“Marcello è un magnifico attore. Ma è soprattutto un uomo di una bontà incantevole, di una generosità spaventosa. Troppo leale per l’ambiente in cui vive. Gli manca la corazza, certi pescicagnacci che conosco io sono pronti a mandarselo giù in un boccone.” – a parlare è forse il regista che più di tutti si è servito del suo volto sul grande schermo: Federico Fellini. Un volto che lo stesso regista riminese ha descritto come “terribilmente ordinario“, in netta antitesi con la nozione di divo che molto spesso gli viene affibbiata. Perché, tutto sommato, Marcello Mastroianni non rispondeva ai criteri di divismo. Si dice infatti che fosse pigro per indole e, a chi lo chiamava latin lover, replicava: “Ci sono geometri che hanno avuto più storie di me.” Ciononostante, si è cimentato in oltre 160 film, nel corso della sua monumentale carriera, riscrivendo la storia del grande schermo.
Marcello Mastroianni: divo “per caso”
Nato il 26 settembre 1924, ma registrato all’anagrafe soltanto due giorni dopo, Marcello Vincenzo Domenico Mastroianni iniziò ben presto a muovere i primi passi a Cinecittà, sin dagli anni Trenta. In veste di comparsa, apparve infatti nelle pellicole dei più grandi del cinema, intuendo che fosse quella la sua strada. Dopo essersi diplomato come Perito Edile all’Istituto Galilei di Roma, era in procinto di iscriversi ad Architettura. Tuttavia, fu scelto dal Centro Universitario teatrale, insieme a Giulietta Masina, per prendere parte a uno spettacolo. In seguito, il suo talento gli permise di attirare l’attenzione di Luchino Visconti, che lo introdusse nel mondo del teatro. Al contempo, si avvicinò anche al grande schermo, debuttando al cinema nel 1948 con I miserabili, per la regia di Riccardo Freda. Sono anche gli anni in cui Mastroianni visse una tra le sue celebri storie d’amore: quella con l’allora esordiente Silvana Mangano.
L’incontro con Federico Fellini e la nascita del mito con La dolce vita
Dopo essersi diviso negli anni successivi tra grande schermo e teatro, arrivò l’affermazione definitiva nel 1958. Mario Monicelli lo diresse infatti nella commedia I soliti ignoti, al fianco di Vittorio Gassman, Totò e Claudia Cardinale. L’anno cruciale, tuttavia, fu il 1960: il nuovo decennio sancì difatti l’incontro con colui che lo rese immortale, ovvero Federico Fellini. Nel ruolo di un disincantato Marcello Rubini, un giornalista di cronaca mondana, Mastroianni divenne il volto di quella che, grazie all’omonimo film, prese il nome de La dolce vita. Amato e criticato in egual misura all’epoca, offriva uno spaccato contemporaneo della società dell’epoca, forse troppo scomodo, ma senza dubbio veritiero (ma contaminato di quelle atmosfere oniriche tipiche felliniane). Ritenuto ancora oggi tra i capisaldi del cinema, il film permise a Marcello Mastroianni di entrare con tutti gli onori nella storia della settima arte.
Già in fase di pre-produzione, La dolce vita creò non pochi problemi. Uno di questi riguarda proprio la presenza dell’interprete protagonista. Il produttore aveva difatti imposto a Fellini il nome di Paul Newman per il ruolo principale. Ma il regista riminese non volle sentire ragioni: aveva insistito affinché Marcello Rubini avesse “un volto terribilmente ordinario“. Decise dunque di rompere con De Laurentis, pur di avere Mastroianni come protagonista: una scelta che ben presto si rivelò vincente.
L’intesa tra i due si rivelò difatti proverbiale, tanto da portarli a collaborare in altre, celebri, occasioni: è il caso di 8½, La città delle donne, Ginger e Fred e L’intervista. La dolce vita, inoltre, contribuì a quella erronea – a detta dello stesso interprete – fama da latin lover e divo che di lì in poi lo travolse. Disse infatti Mastroianni, tempo dopo per difendersi: “Io non sono un divo. Non desidero in alcun modo essere considerato un funambolo di talento. Non ho mai fatto niente per piacere agli altri.”
“Marcello come here. Hurry up!“
A contribuire a quell’allure che ha reso il fascino di Marcello Mastroianni irresistibile fu, senza dubbio, la celeberrima scena della Fontana di Trevi ne La dolce vita. Lasciato in solitudine con la star internazionale Sylvia (interpretata da Anita Ekberg), in una Roma notturna e insolitamente silenziosa, Marcello Rubini si lasciò incantare dalla seducente diva, entrando nella Fontana simbolo della Città Eterna, come un marinaio si lascia ammaliare dal canto delle sirene. Girare quella sequenza, tuttavia, non fu affatto semplice. Allestire il set richiese, infatti, ben sette giorni di lavorazione e le riprese avvennero tra febbraio e marzo: un periodo non particolarmente mite. Se per Anita Ekberg il freddo non sembra essere un problema, riuscendo a rimanere con l’abito bagnato per ore, di diverso avviso era Mastroianni.
L’attore indossò, sotto i suoi abiti, una tuta da sommozzatore. Per riscaldarsi, inoltre, pare che si attaccò a una bottiglia di vodka, stando a quanto ha ricordato lo stesso Fellini in un’intervista rilasciata a Maria Novella De Luca per La Repubblica: “Per resistere al bagno fuori stagione si è dovuto bere un’intera bottiglia di vodka. Con il risultato che quando abbiamo cominciato a girare la famosa scena con la Ekberg, Marcello era completamente ubriaco!” Ma, in fin dei conti, il sacrificio sembra essere stato ripagato nella maniera più adeguata. Ancora oggi, infatti, quella scena è riconosciuta come una tra le più celebri della storia del cinema.
Marcello Mastroianni e le “sue” donne
Pur avendo cercato di scrollarsi di dosso l’immagine di latin lover, sia i film, che le sue vicende personali non gli hanno reso le cose facili in questo senso. Oltre ad Anita Ekberg, Marcello Mastroianni entrò alla storia anche per un’altra celebre partner (esclusivamente sul set): Sophia Loren. I due interpreti hanno difatti incantato il pubblico grazie alla loro naturale alchimia. Pellicole del calibro di Ieri, oggi e domani e Matrimonio all’italiana (entrambi diretti da Vittorio De Sica) o Una giornata particolare (Ettore Scola) sono pietre miliari della settima arte.
Al di fuori del connubio artistico (e della forte amicizia) con Sophia Loren, il nome di Marcello Mastroianni è legato a quello di altre dive. Oltre alla storia vissuta con Silvana Mangano, infatti, l’interprete ha avuto altre relazioni celebri. Pur essendo stato sposato una sola volta con l’attrice Flora Carabella, dalla quale ha avuto la figlia Barbara, l’attore ha vissuto anche un’intensa vicenda amorosa con Faye Dunaway. I due si erano conosciuti sul set di Amanti e, per un periodo, vissero anche insieme. La loro relazione tuttavia naufragò a causa del temporeggiamento di Mastroianni, che non volle lasciare la moglie. Sul set de La cagna di Marco Ferreri, Mastroianni conobbe Catherine Deneuve, con cui ebbe una relazione dalla quale è nata la figlia Chiara. Anche in questo caso la relazione naufragò nel 1975. Nel 1976 si legò alla regista Anna Maria Tatò, con cui convisse fino alla morte, sopraggiunta il 19 dicembre 1996.
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