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Aukus, la nuova Guerra Fredda nucleare Usa-Cina. E l’Europa finisce all’angolo

A Canberra i sottomarini a propulsione atomica. Obiettivo: contenere le mire espansionistiche della Cina nel nuovo settore geopolitico più importante del mondo, quello Indo-Pacifico

Aukus, la Nato del Pacifico fra Usa, Gran Bretagna e Australia, esce allo scoperto. La nuova alleanza militare permetterà a Canberra di costruire – per la prima volta – sottomarini a propulsione nucleare (ma al momento senza armi atomiche), grazie a tecnologia statunitense. Negli ultimi cinque decenni gli Usa non avevano mai condiviso con alcuno, se non col Regno Unito, i segreti della loro ingegneria sottomarina.

Mattarella celebra la Nato

La notizia emerge in Europa nel giorno in cui, nella base Nato di Napoli, il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, celebra i 70 anni della presenza in Italia dell’alleanza militare fra gli Usa e l’Europa occidentale. I risultati raggiunti dalla Nato, ha detto il Presidente, “sono evidenti e straordinari: primo fra tutti i 70 anni di pace nel continente europeo. L’Alleanza atlantica rappresenta per l’Italia una pietra angolare in coordinamento con la Ue che contribuisce alla stabilità.” Mattarella ha auspicato “il rafforzamento dell’Unione europea” nei campi della difesa e della sicurezza comune. Un processo “basato sulla complementarietà con la Nato e la condivisione di risorse militari” per il “rafforzamento dell’Alleanza.

Sfida a Pechino sul ‘suo’ mare

Ma dall’altra parte del mondo tutto si complica. La partnership di Aukus – acronimo che sta per A (ustralia) UK (United Kingdom) US (United States) – riguarderà non solo i sottomarini nucleari ma anche la condivisione di programmi di intelligenza artificiale e tecnologie quantistiche. Tutto questo, sostiene il New York Times, consentirà all’Australia di diventare una potenza navale regionale. Potrebbero cominciare presto pattugliamenti a vasto raggio nel settore Indo-Pacifico dell’oceano, sotto l’ombrello di Aukus, fino a lambire le aree del Mar Cinese Meridionale che Pechino rivendica zona esclusiva. E che si estendono fino all’isola di Taiwan.

La Cina: “Irresponsabili, minate la pace

La reazione della Cina non si è fatta attendere. Per il Dragone Aukus è un’iniziativa “estremamente irresponsabile“, ha denunciato il portavoce della diplomazia cinese Zhao Lijian. Un’alleanza militare che “mina gravemente la pace e la stabilità regionali, intensifica la corsa agli armamenti e compromette gli sforzi internazionali di non proliferazione nucleare“. Infine un ammonimento, contro il rischio di questo “obsoleto pensiero a somma zero della Guerra Fredda“. Che alla fine “è quello di spararsi sui piedi“. Il Presidente Xi Jinping ha detto, dal canto suo, che la Cina “non permetterà mai alle forze esterne di interferire negli affari interni di questa regione e dei suoi Paesi“.

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La Francia: “Pugnalati alle spalle

Non meno severa la reazione della Francia, anche se per altri motivi. Parigi vede saltare ‘il contratto del secolo’: la fornitura di 12 sottomarini a propulsione convenzionale all’Australia per 56 miliardi di euro. Per il ministro degli Esteri, Jean-Yves Le Drian,”questa decisione unilaterale, brutale e imprevedibile assomiglia molto a quello che faceva Trump“. Una “pugnalata alle spalle” ai danni di un alleato Nato.

La Ue: “Non siamo stati informati

Anche l’Unione europea, che fatica molto a darsi una visione unitaria ed efficace in politica estera, è rimasta completamente spiazzata. “Ci dispiace di non essere stati informati e di non essere stati inclusi in questi negoziati“, ha osservato l’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrell. Aukus è un’iniziativa che “ci richiama a riflettere sulla priorità dell’autonomia strategica della Ue“. L’Unione ha infatti presentato alla stampa la nuova strategia europea sull’Indo-Pacifico. Anche Bruxelles vorrebbe “potenziare” le forze navali degli Stati membri nella regione contesa fra America e Cina. Di fatto, però, se nella Nato può continuare a giocare un ruolo – come ha sottolineato lo stesso Mattarella – in Aukus l’Europa resta fuori.

Biden e Xi, i nuovi duellanti

Due settimane fa per giustificare l’inglorioso ritiro delle truppe da Kabul, il Presidente Usa, Joe Biden, ha affermato che l’America deve affrontare le nuove minacce del XXI secolo e non più quelle vecchie che provenivano (anche) dall’Afghanistan. A molti è parso un discorso fra il debole e il cinico; ad altri brutale ma realistico. Fatto sta che, col lancio di Aukus, ora Biden toglie ogni dubbio su chi sia la nuova “minaccia” all’America: è la Cina del ‘nuovo Mao’ Xi Jinping con la quale gli Usa hanno peggiorato i rapporti anche a seguito della pandemia di Coronavirus e dei cyber attacchi di cui accusano Pechino.

L’appello di Gorbaciov

Nel suo libro La posta in gioco – manifesto per la pace e la libertà, edito in Italia lo scorso anno da Baldini e Castoldi, l’ex leader dell’Urss, Michail Gorbaciov – Premio Nobel per la Pace 1990 – aveva già lanciato un grido d’allarme al mondo intero. Prima del Covid e di Aukus. In termini di “rischio dello scoppio di una guerra nucleare“, ha scritto, oggi nel mondo “mancano due minuti alla mezzanotte. Dal 1953 a questa parte la situazione non è mai stata così disperata”. Ciascun abitante della Terra, però, può fare la sua parte. Perché “tutti noi siamo responsabili del futuro del mondo globale“.

Gorbaciov
Michail Gorbaciov in un ritratto per la copertina del suo libro ‘La posta in gioco’

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Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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