Gucci, la storia della Maison nel giorno dell’anniversario della nascita di Maurizio
I cento anni della famosa griffe italiana intrisa del triste omicidio del fondatore
Moda, potere, soldi, sesso, omicidi. C’è tutto e di più nella storia della Maison Gucci. Un romanzo a tinte fashion e noir che ha ispirato niente di meno che la creatività di Ridley Scott. Il famoso regista americano è partito proprio dall’omicidio di Maurizio Gucci, capostipite della griffe, per ricostruire un universo glamour e patinato. Tutto ruota intorno all’ambiguità ed al magnetismo di Patrizia Reggiani, moglie del fondatore, interpretata niente di meno che da Lady Gaga. Proprio nel giorno dell’anniversario della nascita di Maurizio Gucci vogliamo ripercorrere la storia di uno dei brand italiani più famosi al mondo.
Gucci storia: cento anni di creatività e l’amore per l’equitazione
Tutto nasce con Guccio Gucci. Il fondatore nel 1921 sposa Aida Calvelli e fonda a Firenze l’azienda omonima per la produzione di articoli, principalmente pelletteria e accessori per l’equitazione. Nel 1923 il primo marchio della casa di moda riporta solamente il nome del fondatore in caratteri calligrafici, probabilmente derivato dalla sua firma. Guccio lavora fin da giovanissimo al Savoy Hotel di Londra. Qui conosce ed assimila lo stile inglese, i cavalli e l’equitazione. Un mondo fatto di staffe, morsetti, selle, briglie e finimenti, che diventano ben presto l’heritage del marchio Gucci. Nel 1929 il logotipo riporta anche l’iniziale puntata del nome del fondatore.
Il simbolo riporta inizialmente il fattorino con una valigia e una borsa da viaggio. Negli anni Trenta i figli della coppia Ugo, Aldo, Vasco e Rodolfo iniziano a lavorare al fianco del padre. In quel periodo molti dei clienti italiani sono aristocratici con l’hobby dell’ippica e le loro richieste di abbigliamento da equitazione spingono Gucci a sviluppare le sue esclusive icone. Guccio comincia quindi a utilizzare materiali alternativi come la canapa, la iuta e il bambù e crea il prototipo della Bamboo Bag.
Appare l’iconica miniatura del morso da cavallo che caratterizza la storia di Gucci
Questa è costituita da un doppio anello congiunto da una barretta e il nastro a trama verde-rosso-verde che riprende il tradizionale sottopancia delle selle. Nel 1955 al marchio preesistente si sostituisce un cavaliere in armatura, sempre con una valigia e una borsa da viaggio, integrato nello stemma araldico in un gioco di rivisitazioni nel quale traspare il medioevo fiorentino, citazione della presunta discendenza di sellai della nobiltà rinascimentale. Tutto ciò si unisce con la contemporaneità mondana. Nello scudo, al di sopra del cavaliere, sono raffigurati una rosa e un timone a simboleggiare rispettivamente la raffinatezza e l’imprenditorialità della famiglia. In questo periodo c’è l’apertura del primo negozio Gucci negli Stati Uniti, sulla 58° strada a New York e da quel momento c’è l’inizio dell’espansione americana che sancisce il successo internazionale e la fama del marchio Gucci a cento anni dalla sua nascita.
Nel 1960 Aldo Gucci, uno dei tre figli di Guccio, disegna il simbolo con le due G incrociate
Appare un chiaro riferimento alle iniziali del fondatore. Questo segno grafico, non ancora diventato il marchio dell’azienda, viene riproposto in diverse fogge: fuse in un cerchio, contrapposte, invertite e in forma astratta. La griffe rimane nelle mani della famiglia fino agli anni Ottanta quando, a causa di contese tra gli eredi, viene ceduta agli arabi di Investcorp International. In quel periodo intorno alla famiglia Gucci scoppiano una serie di scandali e tradimenti. Come quello tra Maurizio, figlio di Rodolfo e la sua ex-moglie Patrizia Reggiani che non perdona mai al marito di essersi legato a un’altra donna e che per questo organizza il suo omicidio.
Il film diretto da Ridley Scott è tratto dal libro della giornalista americana Sarah Gay Forden: The House of Gucci: a Sensational Story of Murder, Madness, Glamour and Greed. Nel cast, oltre ad Al Pacino e a Jared Leto, ci sono Lady Gaga, come detto nel ruolo di Patrizia Reggiani, ma anche Adam Driver in quello di Maurizio Gucci e Jeremy Irons in quelli di Rodolfo, padre di Maurizio e figlio di Guccio.
Sullo sfondo di scandali e creatività, successi e declini, a traghettare la griffe con la doppia G nel secondo millennio c’è lo stilista texano Tom Ford, direttore creativo del brand dal 1994 al 2004, al quale Alessandro Michele ha reso omaggio con la sua recente collezione Aria. Grazie a Tom Ford e al suo stile unico, minimale e glamour, nel giro di poche stagioni Gucci conquista il mondo. E’ allora che la Maison passa sotto il controllo del gruppo Kering, attuale proprietario del marchio. Il marchio Gucci non smette comunque di farci sognare con oltre cento anni di fascino e di creatività.
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