Una preghiera e un’esortazione che tornano costanti nei discorsi di Papa Francesco: lo sguardo verso gli umili; anche nell’Angelus di domenica 3 ottobre, il Pontefice ricorda l’importanza di una vita senza pretese. Gesù redarguisce i suoi discepoli perché vorrebbero allontanare i bambini da lui; ma il figlio di Dio torna al messaggio di alcune domeniche fa e ribadisce quanto i bambini, a cui si dona senza aspettarsi nulla in cambio, siano il simbolo dell’amore vero quello gratuito. Così, ripercorrendo il Vangelo odierno, il Santo Padre sottolinea, come in altre catechesi precedenti, l’essenza e l’importanza dell’umiltà.
Non sono i nostri successi a renderci grandi, ma la nostra capacità di saper agire in maniera disinteressata; questo è il concetto che, durante l’Angelus in Piazza San Pietro, Papa Francesco intende ribadire. Gesù, nel Vangelo della Liturgia di due domeniche fa, compiendo il gesto di abbracciare un bambino si era indentificato con i piccoli; ma in questo senso i “piccoli” non rappresentano solo i bambini, ma coloro che dipendono dagli altri, coloro che hanno bisogno di aiuto, cura, conforto; coloro che “vanno serviti per primi“.
l’Angelus di Papa Francesco: “Chiediamo il dono della piccolezza“
L’attenzione a coloro che vengono spesso definiti ‘gli ultimi’ torna ripetutamente nel messaggio di Pontefice, durante l’Angelus e in ogni preghiera Papa Francesco rivolge la sua attenzione ai poveri, agli ammalati, ai prigionieri, agli immigrati ai carcerati: “lì è Lui, nei piccoli“; e dopo essersi identificato con i più umili, Gesù vuole ribadire come ogni affronto fatto ad un indifeso è fatto a lui. Il Signore oggi, come spiega il Santo Padre, completa il suo insegnamento: “Chi non accoglie il Regno di Dio come un bambino, non entrerà in Esso“.
Nelle parole del Vangelo nasce una nuova esortazione, non bisogna solo “servire” i piccoli, ma riconoscersi come tali. In questo concetto Papa Francesco intende rendere noto ai fedeli l’importanza di vivere una vita umile, senza la rincorsa costante ai successi vani che annientino ed emarginino gli altri; questo non è sinonimo di una vita piatta senza traguardi, ma di un’aspirazione di vita che miri alla pienezza e alla completezza. “Ognuno di noi è un essere bisognoso, ognuno di noi un piccolo“.
Piccoli nelle fragilità
Papa Francesco spiega, ai fedeli riuniti in Piazza San Pietro e ad ogni cittadino del mondo desideroso di ascoltare il suo messaggio, quanto riconoscersi come piccoli non voglia dire umiliarsi, ma piuttosto spogliarsi di ogni pregiudizio, di ogni pretesa per crescere veramente. Non sono i successi a renderci grandi, ma la capacità di affrontare i momenti più bui e fragili. “Nella vita riconoscersi piccoli è un punto di partenza per diventare grandi. Cresciamo non in base ai successi e alle cose che abbiamo, ma soprattutto nei momenti di lotta e di fragilità“.
E nei momenti di maggiore debolezza che possiamo sperimentare il vero senso della vita; così il Pontefice spiega: “Lì nel bisogno maturiamo, lì apriamo il cuore a Dio, agli altri, al senso della vita. Apriamo gli occhi agli altri. Quando ci sentiamo piccoli difronte ad un problema, piccoli difronte ad un croce ad una malattia. Quando proviamo fatica e solitudine non scoraggiamoci; in quel momento -rivela il Santo Padre- sta cadendo la maschera della superficialità e sta emergendo la nostra radicale fragilità“. Una “base comune” che ci rende tutti uguali e tutti in grado di cogliere le fragilità non come ostacoli ma come opportunità di crescita. “Quando siamo fragili, sentiamo Dio più vicino“. Egli si “avvicina con il suo modo che è: vicinanza, compassione e tenerezza. Come un papà con il suo bambino“.
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