato di ozono. Dal 1994 l’Assemblea Generale della Nazioni Unite ha proclamato (il 16 settembre, appunto) la Giornata internazionale per la preservazione dello strato di ozono; una ricorrenza utile a ricordare l’importanza di conservare, in maniera integra, lo scudo di gas che, con la sua azione, protegge la Terra altrimenti bersaglio dei raggi UV del Sole.

Strano come l’uomo (forse l’unico tra le specie viventi) abbia la capacità di creare azioni atte alla sua distruzione; le sostanze chimiche che minacciano l’ozono provengono, per la maggior parte, da gas CFC (clorofluorocarburi) o freon, ovvero i refrigeranti usati soprattutto per frigoriferi e condizionatori. E secondo quanto confermato da un report pubblicato da Legambiente, l’Italia sarebbe detentrice di un triste primato: 42 segnalazioni di illeciti, registrate nel 2020, rispetto alle 228 segnalate in tutta Europa; il quantitativo di gas refrigerante immesso sul mercato ha un potenziale effetto serra di 250 milioni di tonnellate, ovvero circa il 50% delle emissioni di gas serra totali.

Ma l’uomo ha davvero capito l’importanza dell’ozono?

Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare“, sosteneva Andy Warhol; eppure non sembra si sia sempre consapevoli di questa eccezionale “forma d’arte”. Gas particolare, l’ozono, si tratta di una molecola instabile composta da tre atomi di ossigeno. La sua azione è quasi ‘misteriosa’; nell’aria a bassa quota, quella che respiriamo, è tossico, perché altamente reattivo e danneggia i nostri processi vitali, ma nella stratosfera, a circa 30 chilometri di quota, diventa uno scudo dal valore inestimabile che ci protegge dalle radiazioni ultraviolette.

Fino agli Trenta del ‘900, anni in cui venne scoperto dal geofisico Sydney Chapman, l’ozono svolgeva il suo preziosissimo compito indisturbato. Poi l’uomo ha pensato di inventare i freon; gas chimicamente inerti a bassa quota, distruttivi per l’ozono quando dispersi nell’ambiente. In grado di creare una potente reazione chimica, che ‘mangia’ letteralmente l’ozono e crea lo strappo noto come ‘buco nell’ozono‘. E, poiché la distruttiva azione avviene soprattutto a basse temperature, il buco interessò, sin dall’inizio della sua comparsa, specialmente le zone polari, estendendosi anche su zone abitate dell’emisfero Sud; il risultato? Il divieto di esporsi al sole nelle giornate più a rischio e allarmi della protezione civile. (Continua dopo il video).

La storia del ‘buco’

Nel 1957 l’egida dell’Anno Geofisico Internazionale e il meteorologo Gordon Dobson misurarono la prima colonna verticale di ozono da terra. Nel 1974 il chimico Frank Sherwood Rowland insieme al suo studente Mario Molina confermarono, in uno studio pubblicato su Nature, gli effetti distruttivi dei CFC sull’ozono. Ricerche scomode per grandi produttori e aziende; molti di essi, infatti, tentarono di negare l’evidenza anche quando nel 1985 i meteorologi britannici Farman, Gardiner e Shanklin, attraverso dati satellitari confermarono un grosso buco nell’ozono al Polo Sud.

Nonostante gli scettici che parlavano di “errori di misura“, relativi ad uno ‘squarcio’ che nel frattempo aveva raggiunto i 30 milioni di km quadri, nel 1987 si arriva al Protocollo di Montreal; e nel 2009 raggiunge la ratifica universale di tutti i 196 paesi. Sebbene si possa parlare di una strada in totale salita, questo rappresenta il primo grande successo di giurisprudenza ambientale internazionale; la scienza, la ricerca e anche la diplomazia riescono ad arrivare ad un obiettivo comune: proteggere il Pianeta.

Il buco nell’ozono si è chiuso ma…

Grazie agli studi che hanno condotto all’istituzione del Protocollo di Montreal l’ultimo buco nell’ozono antartico si è chiuso alla fine di dicembre 2020. Un grande traguardo, derivato dalla presa di coscienza e dalla consapevolezza di quanto sia necessario ridurre l’emissione di gas effetto serra. L’organizzazione mondiale della meteorologia (Omm-Wmo) ha ricordato che il buco aveva raggiunto il picco nell’agosto del 2020 ed “è stato il buco più duraturo e uno dei più grandi e profondi dall’inizio del monitoraggio 40 anni fa“. Tuttavia, grazie a “condizioni meteorologiche naturali e la continua presenza di sostanze che riducono lo strato di ozono nell’atmosfera” si è potuto ottenere questo importate traguardo.

Ma è bene precisare che non va mai abbassata la guardia. Come si legge su Ansa, questo buco è stato provocato da un vortice polare forte, stabile e freddo e da temperature molto fredde nella stratosfera; Oksana Tarasova, capo della divisione di ricerca sull’ambiente atmosferico dell’Omm, spiega: “Le ultime due stagioni del buco dell’ozono dimostrano la sua variabilità di anno in anno e migliorano la nostra comprensione dei fattori responsabili della sua formazione, estensione e gravità. Abbiamo bisogno di un’azione internazionale continua per applicare il protocollo di Montreal” e proteggere la Terra e chi vi abita. Un lieto fine ci può essere, basterebbe solo un impegno globale e costante.

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Francesca Perrone

  • Cultura, Ambiente & PetsMessinese trasferita a Roma per gli studi prima in Scienze della Comunicazione Sociale presso l'Università Pontificia Salesiana, con una tesi su "Coco Chanel e la rivoluzione negli abiti femminili", poi per la specializzazione in Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo alla Sapienza. Collabora con l'Agenzia ErregiMedia, curando rassegne stampa nel settore dei rally e dell'automobilismo. La sue passioni più grandi sono la scrittura, la moda e la cultura.
    Responsabile dei blog di VelvetMAG: VelvetPets (www.velvetpets.it) sulle curiosità del mondo animale e di BIOPIANETA (www.biopianeta.it) sui temi della tutela dell'ambiente e della sostenibilità.

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