La rivoluzione della proprietà nel calcio italiano. A questo punta il progetto Interspac: partire dall’Inter per introdurre l’azionariato popolare anche nella serie A nostrana. Con il claim “SE NON ORA QUANDO?“. Ed è proprio il presidente di Interspac, Carlo Cottarelli a spiegare che il progetto entro fine novembre prossimo vedrà il prossimo step. Si tratta della presentazione del lavoro fatto dall’advisor selezionato per la realizzazione del piano economico e di governance dettagliati. E’ il passo necessario per sostanziare l’idea e introdurre questo cambio di paradigma nel mondo del calcio italiano: “da tifoso consumatore ad un tifoso proprietario, che vive e ama il calcio”. Qui si comprende l’incontro di oggi: un invito, una call to action, che superi le difficoltà, che non vengono celate. Anzi come ha concluso il presidente di Interspac citando Bebe Vio sprona tutti: “se sembra impossibile allora si può fare!

Carlo Cottarelli presenta il progetto Interspac

Si è svolta questa mattina in diretta sul sito www.interspac.eu la presentazione dell’iniziativa ad opera del padrone di casa Roberto Zaccaria, ex presidente della Rai, dalla Fondazione Riccardo Catella. Tutti i relatori, rigorosamente interisti, stanno lavorando al progetto dei “tifosi interisti per l’Inter” e dialogando con le istituzioni del calcio e dello sport nazionali.

Il presidente Cottarelli lo spiega in maniera netta. L’azionariato popolare prevede “la partecipazione di un numero molto elevato di tifosi, centinaia di migliaia. E’ un nuovo modello che può presentare delle difficoltà. Prima su tutto il coordinamento degli azionisti e quindi la govenance del modello, per cui sono allo studio delle soluzioni”.

Una prima difficoltà presentata è raggiungere la “massa critica di tifosi” per cui sarà è necessario pubblicizzare la raccolta fondi, come è cruciale la scelta di manager giusti. Infine Cottarelli indica i punti di forza del modello di riferimento. Quello più riuscito al momento – la Bundesliga –  per la presenza di azionisti piller, le famose tre A del Bayern München (tre grandi sponsor: Alliance, Adidas e Audi). Un progetto finanziariamente sostenibile conclude Cottarelli perché “a differenza degli investitori, il tifoso non finanzia per il rendimento e quindi rende possibile la fattiva sostituzione del debito con l’equity“.

L’interlocuzione con le istituzioni dello sport: Malagò e Gravina

E’ un’iniziativa che merita attenzione per risolvere la crisi finanziaria che attanaglia tutte o quasi tutte le squadre della nostra Serie A e non solo, aggravata dalla pandemia” – ha spiegato in un video messaggio il presidente del CONI Giovanni Malagò. L’azionariato ha proseguito può essere una risposta. Anche se ne ha sottolineato alcune criticità: “raggiungere il 100% di questa modalità è una chimera e ci sono delle importanti criticità da affrontare come il sistema di governace e non solo“. Ma ha concluso: “E’ una spinta coraggiosa che può portare come valore aggiunto i tifosi. Come pure professionalità ed eccellenze che manifestano la vicinanza alla maglia“.

Fa eco il presidente della FIGC Gabriele Gravina che spiega come l’azionariato popolare possa sia rafforzare le proprietà esistenti e allo stesso tempo di aumentare il radicamento di ogni squadra nel tessuto sociale“. Anche se conclude va valutato “come integrarlo nel quadro di un calcio che deve essere più stabile e sostenibile”.

Giornalisti, manager: tutti tifosi e testimonial proattivi per Interspac

Poi sono intervenuti una serie di manager che lavorano al progetto Interspac. La maggior parte, accomunati dalla fede interista, hanno offerto una serie spunti su merchandising, effetti della pandemia sulla fruizione digitale del calcio, come del passaggio da membership ad ownership. Al termine la tavola rotonda tra tifosi-testimonial. Sono quasi tutti giornalisti (con ruoli apicali nel sistema dei media italiano) che si sono confrontati sulla loro idea di coinvolgimento del tifoso interista.

Non avevo mai potuto fare niente per l’Inter fino ad oggi come tifoso. Mi piace che questo progetto parta dalla mia squadra che sia l’Inter a tentare questa nuova avventura perché credo che sia nel DNA nerazzurro” – apre Pietro  Senaldi. A cui risponde Enrico Mentana: “Credo che il progetto abbia sia una connotazione benemerita che la tempistica giusta. Nessuno vuole soccorrere l’Inter Campione d’Italia e che gioca bene. Quello che non regge è il modello, lasciatemi dire “odioso” che ha mostrato il suo volto nella vicenda della Superlega con proprietà ricche e disinteressate del blasone della società, con il cuore che non batte per un calcio felice”.

La storia dell’Inter e il valore aggiunto del tifoso

E’ Peter Gomez a ricordare il valore romantico anche delle vittorie, come nell’era di Massimo Moratti. Di come siano moltissimi i tifosi che già sostengono un InterClub come ha fatto lui. Il tifoso è disposto a spendere per la sua quota per la sua appartenenza e quindi anche a trasformarsi in azionista. Interviene poi Gad Lerner: “Possiamo puntare ai 360 mila del Bayern (Monaco n.d.r. vedi sopra) con la giusta pubblicità è un obiettivo alla nostra portata, a maggior ragione in questo momento di crisi post pandemia del calcio che ha bisogno del tifoso“.

Sottolinea la necessità di chiarezza con i tifosi Beppe Severnini indicando tre parole da seguire: “Semplicità nel comunicare cosa deve fare il tifoso per sottoscrivere. Fiducia nel senso di una proprietà credibile e gratificazione che sono i risultati, come la gioia dell’appartenenza”. Marco Tarquinio invita a valorizzare la contagiosità del tifo interista. Quella partecipazione popolare intesa “come iniziativa che allarga e collega la passione sportiva al tessuto sociale e civile. Rigorosamente senza confini etnici e sociali, come è lo spirito dell’Internazionale.

A chiosare sul progetto Interspac lo storico volto dei telecronisti sportivi della Rai, Marco Civoli: “mi piace pensare che questo sia il giorno d’inizio di una marcia che consenta al tifoso interista, guidato da Carlo Cottarelli, di riappropriarsi di quello che è suo”. Poi prima della foto-opportunity una battuta in puro stile interista di Gianfelice Facchetti. Scrittore e figlio dell’indimenticabile Giacinto che ha concluso: “cercheremo anche noi le nostre tre A, perché per dirla con Peppino Prisco della B non sapremmo cosa farci“.

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