Da campione a leggenda è un passaggio, una trasformazione che è destinata a pochi; a chi ha l’animo nobile e mantiene l’umiltà nonostante le molte medaglie che trasformano un buon atleta in un vincente nato. Ed oggi, che una delle leggende compie gli anni, è quasi naturale applaudirlo per le vittorie conquistate. Cinquantadue anni fa, in quel di Prato è nato Jury Chechi; ex ginnasta forse meglio dire domatore della specialità degli anelli. Tra le imprese più importanti, ricordiamo la medaglia d’oro vinta alle Olimpiadi di Atlanta 1996, ben 72 anni dopo la vittoria di Francesco Martino, ginnasta italiano scomparso il 10 ottobre del 1965.
La verità è che Jury Chechi non ha età, tant’è vero che sfugge anche al tempo stesso. Lo dimostra la sua storia prima ancora delle medaglie, fatta di sofferenze e sacrifici. Da piccolo, magro e bassino, gli dissero che non era adatto per le attività sportive di livello. Ma non è stato un limite per Chechi, anzi. A distanza di più di mezzo secolo, quel fascio di nervi, ottenuto poco a poco negli anni e che caratterizza il suo fisico, è rimasto ad oggi intatto. Nell’atletica dell’ex ginnasta c’è un filo unico sul quale poggiano, oltre ai muscoli e al talento, una costante dedizione, cuore e cervello.
Jury Chechi la leggenda: nessuno ha mai vinto più di lui
Sospeso nell’aria e tenuto dalle braccia che sfidano la gravità. Improvvisamente sembra tutto leggero guardando Jury Chechi tra i suoi anelli mentre la magnesite in polvere addolcisce l’atmosfera con una velata nuvola bianca intorno all’atleta. Pian piano che quest’ultima sfuma i nervi definiscono la sua stessa pelle e reggono il Signore degli anelli che ha dominato questa specialità negli Anni Novanta.
Sono sette le medaglie ai Mondiali ottenute durante la sua carriera. Tra queste ci sono cinque ori e altre sei quelle agli Europei con ben quattro primi posti. Il titolo più prestigioso è senza ombra di dubbio l’oro alle Olimpiadi di Atlanta nel 1996. Nel 1988 Jury Chechi aveva partecipato alle Olimpiadi di Seul e, sarebbe stato il favorito a Barcellona se nel 1992 un infortunio al tendine di Achille non lo avesse fermato. Ma, ad Atlanta conquista l’oro e sale al gradino del podio più alto davanti a Dan Burinca e Szilveszter Csollany. La medaglia che porta in Italia lo consegna alla leggenda. Tutti ad attenderlo. Anche Papa Giovanni Paolo II si congratula con l’atleta di ritorno da Atlanta.
Juri Chechi: una promessa che lo ha portato al bronzo prima del ritiro
Siamo ad Atene del 2004. Jury Chechi ha 34 anni e dopo un secondo infortunio che lo aveva portato a pensare al ritiro, l’atleta toscano non si arrende e in seguito ad una promessa fatta al padre quell’anno torna tra i sui anelli. Portabandiera della spedizione azzurra; Jury quell’anno guida la squadra nella cerimonia d’apertura delle Olimpiadi di Atene; un’esperienza che lo conferma ai vertici mondiali vincendo la medaglia di bronzo. Ma il 2004 è l’anno del suo ritiro definitivo. Chechi dopo aver vinto tutto, decide di voltare pagina e cimentarsi in altre attività. Tra queste il ruolo di Consigliere comunale a Prato.
“Io e gli anelli siamo legati da un destino indissolubile… come #ShangChi il protagonista del nuovo film” scrive Jury Chechi poche settimane fa nel post del suo profilo Instagram in merito al film della Marvel Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli. Pellicola cinematografica nelle sale dal 1 settembre che racconta la vita di un maestro, un supereroe che, per raggiungere i propri obiettivi deve superare molte sfide; esattamente come è stata la vita atletica della leggenda italiana.
LEGGI ANCHE: Calcio italiano e reputazione. Una ricerca ne svela il “pessimo” stato. Ma non di tutti i club