Ogni benedetta domenica … tinta d’azzurro, ancora vittorie azzurre che non stancano mai. Questa volta c’era una racchetta, una bici e in fondo anche una moto. Sinner, Colbrelli e Bagnaia. Ancora “azzurro dominante” a Sofia nel tennis, in Belgio nel ciclismo, e dall’altro capo del mondo, Pecco che scala posizioni per agguantare il podio. Servono ancora tutti i punti possibili, in un mondiale piloti, quello della Moto GP in cui a poche gare dalla fine, non è ancora detta l’ultima parola.
E’ arrivato al traguardo coperto di fango, dopo una 258 km (55 dei quali percorsi sul pavé) e aver corso su di un tracciato complesso, come quello della Parigi-Roubaix, affascinante e spesso, come ieri, dalle condizioni proibitive. Ma non per lui, Sonny Colbrelli (che corre per la Bahrain Victorious), non per questa 118esima edizione di una delle classiche del Nord, appunto la distanza tra la capitale francese e la cittadina belga. E sappiamo quanto quest’ultimo paese abbia dato al ciclismo e quanto ci tenga a questo sport.
Oggi però sventola il tricolore, 22 anni dopo l’ultimo italiano capace di imporsi qui, Andrea Tafi nel 1999. Colbrelli si è sbarazzato in volata dei due compagni di fuga e fango, tantissimo, il belga Florian Vermeersch e l’olandese Mathieu Van Der Poel. Quarto un altro azzurro il trentino Gianni Moscon, fermato da una caduta con foratura, mentre era lui il primo a tentare la fuga; lo stop ha permesso ai tre finiti sul podio di agganciarlo e sorpassarlo. “Per me è un sogno, una leggenda, ma ero al limite” – ha raccontato stremato e sommerso dal fango proprio Sonny Corbelli a fine corsa – “Il belga è partito, ma sono riuscito a riprenderlo e a superarlo negli ultimi metri. Nelle zone di pavé cercavo di stare sempre davanti e ci sono riuscito“.
Tutti i tennisti che contano – senza voler aggiungere pressione al ventenne Jannik Sinner che ne ha già tanta – hanno uno o più campi dove di solito si trovano meglio, che ricercano per svariati fattori. Tralasciando le serie infinite dei Fab Four perché è prematuro, ieri Sinner ha iniziato una sua miniserie a Sofia. Ha vinto il torneo Atp in Bulgaria. Ha battuto seccamente due set a zero e senza concedere break – il servizio spesso è il colpo che gli dà più da fare e pensare – il francese Gael Monfils (n.18). Punteggio di 6-3, 6-4 e appunto bis, come l’anno scorso e quarto trofeo nel circuito.
“Sono felice di essere di nuovo il vincitore a Sofia. E’ la partita più bella che ho giocato questa settimana, dovevo farlo – ha raccontato nell’intervista finale – Penso che nei momenti cruciali sono stato un po’ più fortunato di lui. Abbiamo avuto scambi lunghi, è stato un incontro anche fisico“. Freddo come sempre , ma trofeo voleva dire tantissimo per lui ed era concentratissimo. Vuole provare ad arrivare alle Atp Finals di Torino, dove Matteo Berrettini ha già un posto di diritto per classifica (n.7) per race (n.6). Lui è il n.14 del mondo, ma n.10 nella race. I forfait eccellenti potrebbero aiutarlo – Nadal, Federer e chissà Djokovic – ed evidentemente essere il primo della Next Gen non gli basta più: vuole giocare con i grandi. Ci sono 8 posti, ci sarà da combattere con il norvegese Ruud, il polacco Hurkacz e dal possibile ritorno di Auger-Aliassime, il canadese ha ceduto la posizione a Sinner proprio con i risultati della settimana.
Jannik ha portato all’Italia il 64esimo titolo in singolare dell’era Open. E’ sesto in questa particolare classifica che vede gli azzurri più vittoriosi dal 1971 ad oggi, quindi senza considerare il tennista monumento del tennis italiano Nicola Pietrangeli. Queste le posizioni e la superficie su cui sono stati vinti:
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